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BERLUSCONI INDAGATO: «PRESSIONI SU ANNO ZERO»

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(AGGIORNAMENTO) – Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, non è indagato dalla Procura di Trani. Lo si apprende da fonti giudiziarie che parlano di “fantasiosa ricostruzione giornalistica”. Nei confronti di Minzolini era stato ipotizzato una iscrizione nel registro degli indagati per il reato di concussione, lo stesso per il quale potrebbero essere sottoposti ad accertamenti il premier Silvio Berlusconi e il componente dell’Agcom Innocenzi.

E il premier, come spesso gli capita, attacca l’inchiesta: “E’ ridicola e grottesca” e anche il suo ministro della Giustizia Angelino Alfano la considera quantomeno sospetta: “Oggi stesso invierò gli ispettori a Trani per andare a verificare cosa è successo. Ovviamente senza interferire nell’indagine, potere che non mi compete ma solo per capire come possano verificarsi queste gravi patologie” ha spiegato. Immediata la risposta della Procura pugliese: “Siamo qui a disposizione – dice il procuratore Carlo Maria Capristo – State tranquilli, lasciateci lavorare con riservatezza, tranquillità e professionalità. Fermatevi a quello che ci siamo detti ieri: non ci sono comunicazioni per la stampa”.

Una scelta, quella di Alfano, che non piace al Pd. La capogruppo alla commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, la critica duramente: “Ci spiace che con queste sue continue attenzioni alle questioni personali processuali del premier e con questo suo uso privato della politica venga sempre più svuotato il ruolo istituzionale con il rischio concreto di trasformarsi in ministro ad personam”.

L’inchiesta, anticipata l’altro ieri dal “Fatto quotidiano” si basa sulle intercettazioni di telefonate in cui il premier chiede con insistenza a Innocenzi di intervenire come Agcom per bloccare i programmi che gli sono più indigesti. Il premier appare furibondo soprattutto per una puntata (annunciata) di “Annozero” sul processo Mills e invita Innocenzi a darsi da fare. Quest’ultimo si dimostra molto zelante e suggerisce un esposto come unica strada per muovere l’Authority di cui fa parte. Quanto a Minzolini, le telefonate mostrano una disponibilita del “direttorissimo” (così lo chiama il premier) ad aggiustare qualsiasi notizia nel modo migliore per il Cavaliere.

E Berlusconi, questa mattina, parte a testa bassa, in collegamento telefonico con Emilio Fede: “Mi occupo di cose serie, non di cose ridicole e addirittura grottesche. Per quanto concerne la Rai posso dire che ho sempre ritenuto inaccettabile, come lo ritengono inaccettabile tutte le persone di buon senso, che si sottopongano a processi in tv delle persone che sono già sotto processo davanti ai giudici e che si accusano in tv di tutto con ferocia e senza dare loro la possibilità di difendersi. E ho sempre chiesto a destra e a manca che si facessero esposti in tal senso all’autorità apposita per le comunicazioni perchè assumesse gli opportuni provvedimenti”.

Come nasce l’inchiesta. Viene avviata prima sui presunti tassi usurari applicati ai titolari di carta di credito tipo ‘revolving’ di American Express, si apre poi “casualmente” – sostengono gli inquirenti – il filone sul giro di telefonate tra il premier, Silvio Berlusconi, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, e il commissario dell’Authority, Giancarlo Innocenzi. Un filone dunque assolutamente autonomo: sono le persone coinvolte nell’indagine sule carte a contattare giornalisti e lo stesso direttore del Tg1, per evitare che la stampa nazionale si occupasse della vicenda. In proposito, sia Minzolini che Innocenzi vengono sentiti a dicembre come testimoni. Che vengono da quel momento intercettati.

Scoppia un’altra bufera politica dopo la notizia pubblicata da Il Fatto Quotidiano sull’inchiesta di Trani: il premier, Silvio Berlusconi, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, e il commissario dell’Authority, Giancarlo Innocenzi, sarebbero indagati nell’ambito di un procedimento condotto dal pm Michele Ruggiero. L’accusa è quella di concussione. Nel mirino ci sarebbero presunte pressioni del capo del governo per arrivare alla chiusura di Annozero. All’attenzione della magistratura sono finite, scrive Il Fatto, alcune intercettazioni della Guardia di finanza di Bari in cui il premier si lamenterebbe tra gli altri anche di Ballarò e Parla con me. Minzolini (secondo il quotidiano chiamato «direttorissimo» al telefono dal premier), invece, nelle intercettazioni rassicurerebbe Berlusconi su alcuni servizi del Tg1. A queste telefonate i magistrati sarebbero incappati seguendo un’inchiesta del tutto diversa, relativa ad alcune carte di credito della American Express.

IDV – La prima reazione alla notizia arriva da Antonio Di Pietro. «Abbiamo presentato un’interrogazione urgente rivolta al premier per chiedergli con quale diritto si è arrogato il potere di condizionare un organo di controllo come l’Agcom chiedendo la chiusura di Annozero – afferma il leader Idv. – Il responsabile dell’Agcom Innocenzi deve dimettersi ed essere cacciato a calci nel sedere, così come il direttore del Tg1 Minzolini». «Le pressioni di Berlusconi sull’Agcom – aggiunge in una nota il presidente dei deputati Idv, Massimo Donadi – sono la prova che siamo al regime, al fascismo mediatico. Le forze democratiche di questo Paese devono reagire con durezza e determinazione a questo tentativo di piegare l’opinione pubblica con una finta informazione».

