BATTAGLIA ALLA BCE SUL RIALZO DEI TASSI

di Redazione Wall Street Italia
31 Ottobre 1999 14:00

La riunione del Consiglio dei governatori della Banca centrale europea, fisata per giovedì 4 novembre a Francoforte, rischia di trasformarsi in un braccio di ferro fra il presidente Wim Duisenberg e alcuni componenti del Consiglio.

E’ davvero necessario rialzare i tassi d’interesse in Euroland, come pensa il presidente della Bce, per spegnere i focolai di inflazione? Non tutti sono d’accordo. Non lo è Otmar Issing, l’economista tedesco che è uno dei collaboratori più stretti dello stesso Duisenberg. Non pare esserlo Ernst Welteke, il nuovo governatore della Bundesbank. Non lo è di certo il governatore italiano Antonio Fazio che, nei giorni scorsi, ha disegnato per l’Italia un quadro di stagflazione (stagnazione economica più inflazione): un
rialzo dei tassi, in queste condizioni, rappresenterebbe un duro colpo alle speranze
di ripresa in Italia. E così, quella che sembrava una decisione già presa, ovvero il rialzo dei tassi dal 2,50% al 2,75% o anche al 3%, ritorna in discussione.

Il dilemma è, di fatto, questo: la politica monetaria europea deve restare accomodante, per spingere la ripresa dell’economia? Oppure, dev’essere neutrale, e far riferimento all’andamento dei prezzi e della liquidità? Nella riunione dell’8 aprile scorso, quando la Bce decise di tagliare i tassi dal 3 al 2,50%, prevalsero la linea pragmatica e il tentativo di sostenere la ripresa dell’economia. Stavolta la linea della Bce potrebbe cambiare. A meno che visioni contrapposte della politica monetaria all’interno del Consiglio non suggeriscano un rinvio della decisione alla fine dell’anno.