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BENVENUTI A EUROLANDIA, POSTO SCOMODO E NOIOSO

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da Affari & Finanza

Milano. Sabato mattina, da bordo delle loro barche miliardarie, i vari big boss del “made in Italy” si sono scambiati saluti un po’ più allegri del solito. Motivo: la debolezza dell’euro e la ritrovata forza del dollaro. Evento che rende di nuovo più redditizie le esportazioni dei nostri manufatti verso l’area del biglietto verde. E’ probabile, anzi: è sicuro, che anche più di un governante europeo avrà tirato un sospiro di sollievo: l’indebolimento dell’euro avrà certamente l’effetto di risollevare l’agonizzante congiuntura europea (avviata, secondo le più recenti stime dell’Ubs, verso una crescita 2003 pari a appena lo 0,5 per cento e una crescita 2004 pari all’1,4 per cento, con addirittura una crescita della disoccupazione al 9,1 per cento nel 2004). E quindi questo avrà l’effetto di rendere meno difficile la vita sul Vecchio Continente. Insomma, una bella boccata d’ossigeno.
Ma, forse, sarebbe meglio essere un po’ più prudenti e trattenersi dal pensare che l’indebolimento dell’euro abbia risolto i problemi europei. E questo per una serie di ragioni.

1- Oggi il dollaro va su rispetto all’euro perché i mercati hanno visto che in America l’economia sta crescendo mentre in Europa la stagnazione continua. Il miglioramento della congiuntura americana, però, non è figlio del caso o degli dei. E’ figlio del fatto che a questa stessa economia negli ultimi mesi sono state propinate tutte le droghe conosciute: bassi tassi di interesse, sconti fiscali, disavanzo commerciale, disavanzo pubblico, ecc. La reazione a questa imponente iniezione di additivi si è fatta attendere un po’, ma finalmente sembra essere arrivata. E la ripresa del dollaro sta lì a documentare questo miglioramento dell’economia. Adesso, però, gli economisti si stanno interrogando. Si tratta di un miglioramento temporaneo, destinato a durare finché le droghe faranno effetto, oppure cesserà con il cessare delle iniezioni? La domanda, per la verità, è ancora senza risposta e si ha l’impressione che solo il tempo potrà darla.
In conclusione, la situazione potrebbe ancora invertirsi e quindi si potrebbe ancora vedere il dollaro che perde terreno, ricreando lo scenario che abbiamo abbandonato da pochi giorni: dollaro debole e euro forte. In questo caso, i brindisi fatti in questo week-end in onore dell’indebolimento dell’euro dovrebbero essere ritirati.

2- Ma nella partita c’è anche un terzo incomodo, e cioè i capitali vaganti. Nei mesi scorsi queste montagne di soldi (arabi, cinesi e giapponesi) si erano spostati dal dollaro all’euro, indebolendo il dollaro e rafforzando l’euro. Poi, negli ultimi giorni, di fronte alle buone notizie provenienti dall’America, altro spostamento: i capitali vaganti hanno ripreso la strada di Wall Street. Ma si dice che le autorità americane non siano affatto contente: preferirebbero il dollaro debole ancora per un po’, perché questo favorisce il consolidamento della loro ripresa economica. E si dice che stiano studiando (e lavorando) per vedere di riportare il dollaro ancora un po’ giù. Secondo la valutazione di alcuni analisti, insomma, è ancora un po’ troppo presto, per l’America, per ritrovarsi con un dollaro forte. Meglio stare deboli ancora per qualche mese e esportare di più e meglio. Al di là delle manovre, vere o presunte, dell’amministrazione americana rimane il fatto che oggi il rapporto dollaro/euro risente anche di quello che decideranno i possessori dei capitali vaganti, soggetti notoriamente instabili, nervosi, ossessionati dall’obiettivo di conseguire comunque il maggior rendimento possibile. Qualcuno, insomma, potrebbe anche combinare un bel patatrac o gettare il mondo delle valute in una lunga stagione di instabilità.

3- Ma anche se non fosse così, la situazione sarebbe complicata ugualmente. Infatti la ripresa americana, grazie al dollaro debole, ha fatto dell’Europa una specie di cimitero, mandandola in super-recessione. E questo sta complicando la vita a tutti perché avere un’area di oltre 300 milioni di persone in recessione non fa proprio bene a nessuno, nemmeno agli americani. Ma, se i rapporti fra dollaro e euro si invertono stabilmente, il primo soggetto che rischia di risentirne è proprio la ripresa americana, che ne verrebbe rallentata, se non uccisa. A quel punto ci ritroveremmo con la “locomotiva” europea ancora ferma e quella americana intrappolata dentro una falsa partenza.

4- Infine, c’è un’ultima ragione per cui gli europei hanno poco da festeggiare di fronte all’indebolimento dell’euro. La minor forza di quest’ultimo verso il dollaro (ammesso che diventi stabile) potrà portare un certo sollievo all’economia europea. Forse, potrà farla crescere dello 0,5 per cento in più. Il che significa avere una crescita, nel 2004, dell’1,9 per cento invece che dell’1,4 per cento. Pochissima cosa. E che probabilmente dovrà essere pagata con un po’ più di inflazione, che nel 2004 potrebbe rimanere sopra il 2 per cento. Cosa questa che creerebbe una serie dei problemi “interni” non piccoli.
In conclusione, il rafforzamento del dollaro (ammesso che duri) è certamente un bene per l’economia europea, ma è un bene piccolo. E l’Europa dei prossimi anni continuerà a essere un’area a bassissima crescita. Più o meno intorno al 2 per cento all’anno. E questo rischia di fare dell’Europa non una delle grandi potenze del mondo, ma una delle potenze marginali. Un posto scomodo e noioso.

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