Berlusconi: “Io resto, Fli mi sfiduci”. Pdl compatto: questo governo oppure si va alle elezioni
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Nessuna intenzione di dare le dimissioni: se Gianfranco Fini vuole mi dovrà sfiduciare in Aula, alla luce del sole e davanti agli italiani. È questa, secondo diverse fonti della maggioranza, la linea decisa dal premier Silvio Berlusconi al telefono da Seul con alcuni dirigenti e ministri del Pdl, dopo l’incontro fra Umberto Bossi e il presidente della Camera. Parole che, spiegano le stesse fonti, confermano come almeno «al momento» il presidente del Consiglio sia rimasto sulle posizioni di qualche giorno fa: ovvero non ci sono alternative all’attuale esecutivo e quindi niente governo-bis.
«Il Pdl è compatto. Berlusconi non deve dimettersi e comunque siamo contrari a un esecutivo che non sia guidato dal Cavaliere», ha affermato Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl. «I Coordinatori, i Capigruppi e la Delegazione del PdL al Governo, in questo momento politico, con posizione compatta e coesa ritengono inaccettabile che la legislatura possa proseguire con un differente premier e un differente Governo». È quanto si legge nella nota diffusa al termine della riunione del Pdl alla Camera. «Chiunque voglia coltivare ipotesi diverse – viene ancora sottolineato – dovrà passare dall’inequivocabile verdetto della sovranità popolare».
Fini intanto aspetta una risposta formale da Berlusconi. E ritirerà la delegazione di Fli al governo se la risposta sarà negativa un attimo dopo il rientro del premierdal G20 di Seul. Dopo l’incontro con il leader della Lega, Fini lo ha spiegato ai vertici di Futuro e libertà nel suo studio: «Bossi voleva capire quanto io fossi fermo sulle dimissioni di Berlusconi», ha detto ai suoi il presidente della Camera, «perché il premier non vuole dimettersì e la Lega non ha nascosto che avrebbero problemi a far entrare l’Udc».
Bossi e Fini stamani hanno parlato per circa un’ora alla ricerca di un percorso per salvare il governo. Secondo il leader della Lega ci sarebbe spazio per una crisi pilotata e per un reincarico a Berlusconi. «Fini mi ha ribadito ciò che ha detto a Perugia, ma lo spazio per una trattativa e non andare a una crisi al buio c’è ancora. Meglio una crisi pilotata che una crisi al buio», ha detto Bossi.
«Io sono fedele a Berlusconi, non sono disponibile a nessuna alternativa se lui non è d’accordo», avrebbe poi detto Bossi a Fini durante l’incontro di questa mattina, impegnandosi a lavorare perché il premier accetti di dimettersi per aprire la strada ad un Berlusconi bis.Ma Berlusconi potrebbe accettare di dimettersi avendo la garanzia del reincarico?, è stato chiesto al leader della Lega. «Altre volte – ha risposto Bossi – è avvenuto così. Il presidente del Consiglio è andato dal presidente della Repubblica per avere il reincarico». E l’eventuale ingresso della Udc. Lapidaria la risposta di Bossi: «L’Udc vada al mare».
«Le cose sono molto più complicate di come le presenta Bossi», ha commentato Fini parlando con i suoi delle dichiarazioni del leader della Lega. «Le posizioni di Fli sono le stesse espresse alla convention di Perugia. Bisogna attendere il ritorno di Berlusconi per sapere se c’è una risposta alle domande che Fini ha posto», ha precisato il capogruppo di Futuro e Libertà, Italo Bocchino. «Se non c’è una risposta, la conseguenza sarà quella annunciata da Fini, cioè il ritiro della nostra delegazione dal governo», ha aggiunto Bocchino.
Berlusconi al G20 ammette: «Sono in difficoltà». Intanto, mentre a Roma Gianni Letta ha spiegato che la sua frase di mercoledì sulle prospettive «molto brevi» del governo era soltanto una battuta, da Seul, dove è in corso il G20, Berlusconi ha ammesso per la prima volta le sue difficoltà. Lo ha fatto parlando in inglese al primo ministro vietnamita Nguyen Tan Dung. Poche, ma chiare parole: «Nel mio Paese in questo momento ho qualche difficoltà».
Bersani: nuovo governo con chi ci sta. «Io lo chiamo governo di transizione perché noi vogliamo una ripartenza non una nuova palude, con tratti evidenti di discontinuità», ha detto Pierluigi Bersani parlando, nel corso di un incontro al Pd, riferendosi all’eventualità di un governo tecnico. Il segretario del Pd ha elencato gli interventi necessari, legge elettorale, occupazione giovanile e riforma fiscale, assolti i quali si dovrebbe andare a votare. «Su queste cose ragiono con chi ci sta perché ognuno deve prendersi la sua responsabilità. Poi ognuno prende la sua strada. Fini ha in testa una destra moderna? Auguri. Io ho in testa un nuovo centrosinistra. Ma la democrazia è di tutti e la transizione possiamo farla anche con chi viene dal centrodestra», ha concluso.
«Mi auguro che le parole di Bossi siano solo un’invenzione e non il risultato di un lavoro in corso fatto solo per mantenere Berlusconi al governo», ha afferma il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «Me lo auguro soprattutto per Fini poiché, dopo aver predicato, in queste settimane, l’incompatibilità del presidente del Consiglio con le funzioni di governo perderebbe la faccia e la dignità. E il parere favorevole di Fini, all’eventuale mantenimento dell’incarico da parte di Berlusconi, dimostrerebbe ciò che ho sempre sospettato e dichiarato: tutto questo can-can solo per ottenere qualche poltrona e ministro in più.Che vergogna!».
