Società

Bce taglia i tassi allo 0,75%, minimo storico

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

New York – Mario Draghi, numero uno della Bce, spiega la decisione di tagliare i tassi di interesse dell’Eurozona allo 0,75% dall’1% dove si trovavano dall’inizio dell’anno, nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio. Il tasso sui depositi è stato portato allo zero dallo 0,25%, mentre quello marginale e’ stato ridotto all’1,5% (-25 punti base).

“Le aspettative sull’economia sono inalterate, con una inflazione al 2%”, inizia con il dire il banchiere fiorentino, aggiungendo che “sull’outlook economico permane una grande incertezza” e che “la crescita dell’economia Ue è rallentata”: di fatto, “permangono i rischi per la recessione” nell’area. I rischi sulla crescita sono rappresentati “dalla finanza, dall’energia e dalle commodities”; l’economia dell’Ue appare “troppo frammentata e instabile” e ora assistiamo a “un indebolimento della crescita in tutta l’area euro, compresi i paesi che prima continuavano a crescere”. In ogni caso le “attese sulle pressioni dei prezzi al consumo rimangono moderate”. “L’inflazione dovrebbe calare ancora nel 2012 e tornare al di sotto del 2 per cento nel 2013”.

Draghi afferma anche le misure straordinarie messe in atto dalla Bce “non possono che essere temporanee” e che bisogna ancora valutare gli effetti delle operazioni di LTRO -maxi iniezioni di liquidità che sono avvenute in due occasioni e che si sono tradotte in erogazioni di finanziamenti alle banche per un periodo di tre anni e a un tasso fisso -; queste operazioni, insieme ai provvedimenti sui tassi, vengono definite come “misure di stimolo all’economia”. In particolare, il taglio dei tassi odierno è avvenuto proprio “per facilitare gli effetti LTRO per il credito all’economia”. Insomma, gli interventi sui ” tassi e le operazioni LTRO”, insieme, sono manovre che dovrebbero produrre “stabilità”. Finora “gli effetti dei prestiti LTRO si sono già visti sui prezzi, ma devono penetrare di più”. E comunque, il contrasto al credit crunch deve avvernire con misure sistemiche, non solo attraverso l’LTRO”.

Sui conti pubblici dell’Eurozona, “le riforme fiscali e di bilancio vanno ulteriormente implementate”. Commentando l’esito del Consiglio europeo, Draghi appoggia “l’utilizzo fondi strutturali per aumentare la fiducia e la stabilità” e che l’utilizzo di “ESM e EFSF sia efficiente sia per gli Stati che per le banche” e in definitiva il direttore accoglie positivamente la proposta dello scudo anti-spread.

Negli ultimi giorni sui mercati si erano rafforzate le speranze di un taglio dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea, che in generale sembra avere sempre piu’ la strada spianata su nuove misure espansive.

Anche perche’ nel frattempo l’inflazione risulta stabile e non manda segnali di possibili rischi rialzisti, mentre la dinamica del credito bancario verso il settore privato continua ad indebolirsi, tanto da registrare un valore negativo nel confronto annuo a maggio. Questo nonostante gli oltre 1.000 miliardi di euro di rifinanziamenti agevolati a lungo termine, prestiti a 3 anni, iniettati a cavallo d’anno dalla stessa Bce nelle banche.

L’euro ha esteso le perdite in seguito alla decisione della Banca Centrale Europea, scivolando sotto $1,24 nei confronti dollaro (oltre -1%). Prosegue il selloff sui titoli di stato di Spagna e Italia.

Da inizio anno il costo del denaro nell’Unione valutaria era bloccato all’1%, un valore che gia’ di per se’ rappresentava il minimo storico, ma che continuava a garantire ancora un margine di riduzione.

C’e’ gia’ chi specula sul fatto che il banchiere fiorentino si spingera’ dove Ben Bernanke, numero uno della Federal Reserve, non ha mai osato, aprendo la strada a una nuova era di tassi di interesse a zero. Portare il tasso sui depositi allo zero o anche piu’ sotto vuol dire che le banche devono pagare un tasso per il “privilegio” di detenere soldi.

Se da un lato la riduzione dei tassi bancari sui depositi puo’ alimentare la fiducia, stimolando le attivita’ di prestito e aumentando la crescita, dall’altro rischia di ridurre a zero – e persino sotto tale soglia – il tasso dei depositi overnight nelle banche. Che un tempo era considerato un ostacolo da non superare mai per le autorita’ di politica monetaria, perche’ rischia di indebolire quegli stessi mercati monetari che cercando di ravvivare. Ora non e’ piu’ un tabu’.