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Berlusconi accusa il colpo dello sfidante Fini, dopo l’accenno alle società offshore

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Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – La falsa campagna moralizzatrice dei “berluscones” contro le società off shore, per colpire Gianfranco Fini, non poteva che provocare una facile risposta del presidente della Camera, dopo la rottura con il cavaliere: “Sia ben chiaro: personalmente non ho né denaro, né barche, né ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse”.

Sottinteso, naturalmente, il nome di Silvio Berlusconi, il re dei fondi neri all’estero. Lo hanno accertato sentenze definitive. Come quella per il corrotto e prescritto avvocato David Mills, il mago delle off shore del premier. O la sentenza del processi All Iberian 2, che ha accertato una colossale evasione fiscale, 1500 miliardi di lire, ma non ha potuto decretare la condanna di Berlusconi. Come? Grazie a una delle sue leggi, quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio, “il fatto non costituisce più reato”.

Fini ha parlato anche di ville e barche. Si riferiva ad almeno sei ville che il suo ex alleato possiede tra Antigua e le Bermuda, intestate a off shore. Berlusconi è proprietario anche di una barca di 48 metri, valore all’incirca 13 milioni di euro. È intestata alla società Morning Glory Yachting limited, neanche a dirlo, con sede alle Bermuda. Il salto verso i fondi neri, il Cavaliere l’ha compiuto a metà anni ’90 servendosi di Mills, soprannominato l’architetto delle offshore.

Le società occulte all’estero hanno permesso a Berlusconi di accantonare centinaia di miliardi di lire, di evadere il fisco, di pagare mazzette, come i 21 miliardi a Bettino Craxi, di eludere la legge Mammì, che all’epoca impediva a un editore di avere più di 3 televisioni. Il cavaliere, invece, era anche l’azionista di maggioranza, segreto, di Telepiù. La sentenza di primo grado del processo Fininvest-Gdf del ’96 ha stabilito che alcuni militari delle fiamme gialle si sono fatti corrompere proprio per non indagare sulle off shore del biscione.

In appello e in Cassazione le prove per condannare il premier non sono state ritenute sufficienti. In secondo grado ha contribuito alla sua salvezza, la falsa testimonianza di Mills del novembre ’97. Sappiamo adesso che per quella, come per un’altra deposizione reticente, al processo All Iberian, gennaio ’98, illegale ha avuto 600 mila dollari. E per queste dichiarazioni taroccate in suo favore, Berlusconi è ancora sotto processo. Sospeso, come gli altri procedimenti, grazie ai vari scudi.

Ai giudici milanesi di All Iberian, Mills ha nascosto tra l’altro anche i reali beneficiari di “Century One” ed “Universal one”, le due off shore nell’isola di Guernsey, intestate a Marina e Piersilvio Berlusconi, per decisione del padre. Un fatto che scopriranno nel 2004 i pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo. Mentre i difensori di Berlusconi fino ad allora avevano ripetuto che erano “società del tutto estranee a Fininvest e Mediaset”.

I falsi in bilancio, conseguenza del vizietto delle off shore, hanno portato a un altro processo: quello per la compravendita dei diritti tv di Mediaset. Ma grazie a un’altra delle leggi ad personam, la ex Cirielli, che ha accorciato la prescrizione, sono state azzerate la frode fiscale per 120 miliardi di lire e l’appropriazione indebita per 276 milioni di dollari, fino al 1999. Restano in piedi quelle fino al 2003.

C’è poi una costola di questa indagine, denominata “Mediatrade-Rti”, in fase di udienza preliminare, bloccata sempre per il legittimo impedimento. Berlusconi è accusato di appropriazione indebita e frode fiscale. Mentre il figlio Piersilvio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri di frode fiscale, fino al settembre 2009.

Secondo la procura di Milano, Mediaset avrebbe nuovamente falsificato i bilanci e gonfiato i costi per l’acquisto di diritti tv da major americane. I soldi, 100 milioni di dollari, sarebbero transitati su banche estere e, in gran parte, confluiti su conti riconducili a Berlusconi e ad alcuni suoi manager. A Silvio Berlusconi, sono contestate operazioni tra il 2002 e il 2005. Anni, come per l’inchiesta madre, in cui era sempre presidente del Consiglio.

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da “La Repubblica”

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – “Chiuso ad Arcore, Silvio Berlusconi ostenta indifferenza rispetto alle “rivelazioni” di Fini che hanno inchiodato al video tutto il mondo politico. I suoi riferiscono che abbia persino preferito guardarsi il suo Milan in tv. Poco credibile. La verità è che, nei pochi contatti telefonici con la prima linea del Pdl, il Cavaliere si è mostrato tranchant sui contenuti della versione di Fini: “Sulla casa non ha chiarito nulla, mi è sembrato incerto e impaurito”.

Quanto all’offerta del leader di Futuro e libertà di resettare tutto e riprendere “il confronto”, il premier si mostra scettico. Perché “di uno così non c’è più da fidarsi”. E soprattutto perché buona parte del suo intervento il presidente della Camera l’ha impiegato per attaccare il premier a testa bassa, senza fargli sconti su nulla. Né sulle società off-shore, né sull’etica pubblica e nemmeno su chi sarebbe il vero mandante di quei “faccendieri professionisti a spasso nel centroamerica” per fabbricare dossier farlocchi contro di lui.