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Nel vertice di stamani tra Umberto Bossi e Gianfranco Fini “non si e’ risolto nulla”. Lo ha detto ai giornalisti, al termine della riunione dei luogotenenti finiani con il presidente della Camera, il vicecapogruppo di Fli Giorgio Conte. Gli atri due partecipanti alla riunione con Fini, seguita al vertice ‘blindatissimo’ con Bossi, Italo e Bocchino e Roberto Menia, non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione.
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“MA E’ VERO quello che mi dicono i leghisti? Saresti disponibile ad un Berlusconi bis. Appoggeresti davvero un nuovo governo di Silvio?”. La battaglia sulle dimissioni del ministro Bondi si era appena conclusa. La tensione nei corridoi di Montecitorio era altissima. La maggioranza alle prese con l’ennesimo psicodramma: un altro membro dell’esecutivo a un passo dall’addio. E proprio in quel momento, Gianni Letta, ha deciso di tentare l’ultima mediazione. L’estrema trattativa con Gianfranco Fini. È entrato alla Camera da un ingresso secondario e si è diretto al primo piano, nello studio del presidente. Una mossa concordata poco prima con Silvio Berlusconi in partenza per il G20 di Seul. “Se si tratta di fare una crisi pilotata, solo un passaggio rapido al Quirinale e una compagine governativa rinnovata – queste le condizioni dettata dal Cavaliere al suo braccio destro – allora se ne può parlare”.
Ma la risposta ricevuta dal “plenipotenziario” di Palazzo Chigi non è certo stata delle più confortanti. “Ma di che stai parlando? Questa – lo ha rimbrottato – è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Io non posso fare tutto questo per due ministeri in più”. Fini vuole la “svolta”. Un nuovo equilibrio nella politica italiana. E, infatti, l’unica ipotesi che i finiani prendono in considerazione per ricucire con “questo centrodestra”, è il “passo indietro del Cavaliere”. Un concetto che il leader di Futuro e Libertà ha ripetuto ai suoi fedelissimi: “È chiaro, che se il nuovo governo fosse presieduto da un altro, da Tremonti, da Maroni, da Letta o da Alfano, tutto cambierebbe. Sarebbe un’altra partita”.
Un’opzione, però, inaccettabile per il presidente del consiglio. Non a caso il suo sottosegretario l’ha deliberatamente scartata in anticipo: “È chiaro – ha spiegato a Fini – che il capo del governo sarebbe Silvio. Lui non ha alcuna intenzione di ritirarsi. Su questo nessuna trattativa è possibile”.
Il rapporto tra Letta e l’inquilino di Montecitorio, anche in questa fase di maggior attrito nel centrodestra, è sempre scivolato sui binari della cordialità. E anche stavolta il clima tra i due è rimasto privo di ostilità. Tanto che lo stesso sottosegretario, di fronte alle argomentazioni esposte si è limitato a dire sconsolato: “Me ne rendo conto”.
Subito dopo, Letta ha riferito a Berlusconi l’esito della missione. Facendo cadere il castello di certezze costruito nelle ultime ora dagli ambasciatori lumbard. Che nei contatti informali con Fini avevano invece prospettato alcune soluzioni per solleticare l’ex alleato: tre dicasteri a Fli, il siluramento degli ex colonnelli di An come La Russa e Matteoli, la riforma elettorale e il quoziente familiare per invogliare i centristi dell’Udc. E, se fosse possibile, il coinvolgimento diretto di Fini e Casini nella “squadra”. Non è un caso che stamattina per rendere più concreta l’offerta, il Pdl ha improvvisamente riunito il gruppo del Senato per mettere in campo una nuova legge elettorale. E dal cilindro è uscita la modifica del porcellum con l’introduzione di una soglia minima per accedere al premio di maggioranza o addirittura il ritorno al Mattarellum (il Cavaliere ha già ordinato dei sondaggi per verificare il risultato dell’asse Pdl-Lega se venisse ripristinato il vecchio sistema).
Tutte ipotesi, però, che l’uomo di Montecitorio ha declinato rinviando all’incontro di stamane con Umberto Bossi. E forse quel “vediamo con Bossi”, è stato male interpretato dai big lumbard come Maroni e Calderoli. Tant’è che il summit di oggi viene considerato una sorta di formalità. Basti pensare alla domanda che ancora Letta ha posto ieri al presidente della Camera prima di salutarlo. “E la finanziaria? Su quella cosa fate?”. “Faremo in modo – ha replicato – che venga approvata”. Una formula che non ha affatto tranquillizzato l’emissario berlusconiano.
In effetti, il percorso studiato dallo stato maggiore di Fli – a meno che Berlusconi non faccia davvero un passo indietro – prevede un escalation rapidissima. Se Tremonti porrà la fiducia sulla manovra economica, ad esempio, i finiani non parteciperanno al voto. Approveranno la Finanziaria ma non la fiducia. “Se questo non bastasse a far dimettere Berlusconi – spiegano gli uomini del presidente della Camera – allora dopo il via libera definitivo alla legge di stabilità, saranno i gruppi di Futuro e Libertà a presentare la mozione di sfiducia”. Un destino, insomma, che i finiani considerano ormai segnato. Tanto da aver messo già in programma per sabato mattina le dimissioni della delegazione governativa. La data è stata scelta per aspettare che il presidente del consiglio torni in Italia dopo il G20 coreano.