PD – «Solo nell’Italia prigioniera dell’invasivo conflitto d’interessi di Berlusconi si può leggere una storia come quella che ha raccontato Il Fatto quotidiano» commenta il presidente del Pd, Rosy Bindi, chiedendo alla Rai di revocare la nomina di Minzolini a direttore del Tg1. «Si conosceva – prosegue – l’insofferenza del premier al pluralismo delle idee e alla libera informazione. Ne abbiamo visti tanti frutti amari, dall’editto bulgaro fino all’ultimo blitz sulla ‘impar condicio’. Stavolta emerge la vergogna di pesanti e plateali condizionamenti condotti in prima persona dal capo del governo, proprietario della più importante azienda privata di comunicazione del Paese, a danno di trasmissioni del servizio pubblico come Annozero. Anche così si delegittimano le istituzioni. È intollerabile servirsi di chi dovrebbe svolgere una funzione terza, di vigilanza sull’equilibrio e la correttezza del sistema delle comunicazioni, per mettere la mordacchia all’informazione più scomoda e più seguita delle reti Rai».

MINZOLINI E INNOCENZI – Intervengono anche alcuni dei diretti interessati: «Non so di cosa si parla, non ho ricevuto nessun avviso di garanzia» commenta Minzolini, che poi chiede: «E quale è il reato?». «Berlusconi? Mi avrà telefonato due o tre volte, non di più – aggiunge – e comunque quanto Casini e gli altri…. Siamo alla follia, credo di essere la persona più cristallina del mondo, quello che penso lo dico in tv» (ascolta l’audio-intervista). Il commissario dell’Autorità per le comunicazioni Giancarlo Innocenzi contesta «in maniera assoluta tutte le illazioni», aggiungendo di aver dato «mandato all’avvocato Marcello Melandri per predisporre denunce e querele necessarie a tutelare la verità dei fatti e la mia onorabilità». Innocenzi sottolinea poi «l’illeicità della pubblicazione» delle intercettazioni che lo riguardano.

IL PDL – Secondo Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, «le frasi pronunciate dal signor Di Pietro contro Augusto Minzolini e Giancarlo Innocenzi sono degne di uno squadrista». «In pochi giorni, parlando di altri (a partire da Berlusconi), Di Pietro ha citato Pinochet, Mussolini, Lucifero, e sempre parlando del Premier, lo ha definito un “assassino della democrazia”. Questa – aggiunge Capezzone in una nota – è semina di odio e di violenza, che dovrebbe fare paura ai veri democratici e ai veri liberali. Ma ancora una volta, la sinistra, muta e obbediente, segue l’Idv».

AGCOM – Il Presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, dichiara in una nota che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni «è indipendente e autonoma» e «non ha mai esercitato censura preventiva». «In tutte le occasioni nelle quali è stata chiamata in causa, a vario titolo, l’Agcom – dichiara Calabrò – ha sempre risposto in modo univoco: “L’Autorità non esercita censure preventive perché contrarie all’art. 21 della Costituzione, rispetta la libertà dei giornalisti, tutela il pluralismo dell’informazione”. L’Autorità parla attraverso i propri atti; e questi atti dimostrano inequivocabilmente la sua indipendenza e autonomia di giudizio. Anche in relazione alle regole da osservare nel periodo elettorale in materia d’informazione e di comunicazione politica l’Autorità non ha mancato di dare nelle sedi competenti il suo istituzionale contributo al chiarimento dei termini della questione».

PROCURA – No comment invece dalla procura di Trani. «Non siate cocciuti, non parlo, buona domenica!» afferma ai cronisti il procuratore della Repubblica, Carlo Maria Capristo, che ha lasciato il suo ufficio. Qualche minuto prima che Capristo lasciasse il suo ufficio, il pm titolare dell’indagine nella quale sarebbero state fatte le intercettazioni, Michele Ruggiero, aveva frettolosamente lasciato la stanza del procuratore – dopo che si era intrattenuto per qualche tempo – e, dribblati i giornalisti, si era chiuso nel suo ufficio.

L’INCHIESTA – Inizialmente l’inchiesta della procura era relativa a finanziamenti per il credito al consumo di una carta di credito del tipo ‘revolving’ chiamata Gold credit card American express. Nello scorso settembre sequestri furono compiuti nella sede romana dell’American express e avvisi di garanzia furono notificati ai due rappresentanti legali della sede italiana della multinazionale. L’indagine fu avviata sulla base della denuncia di un titolare di carta di credito il quale lamentava l’applicazione di tassi usurai. Ebbene, secondo Il Fatto, pm e la polizia giudiziaria avrebbero scoperto – nel corso dell’indagine – che qualcuno millantava conoscenze al Tg1, dicendosi convinto di poter bloccare i servizi giornalistici sulla vicenda. Servizi che però furono regolarmente mandati in onda. Nel frattempo – ricostruisce il quotidiano – i magistrati sarebbero incappati nelle telefonate tra Minzolini, Berlusconi e Innocenzi. Sempre nell’ambito delle indagini sulle carte di credito, il direttore del Tg1 e il membro dell’Agcom furono sentiti nel dicembre scorso come persone informate dei fatti.