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Beppe Grillo indagato: rischia 5 anni

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TORINO – La Procura di Torino ha chiesto di condannare a nove mesi di reclusione Beppe Grillo al termine di un processo legato a una delle dimostrazioni dei No Tav in Valle di Susa. Si tratta della costruzione abusiva di una baita, nel dicembre 2010, diventata simbolo del movimento.

Beppe Grillo era salito in Valle di Susa il 5 dicembre 2010 durante una manifestazione dei No Tav. Davanti alla baita ancora in costruzione improvvisò un breve comizio e si fece accompagnare all’interno del locale. In precedenza il comandante dei carabinieri della compagnia di Susa lo aveva informato che se avesse varcato la soglia della casetta avrebbe commesso un reato. Dopo qualche minuto Grillo uscì e, davanti alle telecamere, mimò di avere i polsi ammanettati. Il processo vede imputate 21 persone di violazione di sigilli. Sono state chieste quattro assoluzioni e, per il resto, condanne fra i 18 e i 6 mesi di reclusione.

Non solo nove mesi di reclusione: per Beppe Grillo (“Giuseppe Grillo”, come hanno continuato a chiamarlo i magistrati durante la requisitoria) i pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, della procura di Torino, hanno chiesto anche la condanna a pagare 200 euro di multa. Il reato è la violazione di sigilli per un episodio legato alla costruzione di una baita-presidio dei No Tav in Valle di Susa. I due pm, nella proposta di conteggio della pena, hanno applicato la recidiva in riferimento a una precedente condanna per diffamazione.

“Su Beppe Grillo, per la lettera aperta ai capi delle forze di polizia, sono arrivati numerosi atti da diverse procure dove risulta già indagato”. Lo ha detto il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce in merito alla notizia dell’inchiesta sul leader del Movimento 5 Stelle per istigazione ai militari a disobbedire alle leggi. (ANSA)
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ROMA (WSI) – Siamo alle comiche. “Istigazione di militari a disobbedire alle leggi”: questo il reato ipotizzato dalla Procura di Genova nel fascicolo aperto nei confronti di Beppe Grillo. Il confondatore del MoVimento 5 Stelle rischia cinque anni.

Al centro dell’inchiesta una lettera aperta scritta da Grillo dopo che alcuni poliziotti si erano tolti il casco davanti ai manifestanti dei Forconi: il 10 dicembre Grillo aveva scritto ai vertici di forze dell’ordine ed esercito: “Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo”.

Il reato contestato prevede pene fino a 5 anni.

Intanto la direzione PD arriva al confronto finale. Il segretario del partito lancia il guanto di sfida al premier Letta e alla minoranza Dem. Otto mesi di tempo al governo di larghe intese con il centro destra, poi esecutivo Renzi.

‘esposto contro il leader del M5S era stato presentato dal deputato del Pd Fausto Raciti.

“Beppe Grillo – scrive Raciti sul suo profilo Facebook – è indagato in seguito ad una mia denuncia di istigazione delle forze armate alla disobbedienza. L’onestà andrà di moda, diceva Grillo, all’indomani delle elezioni. Ma, sempre per stare agli slogan, uno vale uno e le leggi valgono anche per lui”.

“Iniziano a chiedermi se il M5S uscirà indebolito o rafforzato da questa vicenda; parliamoci chiaro: la debolezza o la forza del M5S dipendono … dalla capacità del governo e del Pd di affrontare e risolvere i problemi enormi scatenati dalla crisi, non c’è denuncia che tenga. Ma un conto è rappresentare legittime istanze politiche, anche forti, un altro è invitare le forze armate a fare un colpo di stato. Visto il numero di voti preso dal suo movimento e la fiducia che tanti ripongono in lui, Grillo deve imparare a misurare le parole e gli atti, cioè le regole della democrazia”, conclude Raciti.