“Io però – ha fatto sapere Berlusconi – vado avanti comunque. aspetto la sfiducia”. Sebbene il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si aspetti un passaggio sul Colle da parte del premier dopo l’addio dei finiani. E ieri, durante il Consiglio Supremo di difesa, non ha nascosto di voler mantenere una linea di totale equidistanza in vista dell’apertura della crisi: ha evitato con cura di parlare con il capo del governo della situazione politica.
L’ultimo capitolo del rapporto tra Fini e Berlusconi, quindi, verrà scritto solo quando sarà stata votata la sfiducia. Fino a quel momento il Cavaliere vuole tirare avanti e prendere tempo. Per dare corpo ad una nuova campagna acquisti che impedisca la nascita di un esecutivo tecnico. E per far svanire uno degli incubi che da qualche giorno si materializza nei ragionamenti del Cavaliere: “E se Bossi, a crisi aperta, facesse un passo verso chi vuole far nascere un altro governo?”. Perché almeno ad un tavolo, il Senatur vorrà comunque sedersi: quello della riforma elettorale.
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Tutto frana, ormai lo smottamento sembra inarrestabile. Il voto di ieri alla Camera rende bene il clima di sbandamento, di paralisi totale che sta vivendo la maggioranza. Emblematica è stata la scelta dell’esecutivo di ritirare addirittura la propria mozione sul Trattato Italia-Libia. Infuriato con i finiani per aver mandato tre volte sotto il governo insieme all’opposizione, Ignazio La Russa esce dall’aula scuotendo la testa: “Questi vogliono far tornare i gommoni di clandestini nel canale di Sicilia! A questo punto mi chiedo se la Lega possa restare al governo con Fini”. Ecco, la Lega. Bossi e Fini dovrebbero vedersi domani, ma il tentativo di mediazione del Carroccio – ammesso che l’intenzione sia sincera e non solo tattica – sembra già naufragato prima di cominciare.
L’ostacolo non da poco è rappresentato dall’ingresso dell’Udc in maggioranza, la condizione posta da Fini per considerare davvero “nuovo” un eventuale Berlusconi-bis. Bossi infatti su questo non cambia idea. “Il nostro veto contro l’Udc non mi risulta sia stato tolto”, conferma Roberto Calderoli. Per questo il presidente della Camera non si aspetta nulla dalla mediazione del Carroccio. “La maggioranza ormai non c’è più – osserva Fini con i suoi – ma come fa Berlusconi a non prenderne atto e dimettersi?”. L’unica condizione che, al punto in cui si è arrivati, potrebbe far cambiare idea al leader di Futuro e Libertà è quella di un azzeramento totale della situazione. L’ipotesi che i finiani lasciano filtrare è quella di un altro governo, ma senza Berlusconi a guidarlo. Ecco, se Bossi si presentasse all’incontro con questa opzione in tasca, il presidente della Camera cambierebbe atteggiamento e si disporrebbe all’ascolto. Ed è proprio questo l’incubo del Cavaliere, la possibilità che si arrivi ad un altro governo di centrodestra presieduto da qualcun altro.
Condizione ovviamente rifiutata da palazzo Chigi. Tanto che il premier ad Arcore ha dato il proprio assenso alla mediazione di Bossi tenendo fermo proprio questo punto: “Non esiste un altro presidente del Consiglio in questa legislatura”. Berlusconi, nonostante il piglio interventista e i sopralluoghi in Veneto, è a Roma che ha guardato tutto il giorno. Tanto da aver immaginato di disertare il G20 in Corea, mandando Tremonti, pur di restare sul pezzo. Informato della tripletta infilata da Fli, è scoppiato: “Ma vi rendete conto? Questi sono pronti a suicidarsi politicamente, aprendo persino ai clandestini pur di farci fuori. E io dovrei dimettermi?”. E quindi è tornato alla teoria del paracarro, quello di non fare niente in attesa delle mosse del nemico: “Un conto sono le cose dette in un comizio, un altro è votare la sfiducia in Parlamento. Lo facciano se ne hanno il coraggio”. Ma a prevalere è il pessimismo, tanto che nel governo ormai è comune la sensazione che la prossima settimana accadrà l’irreparabile e si aprirà la crisi di governo.
Uno degli appuntamenti “sensibili” il voto sulle dimissioni dell’ex centrista Giuseppe Drago, passato in maggioranza. A favore voteranno anche Fli e Udc contro l’indicazione di Pdl e Lega. “A quel punto – ammette sconsolato un ministro del Pdl – può succedere di tutto. Compreso un altro governo senza Berlusconi”. Del resto anche la riunione dei capigruppo di maggioranza con Tremonti è finita a pesci in faccia. Di fronte alle domande e alle richieste degli esponenti di Fli, alla fine il ministro dell’Economia ha perso la pazienza e si è rivolto a Fabrizio Cicchitto in questi termini: “Basta, questa è l’ultima volta che faccio una riunione del genere con questi incompetenti. Non ci sto a farmi umiliare da questi ragazzini”.
Poco dopo Tremonti è sceso in Transatlantico e ha iniziato una conversazione serrata con Pier Ferdinando Casini e il ministro Raffaele Fitto. Oggetto della discussione il futuro del governo e gli scenari dopo la crisi. Orecchie attente hanno intercettato questa offerta di Casini a Tremonti: “Noi questa cosa la facciamo solo con te. Ma come ci possiamo arrivare?”. Da una parte e dall’altra della barricata fioccano le offerte, le trattative più o meno improvvisate. L’ultima proposta viene dalle “colombe” del Pdl ed è rivolta a Fini e Casini: rimpasto con tre ministeri a testa a Fli e Udc pur di lasciar perdere l’idea della crisi di governo. Offerte che sembrano fuori tempo massimo. “L’unica – osserva pessimista Denis Verdini – sarebbe un incontro diretto tra Fini e Berlusconi, perché la politica qui c’entra poco, lo scontro è personale. Il problema è che Berlusconi non ha nulla da offrire che Fini davvero voglia, a parte la sua testa. Ma quella non è disponibile”.
