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– L’economia mondiale sta attraversando «una fase di profonda recessione», avverte la Banca centrale europea, che tuttavia nel suo ultimo bollettino mensile inserisce anche alcune note meno negative sulla situazione della congiuntura. «Anche se finora non sono emersi molti segnali chiari di una
svolta dell’economia mondiale – si legge nel capitolo dedicato al contesto economico mondiale – di recente la velocità di rallentamento sembra essersi complessivamente moderata». «Le prospettive per l’economia mondiale sono caratterizzate da livelli molto elevati di incertezza – prosegue l’Eurotower – ma i rischi appaiono ora complessivamente più equilibrati». In questo quadro «è probabile che nel corso del 2009 la domanda continui ad essere debole sia a livello mondiale sia nell’area dell’euro, per poi registrare una graduale ripresa nel 2010».
Inflazione stabile sotto il 2 per cento. La scorsa settimana l’istituzione di Francoforte ha deciso un ulteriore taglio dei tassi di interesse, per 0,25 punti con cui il principale riferimento sul costo del danaro è stato abbassato all’1,25 per cento. Si tratta del nuovo minimo nei 10 anni di storia della Bce. Un taglio dei tassi che,oltre a tenere conto della debolezza economica, giunge mentre non si rilevano segnali di criticità dal fronte dell’inflazione. Anzi, l’andamento dei prezzi al consumo
appare destinato a moderarsi ulteriormente nei mesi a venire, tanto che il Consiglio direttivo della Bce prevede che potrebbe «raggiungere livelli temporaneamente negativi alla metà dell’anno. In seguito – si legge – riprenderebbe ad aumentare».
Su orizzonti temporali più lunghi, quelli rilevanti per la politica monetaria, la Bce prevede che l’inflazione permanga a un livello inferiore al 2 per cento, sostanzialmente in linea con i suoi obiettivi, e rileva che anche gli indicatori sulle attese generali di inflazione nell’Unione monetaria sono in linea con gli obiettivi.
Responsabilità nella spesa pubblica e «credibili» misure anti-crisi. La Bce continua a richiamare i governi alle loro responsabilità nell’assicurare la solidità delle finanze pubbliche, mentre i deficit di bilancio risultano sotto pressione a causa della crisi, tra rallentamento delle entrate fiscali e surplus di spesa per i piani di sostegno a economia e finanza: «Molti paesi dovranno precisare ulteriori misure di risanamento credibili per il 2010 e gli anni a seguire». Secondo la Bce un «impegno credibile» a mantenere i conti in ordine sul lungo termine «è essenziale per mantenere viva la fiducia del pubblico, importante sia per la ripresa economica – recita il bollettino – sia a beneficio della crescita di lungo periodo».
«Alcune delle misure adottate di recente dai Governi per fare fronte al rallentamento economico – continua – rischiano di non portare a un miglioramento della qualità dei conti pubblici, in particolare perché potrebbero essere difficili da annullare, contribuendo così a creare distorsioni economiche che potrebbero inibire la crescita a lungo termine».
Flusso dei prestiti «molto contenuto». Il flusso di prestiti verso famiglie e imprese resta «molto contenuto» nell’Eurozona. Per quanto riguarda invece le società non finanziarie, il dato lievemente negativo di febbraio rispecchia un calo dei prestiti a breve scadenza, mentre per le scadenze più lunghe il flusso rimane positivo. La contrazione dei prestiti a breve termine, spiega l’Eurotower, potrebbe indicare una flessione della domanda di credito connessa all’indebolimento dell’attività economica. Dal punto di vista dell’offerta, è possibile che le tendenze dei mesi scorsi riflettano in parte gli sforzi delle banche per ridurre le posizioni a elevata leva finanziaria assunte negli ultimi anni.
Forte rischio di credito sul mercato dei titoli di Stato. Le turbolenze sui mercati finanziari hanno portato ad un aumento del rischio di credito nel mercato dei titoli di Stato, anche se gli stessi titoli hanno beneficiato della riallocazione dei portafogli verso attività ritenute più sicure. Con l’acuirsi delle turbolenze nell’autunno del 2008 – sottolinea la Bce – c’è stato un incremento della dispersione dei rendimenti tra paesi, riconducibile alle condizioni di liquidità divenute più difficili e alla maggiore incertezza e alle variazioni nell’apprezzamento del rischio e dei premi per il rischio.
In Italia cala la spesa pubblica, ma non per sanità, protezione sociale e affari economici. In Italia dal 1998 al 2006 l’ammontare della spesa pubblica rispetto al valore totale dell’economia ha segnato una riduzione, dal 49,2 al 48,9 per cento, rimanendo tuttavia a un livello superiore alla media dell’area dell’euro, dove è passata dal 48,6 al 46,7 per cento. L’incidenza della spesa pubblica è aumentata però su tre voci: sanità, dal 5,6 al 7 per cento, protezione sociale, dal 17,7 al 18,2 per cento, e affari economici, dal 4 al 5,9 per cento.
Questa incidenza della spesa sul Pil è invece diminuita sulle altre voci, ovvero i servizi generali delle amministrazioni pubbliche, dall’11,4 all’8,7 per cento, difesa, ordine pubblico e sicurezza, dal 3,1 al 2,7 per cento, istruzione, dal 4,8 al 4,5 per cento.
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