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(WSI) – Rutelli ha detto che ci siamo salvati dalla finanza rossa, Prodi ha aggiunto che non ci deve essere finanza né bianca, né rossa, né massona. Detta così, verrebbe voglia di aggiungere una battuta: e si capisce finalmente una buona volta, perché invece si debba spalancare le porte alla finanza spagnola dell’Opus Dei. Ma non è con le battute, che si affronta una realtà più che mai ingarbugliata.
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Chi scrive ha una sua posizione del tutto personale, sul fatto che a vincere nell’estate delle opa smantellate siano stati equilibri banco-industriali malcerti e barcollanti, assai più che un presunto partito della virtù finanziaria. Ma, al contempo, si rende conto che ormai a sostenerlo si passi per visionari o per prezzolati, in una realtà dell’informazione dominata per lo più o dall’allineamento proprio ai poteri finanziari vincenti, oppure dallo scontro all’arma bianca destra contro sinistra che la polemica su Unipol ha finito per alimentare.
Per questo, non ritiene affatto di essere moralmente superiore, nel continuare a pensare che alcune grandi banche come quelle oggi vincenti abbiano poco da insegnare, e che in bocca a chi per due volte ha guidato la maggior conglomerata pubblica una descrizione del mondo in cui non debba esistere banca e finanza “anche” volta a fini pubblici suoni quanto meno – come dire – sorprendente. Se si immagina che le Landesbanken germaniche o le casse agricoli e rurali francesi non costituiscano l’ossatura di riferimento della potenza locale dei socialdemocratici e dei democristiani tedeschi, e dei gollisti francesi, non sappiamo proprio nulla del mondo che ci circonda. Oppure facciamo finta.
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