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Il presidente del Consiglio e’ scettico sull’idea di una crisi pilotata, anche perche’, sarebbe il suo ragionamento, una volta aperta non si sa come va a finire. Da qui la volonta’ di andare avanti. Se vogliono far cadere il governo – e’ sempre il suo parere – lo sfiducino in Parlamento.
L’idea di una crisi pilotata per far entrare nella compagine i centristi di Casini, era stata proposta al premier anche nei mesi scorsi, ed anche in quella occasione, si ricorda in ambienti del Pdl, mantenne il punto tirando dritto. Il leader della Lega Umberto Bossi, nel corso del vertice di ieri ad Arcore con il presidente del Consiglio si e’ offerto di tentare una mediazione con il presidente della Camera Gianfranco Fini con l’obiettivo di trovare un accordo per un Berlusconi Bis, allargando la maggioranza all’Udc e con un rilancio del programma.
La proposta del Senatur e’ stata definita un ”tentativo generoso”. E il Cavaliere ha dato il via libera pur mantenendo tutte le riserve sul buon fine dell’iniziativa. In ambienti parlamentari del Pdl si da’ per certa una intesa nella maggioranza sulla legge di stabilita’. Un’intesa che consentira’ di proseguire almeno fino alla fine dell’anno. Poi, rilevano diversi parlamentari del Popolo della liberta’, ci si trovera’ davanti ad una ‘prateria’ dove potra’ succedere di tutto.
Il Governo è stato battuto nell’Aula della Camera ad un emendamento dei Radicali ad una mozione sulla cooperazione tra Italia e Libia. Fli e Udc hanno votato a favore dell’emendamento, su cui il governo aveva espresso parere contrario. L’emendamento è passato con 274 sì e 261 no.
L’emendamento si riferisce alla mozione di maggioranza sulle iniziative volte alla revisione del trattato di amicizia, partneriato e cooperazione Italia-Libia, e verte in materia di immigrazione. In base al testo approvato, il governo viene impegnato “a sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione Onu sui rifugiati e riaprano l’ufficio dell’Unhcr a Tripoli quale premessa per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia”.
A favore del testo hanno votato, oltre al Pd e all’Idv, l’Udc e Fli, che non ha cambiato idea dopo i ripetuti appelli del sottosegretario Alfredo Mantica e di esponenti del Pdl ad allinearsi con il governo. Dopo il voto, tutti i deputati del Pdl e della Lega si sono alzati in piedi tributando un ironico applauso ai colleghi di Fli, cui hanno urlato “Bravi, bravi”!. Il leghista Gianpaolo Dozzo aveva detto prima del voto che l’atteggiamento assunto da Fli su questo emendamento era “una prova di sganciamento” dei finiani dalla maggioranza.
La maggioranza ha ritirato nell’Aula della Camera la propria mozione sulle iniziative volte alla revisione del trattato di amicizia, partneriato e cooperazione Italia-Libia. Con il voto determinante di Fli, l’Assemblea di Montecitorio ha approvato un emendamento dei Radicali.
ESECUTIVO BATTUTO ALTRE DUE VOLTE – La seconda volta su una mozione sui rapporti tra Italia e Libia dell’Udc. Il parere del Governo era contrario, Fli ha votato a favore. Il testo è passato con 281 si, 269 no e un astenuto.
Governo ancora sotto poi nell’Aula della Camera sulla mozione sui rapporti tra Italia-Libia ritirata dalla maggioranza e fatta propria da Fli. Anche in questo caso determinanti i voti di Fli a fronte del parere contrario del governo. Il testo è passato 281 sì e 270 no.
Come per la mozione dell’Udc, per il governo è stato fatale il voto di Fli con l’opposizione. In entrambi i casi il risultato è stato accolto con esultanza dall’opposizione. E’ stata respinta la mozione dell’Idv, malgrado l’astensione dei finiani. Durante le votazioni dai banchi del Pdl si è gridato contro il capogruppo di Fli Italo Bocchino “Buffone, buffone”. Gli animi si sono riscaldati parecchio quando il finiano Roberto Menia stava per raggiungere ai banchi del Pdl, Maurizio Bianconi che aveva accusato i finiani di incoerenza: è stato bloccato da Denis Verdini. A riportare la calma ha contribuito, con la sua possente mole, il sottosegretario Guido Crosetto, che ha incitato i colleghi del Pdl a stare zitti.
SI’ A MOZIONI UDC-FLI – Sì dell’Aula della Camera alle mozioni dell’Udc ed a quella fatta propria da Fli dopo che il governo l’ aveva ritirata (in seguito all’approvazione di un emendamento dei radicali) sui rapporti tra Italia e Libia. I testi approvati impegnano il governo, tra l’altro, “a proseguire nell’attuazione degli impegni sanciti dal Trattato italo-libico di amicizia, in vista dell’auspicata creazione di un forte ed ampio partenariato bilaterale in tutti i settori di collaborazione; a svolgere un ruolo di stimolo, avvalendosi dell’esperienza maturata nei rapporti con la Libia e dell’eccellente stato delle relazioni bilaterali, sulla tematica del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, anche nell’ambito del negoziato per la conclusione di un accordo quadro tra l’Unione europea e la Libia attualmente in corso; nell’ambito dell’azione di controllo e regolamentazione dei flussi migratori, svolta dal Governo anche a garanzia dei necessari livelli di sicurezza nel nostro Paese, a proseguire nella collaborazione con Tripoli in materia di lotta all’immigrazione clandestina e di contrasto alle attività delle organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani, lungo le linee direttrici delineate in questi ultimi mesi che hanno consentito un radicale ridimensionamento nell’afflusso di clandestini sulle coste italiane”.
