New York – La creazione di un euro forte rimane ancora incompleta. C’è ancora tanto su cui lavorare, siamo appena alle basi. Le finanze dell’eurozona sono unificate, ma politicamente non si è ancora abbastanza uniti. E inoltre: “L’attuale sistema Ue non puo’ prevenire ne’ gestire i problemi fiscali in modo efficace. Cio’ non significa che sia troppo tardi costruirne uno che possa farlo. Oltre a una migliore cooperazione finanziaria, i paesi dell’eurozona hanno bisogno di approfondire anche il coordinamento politico”. Sono tra i passaggi chiave di un editoriale scritto da Lorenzo Bini Smaghi, l’unico italiano nel board della Banca centrale europea, pubblicato su Foreign Affairs, uno degli organi media americani piu’ autorevoli nel settore della politica estera, edito da The Council on Foreign Relations (CFR) think tank indipendente e nonpartisan di New York.
“Una politica monetaria unica richiede una maggiore unità politica rispetto a quanto studiosi, politici e cittadini credano”, si legge nell’editoriale. “In un’unione monetaria le decisioni politiche prese in ogni paese impattano le economie di altri in maniera diretta e talvolta anche drammatica”. L’esempio è quello della Grecia che, nonostante un bilancio che pesa per il 2% del Pil dell’eurozona, con il suo problema sta influenzando l’intera regione.
Considerando la struttura attuale dell’Europa, la vita politica si concentra all’interno dei singoli stati membri. “Le politiche economiche sono studiate su base individuale, e la maggior parte delle volte seguendo solo gli interessi del singolo paese”, scrive Bini Smaghi. Oltre alla Banca centrale europea, che ha il compito di garantire la stabilità monetaria dell’area, mancherebbe un altro organo con una prospettiva più ampia sull’intera regione.
Come ovviare al problema? Le soluzioni proposte da Bini Smaghi sono 3: abolire in alcune circostanze la condizione dell’unanimità nel voto, rafforzare le regole che hanno lo scopo di vincolare il potere decisionale a livello nazionale, applicare in maniera migliore i vari regolamenti Ue.
Per migliorare il potere decisionale, l’Unione europea dovrebbe modificare le regole del Fondo di stabilità EFSF (European Financial Stability Facility), in modo che basti la maggioranza qualificata per prendere le decisioni e non serva l’unanimità . “Questo potrebbe non accadere nel breve periodo, ma il rischio di una paralisi e di un deterioramento della crisi dovrebbe portare a valutare nuovamente il problema”.
Secondo, rafforzare le regole che vincolano il potere decisionale di ogni singolo paese. E’ un’iniziativa già in fase di attuazione. Qualora un paese violi il patto di crescita e stabilità , le sanzioni devono essere applicate in via automatica. Le regole devono essere modificate per fare in modo che tutti i paesi seguano i patti siglati sulla riduzione del deficit.
La terza componente richiede l’applicazione con più forza dei regolamenti Ue esistenti. Delle tre istituzioni in essere per assicurare che il patto di stabilità e crescita venga rispettato, la Commissione europea sembra essere quella più pronta ad assumere un ruolo centrale, scrive Bini Smaghi.
L’Ue – infine, conclude l’editoriale – potrebbe farsi da garante della revisione dei vari budget, affinche’ vengano applicate le regole dell’Unione Europea. La stessa organizzazione potrebbe inoltre farsi carico di suggerire le varie modifiche di bilancio da attuare ai vari paesi.