Una serie di accuse che a Berlusconi hanno di nuovo guastato l’umore, facendolo propendere per una guerra senza quartiere al suo avversario. “Non si può lasciare correre su cose inaccettabili – si è sfogato – come queste allusioni sulle società off-shore. Non si può far passare una libera inchiesta giornalistica, basata su fatti accertati e sulla quale io non c’entro nulla, per un’operazione di dossieraggio. Per di più sputtanando il Paese all’estero con la favola dei servizi segreti deviati. Oltretutto in questo caso i fatti, a quanto ammette lo stesso Fini, sono più che verosimili”.

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L’impero off shore di Berlusconi

di Antonella Mascali

Fini ha ragione: grazie ai conti nei paradisi fiscali il premier ha pagato mazzette ed evaso il fisco.

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(WSI) – La falsa campagna moralizzatrice dei “berluscones” contro le società off shore, per colpire Gianfranco Fini, non poteva che provocare una facile risposta del presidente della Camera, dopo la rottura con il cavaliere: “Sia ben chiaro: personalmente non ho né denaro, né barche, né ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse”. Sottinteso, naturalmente, il nome di Silvio Berlusconi, il re dei fondi neri all’estero.

Lo hanno accertato sentenze definitive. Come quella per il corrotto e prescritto avvocato David Mills, il mago delle off shore del premier. O la sentenza del processi All Iberian 2, che ha accertato una colossale evasione fiscale, 1500 miliardi di lire, ma non ha potuto decretare la condanna di Berlusconi. Come? Grazie a una delle sue leggi, quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio, ” il fatto non costituisce più reato”.

Ville, barche e soldi

Fini ha parlato anche di ville e barche. Si riferiva ad almeno sei ville che il suo ex alleato possiede tra Antigua e le Bermuda, intestate a off shore. Berlusconi è proprietario anche di una barca di 48 metri, valore all’incirca 13 milioni di euro. È intestata alla società Morning Glory Yachting Limited, neanche a dirlo, con sede alle Bermuda.

Il salto verso i fondi neri, il Cavaliere l’ha compiuto a metà anni ’90 servendosi di Mills, soprannominato l’architetto delle off shore. Le società occulte all’estero hanno permesso a Berlusconi di accantonare centinaia di miliardi di lire, di evadere il fisco, di pagare mazzette, come i 21 miliardi a Bettino Craxi, di eludere la legge Mammì, che all’epoca impediva a un editore di avere più di 3 televisioni. Il cavaliere, invece, era anche l’azionista di maggioranza, segreto, di Tele più. La sentenza di primo grado del processo Fininvest- Gdf del ’96 ha stabilito che alcuni militari delle fiamme gialle si sono fatti corrompere proprio per non indagare sulle off shore del biscione.

In appello e in Cassazione le prove per condannare il premier non sono state ritenute sufficienti. In secondo grado ha contribuito alla sua salvezza, la falsa testimonianza di Mills del novembre ’97. Sappiamo adesso che per quella, come per un’altra deposizione reticente, al processo All Iberian, gennaio ’98, il legale ha avuto 600 mila dollari. E per queste dichiarazioni taroccate in suo favore, Berlusconi è ancora sotto processo. Sospeso, come gli altri procedimenti, grazie ai vari scudi.

Ai giudici milanesi di All Iberian, Mills ha nascosto tra l’altro anche i reali beneficiari di “Century One” ed “Universal one”, le due off shore nell’isola di Guarnsey, intestate a Marina e Piersilvio Berlusconi, per decisione del padre. Un fatto che scopriranno nel 2004 i pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo. Mentre i difensori di Berlusconi fino ad allora avevano ripetuto che erano ” società del tutto estranee a Fininvest e Mediaset”.

I falsi in bilancio

I falsi in bilancio, conseguenza del vizietto delle off shore, hanno portato a un altro processo: quello per la compravendita dei diritti tv di Mediaset. Ma grazie a un’altra delle leggi ad personam, la ex Cirielli, che ha accorciato la prescrizione, sono state azzerate la frode fiscale per 120 miliardi di lire e l’appropriazione indebita per 276 milioni di dollari, fino al 1999. Restano in piedi quelle fino al 2003. C’è poi una costola di questa indagine, denominata “Mediatrade-Rti”, in fase di udienza preliminare, bloccata sempre per il legittimo impedimento.

Berlusconi è accusato di appropriazione indebita e frode fiscale. Mentre il figlio Piersilvio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri di frode fiscale, fino al settembre 2009. Secondo la procura di Milano, Mediaset avrebbe nuovamente falsificato i bilanci e gonfiato i costi per l’acquisto di diritti tv da major americane. I soldi, 100 milioni di dollari, sarebbero transitati su banche estere e, in gran parte, confluiti su conti riconducili a Berlusconi e ad alcuni suoi manager. A Silvio Berlusconi, sono contestate operazioni tra il 2002 e il 2005. Anni, come per l’inchiesta madre, in cui era sempre presidente del Consiglio.

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