In base all’emendamento dei Radicali, passato con il voto determinante di Fli, il governo viene quindi impegnato “a sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione Onu sui rifugiati e riaprano l’ufficio dell’Unhcr a Tripoli quale premessa per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia”.
BERSANI, VOTO CERTIFICA CRISI MAGGIORANZA – “Anche questo voto certifica una situazione che ora va chiarita fino in fondo”. Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha commentato a Montecitorio la sconfitta del governo oggi in aula alla Camera. Bersani ha definito un “inutile traccheggiamento” l’annunciata mediazione di Bossi con Fini e le soluzioni cercate “all’interno del perimetro del centrodestra”.
Bersani ha riferito che la strategia del Pd verrà discussa stasera al Coordinamento per stabilire “iniziative per rendere più trasparente e nitida la situazione. Ci preoccupa che qualcuno voglia ancora traccheggiare. Tutti dovrebbero riflettere con responsabilità”. “Chi cerca delle soluzioni all’interno del perimetro del centrodestra – ha poi aggiunto il segretario pd – non ha capito la situazione.
E’ una situazione politica che il Paese ha messo alle spalle; ne va traguardata un’altra. Il problema è che tra il Paese e l’ex maggioranza si è creata una frattura profonda tanto quanto la spaccatura sociale ed economica che esiste nel Pese. Chi ragiona su soluzioni di questo tipo – ha aggiunto – ragiona sulle increspature”. “SOno cose – ha insistito Bersani – fuori dallo stato dell’arte, e credo che se ne rendano conto”.
Quanto all’ipotesi di una mozione di sfiducia da parte del Pd per sollecitare Fli a rompere, Bersani si è mostrato cauto: “la situazione va messa in chiaro, e noi agiremo sia in Parlamento che fuori. SUllo strumento dobbiamo vedere. Io sento l’esigenza di uscire dai tatticismi, se no il Paese non capisce nulla”. Quanto alla sollecitazione di Napolitano ad approvare la finanziaria, Bersani ha commentato: “il Presidente della Repubblica fa bene il suo mestiere, noi facciamo bene il nostro”. (Ansa)
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BOSSI, TRATTO IO CON FINI. PREMIER NON SI FIDA, NO CRISI
FLI CONFERMA MANI LIBERE, A CAMERA VOTA CON OPPOSIZIONE SU LIBIA
di Marco Dell’Omo (Ansa)
Silvio Berlusconi e’ molto scettico sull’ipotesi di una crisi pilotata ma accetta la proposta ”generosa” di Umberto Bossi di fare un ultimo tentativo, forse fuori tempo massimo, per provare a raddrizzare le sorti del governo. Il senatur prova a giocare il ruolo del mediatore nella partita tra il presidente del consiglio e il presidente della Camera.
”Ho il mandato di Berlusconi a trattare con Fini ma anche quello di Fini a trattare con Berlusconi”, spiega il leader leghista ai giornalisti durante il suo sopralluogo nelle zone alluvionate in Veneto. Ma il premier, dicono i suoi, non si fida piu’ dei finiani: una crisi di governo si sa quando si apre ma non si sa come va a finire. Da qui la volonta’, espressa anche oggi, di andare avanti. E di attendere al varco chi vuol far cadere il governo: mi sfiducino in Parlamento, e’ sempre il suo ragionamento. Ma la situazione nella maggioranza appare particolarmente critica al Cavaliere, tanto che in serata si sono rincorse voci di una sua rinuncia alla partecipazione al G20 di Seul poi smentite recisamente dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti. Bossi, intanto, non vuole lasciare niente di intentato pur di tagliare il traguardo dell’attuazione del federalismo.
Bossi e Fini si vedranno giovedi’, per l’appuntamento decisivo, dal quale, forse, si conoscera’ la sorte che attende il governo. Quando Bossi da’ l’annuncio, nelle sue parole c’e’ un moderato ottimismo sulla praticabilita’ di un onorevole accordo tra i contendenti che potrebbe anche prevedere una crisi pilotata o un rimpasto sostanzioso di governo. Sostiene, infatti, di vedere degli ”spiragli”, a patto che Fini ”non si metta troppo a correre”.
Ma le speranze del Carroccio trovano subito un muro dove infrangersi. Nel pomeriggio, a Montecitorio, la pattuglia dei futuristi decide di votare un emendamento dell’opposizione, firmato dal radicale Mecacci, alla mozione sull’accordo Italia-Libia sui respingimenti degli immigrati e manda sotto la maggioranza. Un brivido corre per l’aula: sembra la prova generale di una crisi annunciata: anche se non c’era in ballo la fiducia, non bisogna essere smaliziati frequentatori del Transatlantico per capire che il voto dei finiani in aula rappresenta un colpo di freno alle mediazioni.
