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Berlusconi ora teme i dossier Wikileaks dagli Stati Uniti

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(WSI) – Ai piani alti del governo l´allarme rosso è già scattato. Così, obbedendo a una precisa richiesta del premier, Franco Frattini si è incaricato di portarlo a conoscenza di tutti. Ormai il gioco è scoperto, tracima dalle conversazioni riservate e finisce persino sul comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, un documento sempre molto felpato che viene diramato dopo il Consiglio dei ministri e porta la firma di Gianni Letta. Persino il prudente sottosegretario, terminale dei servizi di intelligence, stavolta abbandona gli scrupoli e fa scrivere che sarebbero in atto «strategie dirette a colpire l´immagine dell´Italia sulla scena internazionale». Di chi parlano? Chi c´è dietro? Il Cavaliere, durante la riunione del governo, non è sceso nei dettagli, né ha evocato il complotto internazionale.

Ma qualcosa il giorno precedente, parlando ai membri dell´ufficio di presidenza del Pdl, si era lasciato sfuggire. «Siamo in presenza di un disegno… c´è una concentrazione di fatti, dalle immagini dei rifiuti a Napoli alle macerie dell´Aquila, dal gossip a Pompei, che punta a far apparire il nostro governo come inadempiente, incapace di risolvere i problemi e colpevole di tutto». Una «instabilità» che potrebbe ripercuotersi anche sul mercato dove viene contrattato il debito pubblico, «trascinando l´Italia dove già stanno l´Irlanda e il Portogallo». Una sottolineatura arrivata dopo l´offerta spontanea di Sandro Bondi, il ministro sotto attacco per il crollo della Casa dei Gladiatori: «Presidente, se ritieni io sono pronto a farmi da parte prima della mozione di sfiducia». «Ma no Sandro – gli ha risposto il Cavaliere – , tu devi resistere, questi sono attacchi strumentali. Tutti noi dobbiamo resistere».

Resistere, ma contro chi? Chi sarebbero i registi del «disegno» che punterebbe a scalzare il governo? Berlusconi resta sul vago, parla dei «giornali», dei soliti «poteri forti». Ma nel governo tornano ad affacciarsi i sospetti sull´amministrazione americana. Il timore ora è che nelle tonnellate di mail riservate che Wikileaks si appresta a rendere pubbliche ci sia la vera storia dei rapporti fra i nuovi signori di Washington e Palazzo Chigi. I documenti dovrebbe illuminare i giudizi sull´esecutivo di Prodi ma anche quello di Berlusconi, in particolare dopo l´arrivo di Obama alla Casa Bianca. E non a caso ieri nella maggioranza si ricordavano quei report poco lusinghieri trasmessi a Washington dall´ambasciata americana a Roma.

Quelle critiche sulla «diplomazia del gas» di Berlusconi, «non coordinata con le autorità americane». È passato un anno, ma nel frattempo la situazione è andata ancora più avanti. Tanto da ipotizzare persino un ingresso di Gazprom nel capitale Mediaset. Berlusconi troppo legato a Putin, Berlusconi che finisce in mezzo al “Great Game” in corso tra Usa, Ue e Russia per controllare i giacimenti del gas e petrolio dell´Eurasia. Appena dieci giorni fa il quotidiano Kommersant, controllato da Gazprom, ha salutato con enfasi il via libera di Sofia al passaggio del gasdotto South stream sul territorio bulgaro («South stream arriva prima del Nabucco»). E il merito veniva attribuito proprio a Berlusconi che, ospite di Putin a ottobre, aveva promesso di intervenire per «sbrogliare la matassa» con Sofia.

Insomma, per gli stessi russi il Cavaliere sarebbe una sorta di lobbista a livello internazionale, favorendo la joint-venture tra Gazprom ed Eni. Un ruolo che l´avrebbe fatto finire nel mirino degli americani. C´è poi la questione Finmeccanica. Lo stesso premier ha ricordato ieri che l´azienda italiana «ha firmato un contratto di un miliardo con la Russia». E proprio la commessa degli elicotteri alla Casa Bianca, il fiore all´occhiello di Guarguaglini, è stato il primo contratto che Obama ha cancellato non appena messo piede nello studio Ovale.

Nel governo si tende a ridimensionare l´ossessione del complotto. Gianfranco Rotondi parla di «manovre a bordo campo che possono danneggiarci, ma non penso ad ambienti ufficiali». «Escludo che gli americani ce l´abbiano con noi – spiega Ignazio La Russa, reduce dal vertice della Nato – e lo posso dimostrare: a Lisbona Obama ha elogiato Berlusconi davanti a tutti, il solo leader che è stato citato per nome e cognome. Anche con me i rapporti sono ottimi, gli abbiamo appena mandato altri duecento istruttori in Afghanistan». Eppure qualcosa non torna. E il timore è che possa presto venir fuori qualcosa di imbarazzante anche sul caso Ruby. Si parla di un´altra telefonata, che potrebbe uscire prima del voto di fiducia.

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