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BATOSTA SOFT
PER MICROSOFT

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Il commissario europeo per la Concorrenza Mario Monti ha concluso, dopo due anni, le indagini su Microsoft: si preannunciano pesanti sanzioni. I principali capi di accusa, tutti relativi alla violazione delle regole sulla concorrenza, riguardano l’installazione sui sistemi Windows, dell’accessorio Media Player e il fatto che la casa americana non fornisce abbastanza informazioni sul suo “software”, per consentire a chi gestisce i “server” di operare bene assieme a Windows.

Le difese di Microsoft, obiettivamente, su entrambi i punti, sono molto deboli. Non convince la tesi che Media Player sia parte integrante di Windows in quanto soddisfa la domanda dei consumatori di avere più funzioni. Con questo argomento, qualsiasi pezzo aggiunto al sistema, potrebbe essere venduto con esso, come pacchetto unico, in quanto gli utenti desiderano computer con una molteplicità di funzioni. E la mancanza di informazioni adeguate ai fornitori di server è già stata oggetto di condanna da parte del Dipartimento di Giustizia degli Usa.

Su questo fronte, quindi non si aprirà una controversia sgradevole fra l’antitrust degli Usa e quello di Bruxelles. Semplicemente, anche in Europa, si adotteranno regole simili a quelle che le autorità americane hanno chiesto a Microsoft di applicare nel loro territorio. E’ del tutto nuovo invece l’ordine che Monti si appresta a dare: e cioè che Windows, nel suo sistema, preveda una compatibilità con gli accessori prodotti da ditte concorrenti.

Da questo punto di vista l’antitrust europeo fa un passo avanti. La linea che Monti ha adottato non implica un affronto agli Stati Uniti ed è perfettamente ortodossa dal punto di vista delle regole del mercato, nei confronti dei brevetti che comportano progresso tecnologico.

Nel 1955, in un suo intervento al Senato contro un disegno di legge che voleva accrescere la portata dei brevetti industriali, Luigi Einaudi, da ex presidente della Repubblica, argomentò che esiste un diritto “del signor nessuno”, e quindi del signor “tutti”, a mettere in atto le proprie innovazioni tecnologiche. E che tale diritto va considerato altrettanto importante di quello riconosciuto a chi ha già un brevetto sotto tutela.

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