E perche’ il messaggio arrivi forte e chiaro, Bocchino fa l’esegesi del voto di Montecitorio con queste parole: ”Abbiamo detto che abbiamo le mani libere”. Piu’ tardi, altri due siluri mandano ancora sotto il governo, sempre sull’accordo per i respingimenti. L’incidente di Montecitorio fa di nuovo salire la temperatura nella maggioranza: Pdl e Lega vanno all’attacco dei finiani, accusandoli di essere pronti a spianare la strada agli immigrati irregolari pur di raggiungere i suoi obiettivi politici. ” E’ un voto irresponsabile, che rischia di incentivare l’immigrazione clandestina”, accusa il capogruppo Cicchitto.
Fuori dal perimetro del centrodestra, i riflettori sono puntati sui centristi di Pier Ferdinando Casini. Loro, con il loro ingresso nel governo, potrebbero far nascere quel ”Berlusconi bis” che garantirebbe la sopravvivenza politica del premier ridimensionando pero’ l’importanza della Lega. Ma Casini non ha nessuna intenzione di ”salvare” Berlusconi senza l’apertura di una crisi.
Per il leader centrista, che nel pomeriggio si concede una lunga chiacchierata con il ministro dell’Economia Tremonti, l’obiettivo fondamentale e’ quello di far dimettere il governo, e per realizzarlo e’ pronto alla guerriglia parlamentare, emendamento dopo emendamento. Poi, si vedra’: se Berlusconi passasse sotto le forche caudine dell’Udc (alleggerimento sul federalismo, cambiamento della legge elettorale, ridefinizione dell’alleanza del centrodestra), per lui, dicono i centristi, potrebbe esserci ancora un futuro, altrimenti dovra’ rassegnarsi a cedere Palazzo Chigi a qualcun altro.
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Il governo scricchiola, ma non cade. Per conoscere il suo futuro c’è addirittura chi – come fa il ministro Sacconi – suggerisce di «chiederlo alla zingara…». Nel frattempo la maggioranza è stata battuta alla Camera su un emendamento dei Radicali a una mozione sulla emendamento che riguarda i respingimenti degli extracomunitari e gli accordi con la Libia. Fli e Udc hanno votato a favore dell’emendamento, su cui il governo aveva espresso parere contrario. L’emendamento è quindi passato con 274 sì e 261 no.
LA RUSSA – «Che Fli voti con l’opposizione non fa più notizia, ma votando un emendamento come quello che è passato ci si dovrà assumere al responsabilità di rivedere i barconi di disperati sulle coste italiane». Questo il commento del ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa. «Noi insisteremo per la politica dei respingimenti – ha aggiunto – è quello di Fli mi sembra un boomerang per una formazione che dice comunque di essere di centrodestra». Ai giornalisti che hanno chiesto se il voto di Montecitorio possa condizionare le prove di intesa nella maggioranza che Umberto Bossi porterà avanti in queste ore con Fini, La Russa ha risposto: «Non credo che un singolo voto possa cambiare qualcosa da quel punto di vista».
SACCONI – «Non è sulla Libia che cade il governo, ovviamente» ha commentato a caldo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Futuro e Libertà – ha aggiunto Sacconi – conferma la vicinanza ai radicali». A chi gli chiedeva se ormai sia inevitabile una rottura Sacconi ha risposto: «Niente è inevitabile tranne la morte».
GIOVEDI’ INCONTRO BOSSI FINI – È stato fissato per giovedì l’incontro tra Umberto Bossi Gianfranco Fini, dopo lo strappo del Presidente della Camera a Bastia Umbra e l’incontro ad Arcore tra il premier Silvio Berlusconi ed il leader del Carroccio. Lo si apprende da fonti parlamentari della maggioranza.
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Il Veneto si è svegliato sotto una pioggia battente stamani. In arrivo la visita di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, accompagnati dal Presidente del Piemonte, Roberto Cota. Il programma della giornata, in mano al Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a due giorni dal suo pensionamento, è stato rimaneggiato più volte e comprende tre tappe: Monteforte d’Alpone (Verona), la zona di Caldogno (Vicenza) e il padovano.
«Con il mio amico Tremonti garantisco io sui fondi necessari per gli aiuti al Veneto. Il governo darà gli sghei». Lo ha assicurato il leader della Lega Nord Umberto Bossi uscendo dalla Prefettura di Vicenza.
L’aiuto dello Stato alle zone del Veneto alluvionate sarà «sostanzioso e immediato». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, giunto questa mattina a Monteforte D’Alpone (Verona), da dove ha iniziato il sopralluogo alle zone del Veneto colpite dal maltempo di questi giorni.
«Non sono venuto prima qui – ha spiegato il premier Berlusconi, dopo essersi intrattenuto per alcuni minuti con gli amministratori locali della zona – per non disturbare i soccorritori. Ma abbiamo già avviato la pratica con l’Europa, con la Commissione Europea con cui ho parlato più volte e venerdì verrà qui il commissario Tajani per prendere atto di tutto quello che è successo. Stiamo preparando un elenco dettagliato dei danni: voi sapete che l’Unione Europea è in grado di partecipare con una percentuale dei danni che si sono verificati».
Continuano le proteste davanti alla Prefettura di Padova da parte di gruppi di giovani che manifestano contro il Presidente del Consiglio e anche contro il Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. In un momento di forte concitazione, dalla folla è partito il lancio di un fumogeno che ha creato alcuni attimi di confusione. Dai giovani si sono levate grida con la richiesta di dimissioni da parte del premeir.
