Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – “Ormai è inevitabile: qualcosa dobbiamo fare. Non possiamo lasciare che questa vicenda rimanga sulle prime pagine dei giornali e noi restiamo immobili. Se poi escono altre intercettazioni, che succede?”. Il caso Fazio irrompe nelle stanze del governo. L’esecutivo, sempre tenuto fuori dai corridoi di Palazzo Koch, stavolta è pronto a scendere in campo, a dire la sua sulla querelle Antonveneta. Silvio Berlusconi lo ha spiegato ieri ai partner della Casa delle libertà convocati a Palazzo Chigi per un vertice di maggioranza. Una riunione, appunto, per assumere una “decisione”.
Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER
Un incontro che poi si è trasformato in una sorta di “processo” al Governatore, con tanto di pubblica accusa e di difesa. Con il ministro dell’Economia Siniscalco e il vicepremier Tremonti pronti a usare toni durissimi nei confronti di Via Nazionale. Il leghista Calderoli e il socialista De Michelis decisi invece a blindare Fazio. E con la novità rappresentata da Fini e Follini, non più tanto convinti di tutelare il Governatore: “se non sarà difendibile, non lo potremo difendere”.
La riunione, a tratti tesa, si è concentrata proprio sull’affaire Fiorani. L’idea di convocare un vertice di maggioranza il premier l’ha presa giovedì notte, dopo un colloquio con il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta. Anche lui piuttosto colpito dalle intercettazioni in cui è stato coinvolto l’inquilino di Palazzo Koch e non più tanto irremovibile nel garantire l’alleanza con il Banchiere. Per il Cavaliere, insomma, la Banca d’Italia sta diventando un “problema”. “Avete visto tutti quello che è successo – è stata la sua premessa alla riunione di ieri sera -, avete visto le intercettazioni e tutto il resto? Io credo che sia in gioco l’immagine del paese”. Non solo. Il premier ha riferito che anche gli altri vertici istituzionali, a cominciare dal Quirinale, si stanno interrogando sul da farsi e soprattutto chiedono al governo cosa intenda fare. “E in effetti – ha insistito – dobbiamo metterci mano. Come, però, dobbiamo vederlo insieme. La scelta deve essere condivisa”.
La prudenza a quel punto è stata d’obbligo. Eppure la piega del summit è stata chiarissima: il nodo riguardava semplicemente le dimissioni di Fazio. Del resto, anche Berlusconi sta subendo un pressing. Le elezioni alla porta lo spingono a non tagliare i ponti con il gotha della finanza e a non incrinare il rapporto con uomini come Cesare Geronzi. A Palazzo Chigi, allora, dopo il premier ieri sera ha subito preso la parola Siniscalco. Tono secco e fermo. La sua valutazione ha colpito i presenti. “Avete visto il Financial Times? Ecco io credo che non si possa accettare di andare avanti così”. A suo giudizio, “qualcosa bisognerà fare. Il rischio non è solo che si colpisca l’immagine complessiva del Paese, ma che i mercati ci puniscano. Ci possono considerare inaffidabili. E se questo va a toccare il rating, ad esempio, dei titoli di stato? Che facciamo? Mi rendo conto che una questione delicata, ma si deve intervenire”.
Per una volta il ministro dell’Economia ha trovato la sponda del suo predecessore, ossia di Tremonti. Il vicepremier forzista ha soprattutto sottolineato che l’inchiesta presenta dei rilievi penali difficilmente occultabili. E che comunque confermano che “il problema c’è”. Il ruolo degli avvocati difensori l’hanno assunto prima il segretario del Nuovo Psi, Gianni De Michelis, poi il leghista Roberto Calderoli (“non vorrei che il governo scegliesse di mettersi al fianco di una parte in una guerra che non ha nulla di politico”) e quindi del segretario repubblicano, Francesco Nucara, che anzi ha criticato la convocazione di un vertice di maggioranza per fare le pulci a Bankitalia. Un po’ tutti si sono fatti insospettire dall’uso delle intercettazioni senza nascondere che dietro la vicenda ci sia una partita ancora più ampia.
In passato strenui difensori di Palazzo Koch, ieri sia Fini sia Follini hanno allargato le braccia di fronte alle intercettazioni che hanno coinvolto Fazio. “Se lo si può difendere, bene. Ma se capiamo che non è difendibile, non lo potremo difendere. Non possiamo impiccarci a lui”. Del resto, il ministro degli Esteri già nel pomeriggio, nel corso della direzione del suo partito, era stato piuttosto fermo: “questa volta Fazio ha esagerato”. I leader di An e dell’Udc, in sostanza, non si sentono in grado di proteggere ancora il Governatore.
“Se così stanno le cose – è stata a quel punto la conclusione di Berlusconi – forse è bene che domani Siniscalco faccia una relazione al consiglio dei ministri. Ci dica cosa è successo alla Popolare di Lodi e all’Antonveneta. Ci dica che sta succedendo nelle nostre banche e quali sono tutte le procedure relative ai vertici della Banca d’Italia”. Il punto, infatti, è proprio questo: verificare quali iter intraprendere e se sia ancora possibile guadagnare tempo. La paura, manifestata da tutti i partecipanti al vertice, è che nei prossimi giorni possano uscire altre intercettazioni. Spiazzando la maggioranza e facendo apparire troppo in ritardo l’intervento del governo. Senza considerare, poi, che il pressing su questo versante non è solo politico. Ma anche finanziario.
Copyright © La Repubblica per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved