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BERLUSCONI: ‘DOPO IL VOTO RESTERO’ IN SELLA’

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(WSI) – Dopo le europee «non ci sarà la crisi di governo», semmai «qualche intervento» in considerazione di «alcune ambizioni personali». D´Alema? Un esponente del «comunismo sovietico». La Francia: «Alcuni politici di Parigi non si sono spiegati perché Bush abbia preferito Roma al grande presidente francese».

Nel suo tour elettorale in Sardegna, Silvio Berlusconi si prende una pausa per fare il punto della situazione su quel che è successo in questi giorni dopo il vertice insieme al presidente Bush. E lo fa entrando nella prefettura di Cagliari e prima di un comizio in Piazza Costituzione. Lancia allora una serie di messaggi agli alleati, al centrosinistra e anche all´Eliseo spiegando la sua assenza in Normandia per le celebrazioni del D-Day. Agli alleati, ripete che dopo il 13 giugno non ci sarà un nuovo governo («e credo che il mio parere finirà per contare») e afferma che Forza Italia ha superato nei sondaggi il 25. L´Ulivo invece viene definito un «cartello elettorale alla debacle» che si «deve vergognare» dopo la manifestazione anti-Usa di Roma.

«Con Bush – inizia Berlusconi – è andato tutto come previsto. Quello che sta succedendo è sotto gli occhi di tutti. Poi ci sono certi signori che devono andare dietro a chi urla “10-100-1000 Nassiriya”. Credo che si debbano vergognare».
Si riferisce al centrosinistra?

«Per l´Ulivo è una vera debacle. Soprattutto per quel che sta succedendo alle Nazioni Unite. Una debacle di cui pagheranno le conseguenze».

In che senso?

«Credo che la gente capisca che un paese come l´Italia, se fosse stato governato dalla sinistra, si sarebbe squalificato agli occhi di tutta la comunità occidentale. Eppoi un conto è dire “no”, ma non a senso unico. In Bosnia tutto va bene perché hanno deciso loro. In Serbia possono decidere e cominciare a bombardare senza nemmeno avere l´autorizzazione dell´Onu. Ora, che si è fatto tutto all´interno della 1511, ci chiedono che ci sia un ruolo delle Nazioni Unite. Poi questo ruolo arriva e loro chiedono la svolta. Arriva la svolta ma ancora sono lì a cercare una posizione che non si capisce se non pensando che non vogliano deludere la sinistra estrema di cui hanno bisogno nel cartello elettorale per avere una qualche probabilità di competere con noi».

Inserisce anche Prodi in questo contesto?
«Su Prodi nessun commento da parte mia. Lasciamo perdere…
L´Ulivo considera un errore proprio l´abbraccio a Bush.

«Nessuno pensa che quando parliamo della vicinanza agli Usa sono in gioco interessi globali, importanti, la necessità di non divaricare la politica europea da quella americana. Ma soprattutto nessuno pensa che è il più grande mercato di esportazioni per i nostri prodotti. Oggi siamo in una fase di simpatia che rende questo mercato sommamente favorevole ai nostri prodotti. Una posizione prioritaria rispetto a prodotti che prima ci battevano come i vini francesi o i prodotti agricoli spagnoli. Insomma, chi governa deve guardare a 360 gradi».

E questo ha suscitato l´ostilità di paesi vicini come appunto la Francia.
«Non trovo che ci sia stata ostilità».
E in Normandia cosa è successo?
«Sappiamo qual è l´atteggiamento di fondo di certi francesi nei confronti del comportamento dell´Italia di allora, durante la seconda guerra mondiale. Io l´ho capito questo atteggiamento quando sono andato a fare la tv in Francia. La radice di questo comportamento è antica, non attribuibile all´attuale Italia e all´attuale presidente del Consiglio».

Cosa intende dire?
«Che quando mi è stato sollevato il problema, li ho tolti subito dall´imbarazzo. Siamo stati da Chirac proprio quando avevo ottenuto dall´amministrazione Usa che Bush, prima di andare a Parigi e in Normandia, si sarebbe fermato addirittura due giorni a Roma. E´ stato un atteggiamento di riguardo e una scelta di privilegio. Tant´è che in Francia si sono lamentati. Certi politici francesi si sono lamentati sulla stampa che Bush abbia privilegiato l´alleato italiano piuttosto che il grande presidente francese».

Tutto questo può influire sulle prossime europee Lei non sembra preoccupato dalla prossima tornata elettorale.

«Abbiamo dei sondaggi che ci portano sopra il 25, meglio delle ultime europee. I sondaggi, infatti, bisogna saperli leggere. C´è una grande quota di indecisi, superiore ai delusi. E tra gli indecisi il 60 è orientato a votare Forza Italia».
Ci sono però anche i delusi.
«I delusi sono quelli che si lasciano influenzare da questa strategia della sinistra, sostenuta dai mezzi di informazione che appoggiano l´opposizione, secondo cui noi non avremmo fatto niente in questi tre anni. Niente di più falso».
Ma se le sue previsioni non si realizzassero, c´è chi ritiene dovute le sue dimissioni.

«In democrazia ci sono le elezioni nazionali e le europee. Il signor Berlusconi ha avuto un mandato da 20 milioni di italiani che hanno indicato con un segno sulla scheda elettorale «Berlusconi presidente». Mi hanno dato la fiducia per 5 anni. E´ una legittimazione democratica indiscutibile. Quando D´Alema fu al governo, si dedicò alla campagna elettorale regionale facendo ben 118 comizi. Questo perché non aveva alcuna legittimazione. Si buttò in campagna elettorale per cercare questa legittimazione che gli mancava. Non la trovò e fu costretto ad andare a casa».

D´Alema, però, sostiene che anche la sua candidatura dimostra l´impegno in campagna elettorale.

«Nella scorsa legislatura, però, l´Ulivo venne meno a tre promesse: il programma, il cambio di maggioranza quando il Prc fu sostituito da un manipolo di deputati eletti nel centrodestra. Infine quando Prodi venne scalzato arbitrariamente con un appartenente alla vecchia corrente più radicata nel comunismo sovietico che era quella di Massimo D´Alema».

Nella Casa delle libertà intanto molti le chiedono almeno un rimpasto.

«Avete visto che ha detto Fini Ha detto che questo governo durerà tutta la legislatura. Maroni, che rappresenta la Lega, ha detto la stessa cosa. Se poi nella squadra di governo ci saranno da fare alcuni interventi – alcuni sono sicuri perché abbiamo lasciato vuoti alcuni posti da sottosegretario – li faremo. Ci sono ad esempio delle ambizioni personali che si capiscono e che fanno parte della fisiologia di un governo. Per questo sicuramente ci siederemo intorno a un tavolo e decideremo come completare la squadra e al limite come rafforzare certe situazioni».

Evitando la crisi di governo?
«Certo. Io sono assolutamente contrario ad una crisi. Intendo, anche per un fattore estetico, mandare avanti un governo per 5 anni di legislatura. Il Berlusconi «numero x» non mi piace».

Nella maggioranza non tutti la pensano così.
«Siccome siamo il partito leader della coalizione e io sono stato autorizzato dagli altri partiti ad essere il leader della coalizione e il presidente del Consiglio, credo che il mio parere finirà per contare. O no».

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