Il mancato rispetto delle regole è alla radice di molti disastri ambientali. A sostenerlo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante un incontro al Quirinale con i ragazzi vincitori del concorso «Immagini per la terra». Spiega Napolitano, rispondendo a una domanda di uno dei giovani studenti: «Purtroppo agli uomini a volte piace concentrarsi su quello di cui hanno bisogno nell’immediato. E così non rispettano le regole: c’è chi costruisce casa senza pensare se reggerà in caso di alluvione. Dunque ci vogliono le leggi che dicano cosa fare e cosa no. E una volta che sono state fatte bisogna che vengano rispettate. Spero che voi – conclude rivolgendosi ai ragazzi – cresciate con questa convinzione».
Berlusconi: entro domani decisione su fondi. Prima dobbiamo parlare con Tremonti, entro domani sera daremo delle risposte chiare. Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi oggi a Padova, parlando agli amministratori locali. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro Umberto Bossi hanno lasciato poco fa la Prefettura di Padova dopo l’incontro con i sindaci delle zone alluvionate. Secondo quanto si è appreso, il premier, con il responsabile della Protezione Civile Guido Bertoloso e il governatore Luca Zaia, effettuerà in elicottero un sorvolo delle zone del Veneto disastrate dall’esondazione dei fiumi.
Bonelli: dal governo solo elemosina. «Quella di cui parlano Bossi e Berlusconi è solo elemosina. Dopo aver tagliato i fondi alla lotta al dissesto idrogeologica e non aver affrontato una priorità storica del paese, ora Berlusconi e Bossi parlano di aiuto sostanzioso al Veneto senza scendere nei contenuti». È quanto afferma Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi per la Costituente ecologista.
Bonanni: per le imprese tassa straordinaria su rendite. «Alle promesse del Governo devono corrispondere i fatti. Se non vengono stanziate risorse adeguate ed immediate per aiutare il Veneto ad uscire dal fango dell’alluvione, sarà più che motivata la protesta fiscale da parte dei cittadini e dalle imprese». Lo sostengono in una nota congiunta il segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni ed il Segretario Regionale della Cisl Veneta, Franca Porto. «Occorre rimettere in moto le centinaia di aziende disastrate, sostenere le famiglie che hanno subito grandi danni nei beni, finanziare gli enti pubblici per ripristinare servizi ed infrastrutture. Le risorse necessarie a sostenere le aree alluvionate non possono essere distolte ad altre voci della spesa pubblica, ma possono essere recuperate con una specifica tassa straordinaria ad hoc sulle rendite finanziarie, sui grandi patrimoni e sui redditi alti».
Caduta massi in Costiera Amalfitana. Le forti piogge di questi giorni stanno creando disagi anche in Costiera Amalfitana, dove a causa della caduta di alcuni massi, i tecnici dell’Anas sono stati costretti a istituire un senso unico alternato, installando un impianto semaforico al chilometro 26,900 della strada statale 163 «Amalfitana», nel comune di Amalfi.
Prima neve in Ciociaria. Il maltempo non dà tregua al nord Ciociaria e alla Valle Aniene. Nel Frusinate, in alta quota, è arrivata anche la neve. La temperatura si è abbassata e la notte scorsa a Filettino sono caduti i fiocchi dai 1600 metri, fino a Campo Staffi. Appena una spruzzata, ma tanto è bastato per dare ottimismo gli operatori turistici in vista dell’inizio della stagione invernale. Alla neve si aggiunge la pioggia nel resto del comprensorio. Un vero nubifragio si è registrato la notte scorsa tra la Ciociaria e la Valle dell’Aniene.
Esonda fiume Tanagro. A causa delle forti piogge è esondato in più punti il fiume Tanagro, che attraversa il Vallo di Diano. In particolare a Polla due arterie cittadine sono state chiuse al traffico perché invase dal fango e dai detriti.Chiusa al traffico, precauzionalmente, anche la strada provinciale Sala Consilina-Silla di Sassano. Si registrano, inoltre, diversi allagamenti in scantinati e piani terreni di abitazioni. Allagati sono pure la maggior parte dei terreni agricoli compresi tra i territori comunali di Sala Consilina e Teggiano.
Allerta in Versilia, quasi 200 sfollati. Ha continuato a piovere tutta la notte e anche stamani, in provincia di Massa Carrara, la scorsa settimana la più colpita dal maltempo, con tre vittime causate da due frane in collina nel territorio del comune di Massa. Al momento comunque problemi per la pioggia si sono verificati solo a Marina di Massa, dove sono state chiuse per allagamento alcune strade, in zona Partaccia. Complessivamente è salito a 173 il numero degli sfollati totali nel territorio provinciale di Massa Carrara. Intanto per l’allerta maltempo in Versilia (Lucca), a scopo precauzionale a Viareggio la protezione civile ha disposto la chiusura del viale dei Tigli (per eventuali cadute di alberi) e creato una barriera con sabbia in piazza Mazzini.
Roma: metropolitana chiusa due ore. A causa di un allagamento dovuto al maltempo è chiusa per un paio d’ore una delle banchine della stazione Numidio Quadrato della linea A della metropolitana. Poco prima delle dieci è tornato tutto alla normalità.
Napoli: fermi collegamenti con le isole. Praticamente ancora fermi i collegamenti marittimi nel Golfo di Napoli. Questa mattina solo alcuni traghetti sono riusciti a partire ma, con l’incalzare delle cattive condizioni meteo, con mare e vento di libeccio forza 7, i traghetti e gli aliscafi sono tutti rimasti ormeggiati nei porti. Alle navi che sostano nel porto di Napoli, a causa del forte moto ondoso, si è reso necessario rinforzare gli ormeggi per motivi di sicurezza.
