*Ugo Bertone e’ direttore responsabile di Finanza & Mercati. Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) –
Un ribasso dei tassi? «Ci vorrebbe
un cataclisma» ha risposto
William Poole della Fed di Saint
Louis meno di un mese fa.
Ieri, al contrario, Poole ha votato
per il taglio di mezzo punto.
«Segno che anche i membri del
Fomc stanno a guardare la situazione
a vista», commenta
Alessandro Fugnoli, strategist
di Abaxbank.
Come interpretare la decisione
di Bernanke?
La Fed ha voluto lanciare un
messaggio energico, sparando
le sue cartucce. Non tutte, perché
non si escludono altri interventi,
se necessari. Ma è un segnale
di rilievo.
Un gesto estremo…
No. La Fed dimostra, al contrario,
di essere abbastanza
tranquilla sul fronte dell’inflazione.
Almeno a breve.
Nonostante oro e petrolio?
L’incognita c’è, inutile negarlo.
Ma per ora il prezzo al dettaglio
della benzina, in dollari, è
sotto controllo. E la Fed può dedicarsi
ai problemi più urgenti.
Ma tra questi evidentemente,
non figura il dollaro?
Un dollaro debole, in linea di
massima, non è un male per gli
Usa. Purché non abbia un forte
impatto sui prezzi.
Wall Street ha preso il volo.
Durerà?
Lo spazio per un rimbalzo c’è,
visto che tutti sono sottopesati
sui finanziari. Quanto possa durare
non lo. Dipende. Se i risultati
saranno simili a quelli di
Lehman, il rialzo può essere robusto.
Ma non troppo. Altrimenti,
che senso avrebbe aver tanto
parlato di repricing? Vedremo
se ha ragione chi prevede l’arrivo
della recessione. Oppure se
è destinata a ripetersi la situazione
del ’98.
Cosa prevede?
Il problema dell’immobiliare
mi sembra profondo. Non credo
che ci siano le premesse per
chiudere la manovra nel giro di
pochi mesi. Ma non è da escludere
uno scenario, almeno nel
breve, più simile quello del ’98.
Allora, non dimentichiamolo, la
Borsa si riprese quel che aveva
perduto. Anzi, chiuse con un
guadagno.
Veniamo all’Europa: aumenti
dei tassi addio?
Credo proprio di sì, nonostante
le dichiarazioni allarmate sull’inflazione.
Gli Stati Uniti, almeno
nel breve, non hanno problemi
a convivere con un dollaro
debole. Anzi, potrebbe essere
un vantaggio. Ma l’Europa
ne patisce solo i costi.
Torniamo alle ragioni di una
scelta, all’unanimità, così
energica. Che cosa ha spinto
il Fomc a questa scelta?
Le ragioni sono due. Primo, la
crisi dei mercati finanziari. La
Borsa ha tenuto, ma il sistema
dei crediti è sotto stress. Ancor
più delicato è il problema del
mercato immobiliare. Il prezzo
delle case è strategico, ha ammonito
Alan Greenspan. Un calo
troppo rapido dei prezzi provoca
una caduta dei consumi,
con una grave minaccia di recessione.
Per questo era necessario
frenare la discesa dei prezzi,
riaprendo il canale dei mutui.
Eppure, un mese fa il pericolo
sembrava l’inflazione. O
no?
È probabile che fossero dichiarazioni
sincere. Ma con un’economia
che rallenta a vista d’occhio,
tutto cambia in fretta.
Copyright © Bloomberg – Finanza&Mercati. Riproduzione vietata. All rights reserved