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BERLUSCONI: ABOLIRE I PONTI, NON LE FERIE

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Berlusconi torna a parlare, e cerca di placare la bufera suscitata, anche nella maggioranza, dalle sue dichiarazioni di domenica a Cernobbio. In un’intervista che Italia1 manderà in onda questa sera alle 23.30 il premier dice che la sua idea non è quella di abrogare le festività infrasettimanali quanto di spostarle al venerdì o al lunedì per evitare i ponti. Sulle tasse auspica di poter annunciare “entro qualche settimana la riduzione delle imposte” e puntualizza che l’obiettivo del governo è abbattere tutte le aliquote Irpef.

Partiamo dalle festività, la questione che più ha scatenato polemiche negli ultimi due giorni. “Come al solito – afferma Berlusconi al programma L’Alieno – c’è tanta malizia interpretativa da parte dei nostri avversari. Ho semplicemente fatto notare che a volte ci sono ‘ponti’ per cui, collegando una festività infrasettimanale, posizionata ad esempio il giovedì, nei fatti si salta un giorno di lavoro, con una incidenza sul prodotto interno del Paese”.

“Ma non è un problema italiano – continua il presidente del Consiglio – è un problema europeo. In Europa si sta da tempo discutendo attorno al fatto di collocare opportunamente le festività. Quindi, non si tratta di tagliare nessuna festività. Si tratta, negli anni in cui la collocazione di queste festività all’interno della settimana producesse troppi ponti, di evitarne magari uno collocando la festa infrasettimanale il venerdì, o il lunedì, come già si fa ad esempio in Inghilterra”.

Quanto alla necessità di lavorare di più, altro passaggio del suo discorso di domenica che ha creato più di un malumore, Berlusconi ha voluto precisare: “Gli italiani sono lavoratori. Ma non lavoriamo in troppi. Perché lavorano in quattro italiani su dieci. In Europa lavorano cinque europei su dieci, in America sei americani su dieci”.

Quindi le tasse, o meglio la promessa di ridurre le tasse. Berlusconi insiste nell’annunciarla, anche se stavolta sotto forma di auspicio: “Spero di poter dare in qualche settimana la notizia di una riduzione delle imposte”. L’intento è quello di “mandare avanti gli altri moduli previsti dalla riforma fiscale, con l’abbattimento di tutte le aliquote, in modo tale che la massima aliquota, che oggi è al 45%, arrivi al 33%”. Quindi hanno travisato le sue parole quanti hanno sostenuto che a Cernobbio avesse parlato di un taglio soltanto per i redditi più alti: tutte le aliquote saranno ridimensionate.

“Stiamo vedendo quale sarà l’entità della riduzione possibile – aggiunge Berlusconi – sarebbe veramente un miracolo potere arrivare a questo 33% massimo. Io credo che ce la faremo e in questo caso ovviamente dovremo chiedere agli italiani di spendere i soldi che resteranno nelle loro tasche, per aumentare i consumi, per aumentare gli investimenti, per sostenere davvero l’economia”.

In tema di economia il premier ne ha anche per l’Unione europea: “I governi nazionali hanno pochi
strumenti per rilanciare l’economia e gli interventi necessari dovrebbero essere promossi dall’Ue” ma questa “ancora ha fatto poco”.

Sempre sul fronte economico, il presidente del Consiglio ripete che il ponte sullo stretto di Messina si farà: “Nel 2011 il ponte si aprirà. Il progetto è stato ultimato e consegnato alle autorità competenti con tre mesi di anticipo”. Proprio oggi la Ue ha deciso che anche il Ponte sullo Stretto potrà avvalersi dell’aumento al 20% dei contributi comunitari e dei finanziamenti a tasso agevolato al 75%. A prevederlo è la risoluzione legislativa del Parlamento europeo relativa alle 30 opere previste dal ‘master plan’ europeo, nel quale è incluso appunto anche il Ponte sullo Stretto.

Quindi il terreno più specificatamente politico. Il premier replica a chi lo accusa di aver occupato le tv: “Non è vero. Anzi è vero il contrario e cioè che tra i leader, io sono stato quello che ha calcato meno la scena di fronte alla televisione. Lo faccio ora perché sono convinto che sia importante che i cittadini sappiano che cosa ha fatto il governo, che cosa sta facendo e soprattutto che cosa ha in animo di fare”.

Infine i rapporti con il centrosinistra: “L’opposizione con cui abbiamo a che fare aspetta soltanto che il governo dica sì per dire no, che dica bianco per dire nero, disinteressandosi completamente dell’interesse vero del Paese”. E quando gli viene chiesto se sia possibile il dialogo almeno sulle grandi opere: “Io ho perso la speranza perché vedo che su qualunque argomento, anche quando c’è di mezzo l’immagine dell’Italia sulla scena internazionale, si comporta solo in termini di interesse politico proprio. Che poi così, andando a guardare, io non credo che possa conquistare dei voti”.