Da alcune ore nevica sull’arco alpino del Friuli Venezia Giulia regione colpita in questi giorni da violenti piogge che, soprattutto nell’Isontino, nel Manzanese e nel Basso Friuli, hanno causato allagamenti diffusi. Nevica sotto gli 800 metri: a Tarvisio e a Forni di Sopra lo strato di neve ha già raggiunto i dieci centimetri. L’osservatorio meteo (Osmer) dell’Arpa ha poi lanciato un’allerta per l’arrivo del Libeccio che potrebbe causare, in concomitanza con l’alta marea, allagamenti a Grado e a Trieste. Questa mattina precipitazioni si sono registrate in ampie zone della regione già colpite nei giorni scorsi da abbondanti piogge.
Frana in Liguria causata dal maltempo. Questa mattina all’alba, a Beverino, nel comune della Spezia, il terreno è smottato sull’Aurelia, all’altezza del bivio con Memola. Il traffico è bloccato. Sul posto sono presenti Vigili del fuoco e tecnici della provincia.
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La scena si sposta ad Arcore. Dove, per la prima volta in tanti anni di alleanza, a Berlusconi è venuto a mancare il pilastro della Lega. Una giornata drammatica anche nella scansione dei tempi: prima la riunione a via Bellerio, dove viene stabilità la linea, poi il confronto “franco” con il premier, quindi di nuovo nella sede del Carroccio per fare il punto. Quella di ieri è stata forse una giornata di svolta nella crisi strisciante del governo Berlusconi. E al centro c’è stato Umberto Bossi.
“Silvio, non possiamo permetterci una crisi al buio con il rischio che facciano un altro governo – ha spiegato il leader del Carroccio al premier -, sarebbe la morte del federalismo. Proviamo a fare una crisi “pilotata””. Sentire il principale alleato aderire all’ipotesi lanciata da Gianfranco Fini a Bastia Umbra, in quella che il Cavaliere ha definito “una giornata di follia”, gli ha fatto mancare il terreno sotto i piedi. Berlusconi, raccontano i leghisti, ha provato a resistere: “Non esiste al mondo, non mi posso fidare di quelli là. È una trappola, vogliono solo farmi dimettere per poi fare un nuovo governo contro di noi”. Il confronto tra i due è stato acceso, i toni si sono alzati. Ma Bossi non ha mollato.
“Ci andremo a parlare noi con Fini, dovrà darci garanzie sul percorso. Sarà una crisi lampo, vedrai, e si dovrà dimettere anche lui da presidente della Camera. Azzeriamo tutto. Ne dovrà uscire un nuovo governo espressione di questa maggioranza”. Berlusconi protesta, resiste. “Noi siamo flessibili – chiarisce Paolo Bonaiuti – ma come si fa ad accettare l’ultimatum di uno che ti dice “dimettiti”. È chiaro che non puoi che rispondergli “se non ti piace più questo governo, votami la sfiducia”. Inoltre, per quanti paletti possano essere stati piantati nella riunione di Arcore, resta l’ambiguità di quella frase usata da Bossi, “un nuovo governo espressione di questa maggioranza”. Una condizione che escluderebbe l’Udc di Casini, come invece chiede il presidente della Camera.
E tuttavia, pur recalcitrante, alla fine il Cavaliere accetta l’estremo tentativo di mediazione della Lega. Che verrà esperito in pochissimo tempo, tanto che già domani – dopo numerose telefonate sul filo Montecitorio-Via Bellerio – è previsto un faccia a faccia tra Bossi e Fini. Un incontro nel quale è ormai scontato che verrà affrontato anche l’ultimo tabù, quello di una nuova legge elettorale. “Non dobbiamo fare una legge contro Berlusconi – assicura il finiano moderato Silvano Moffa – ma cercare una formula che garantisca tutti, a partire dalla Lega”. Anche il Pdl sembra rassegnato a far entrare l’addio al Porcellum tra gli argomenti da discutere con Fini. Domani, a palazzo Madama, Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello e Carlo Vizzini si incontreranno per fare il punto sulla legge elettorale, per iniziare a buttare giù qualche idea in vista del confronto.
Tenuti informati dai leghisti sugli sviluppi del vertice di Arcore, i dirigenti di Futuro e libertà hanno un po’ tirato il freno alla crisi di governo. Proprio per non dare l’impressione di voler sabotare il tentativo di mediazione del Carroccio, Ronchi, Urso, Bonfiglio e Menia non si dimetteranno dal governo almeno fino a venerdì. Ma, sulla sostanza, Fini non è disposto a fare passi indietro. La legge elettorale sarà il primo argomento del menù e il presidente della Camera sa bene quanto risulti indigesto per il premier. Il secondo sarà il federalismo “solidale”.
Nel suo scontro con Berlusconi, Fini può contare in queste ore su un saldo rapporto con Pier Ferdinando Casini. Il leader dell’Udc spinge per l’apertura di una crisi di governo, non accetta subordinate. E incita Fini: “Non devi mollare, il momento giusto è questo, Berlusconi non sarà mai così debole come è ora”. Ma il presidente della Camera non ha bisogno di essere convinto. A Bastia Umbra ha bruciato le navi sulla spiaggia, può solo andare avanti. “Questo – ha confidato ai suoi – ormai è un gioco d’azzardo. E, come tutti i giocatori sanno benissimo, non si bluffa con chi ha la possibilità di rilanciare all’infinito”. Con il Cavaliere non si “bluffa”, stavolta Fini si gioca tutta la posta.
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