Società

BASTA COI GIORNALISTI FINANZIARI DI PARTE

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Siamo alle solite: quando riferisce sul risparmio gestito la bilancia del Sole 24 Ore pende sempre dalla stessa parte. Se ci sono errori, e nel libro “Il risparmio tradito” e dopo ho documentato che ce ne sono tantissimi, essi sono costantemente a favore del risparmio gestito.

Prendiamo il servizio di domenica 19-10-2003 a pag. 24 sul trattamento fiscale del risparmio. Il quotidiano della Confindustria l’ha affidato a Gianluigi De Marchi e già qui ci sarebbe da ridire visto che, quale venditore di prodotti del risparmio gestito, egli è tutto tranne che un esperto indipendente. Ma c’è di peggio: infatti il Sole 24 Ore in questa come in altre occasioni si guarda bene dall’informare i suoi lettori del ruolo del proprio collaboratore.

Sarebbe come far scrivere sull’utilità (dubbia o peggio) delle camere iperbariche all’agente di una ditta che appunto vende camere iperbariche a ospedali e case di cura… tacendo l’attività di costui. Ma veniamo al dunque e vediamo alcune delle tante storture e omissioni dell’articolo.

Titolo, occhiello e sommario sottolineano i vantaggi del risparmio gestito rispetto all’investimento fatto da sé:

Occhiello: Ecco i pericoli del fai-da-te in caso di perdite.

Titolo: Quando l’agevolazione diventa un boomerang
Sottotitolo: […] chi si affida al risparmio gestito […] ha in genere maggiori privilegi.

Già, ma tutto l’articolo e la stessa tabella confronta solo investimenti in proprio e fondi comuni, ignorando completamente le classiche gestioni individuali di patrimoni. In questo modo, oltre a dare una rappresentazione gravemente mutila del trattamento fiscale del risparmio, rimane occultato ai lettori il tipico caso di trattamento fiscale più sfavorevole dei conti gestiti rispetto a chi fa da sé.

Nel primo caso infatti il risultato di gestione viene tassato, a fine anno o a fine rapporto, anche se gli utili non sono stati realizzati mentre nel secondo caso ciò non avviene. Così chi ha i soldi in una gestione di patrimoni per esempio dal 1999 ha facilmente pagato imposte a fine 1999 e a fine 2000, poi i titoli sono scesi e quelle imposte non le ha recuperate: si trova quindi con un credito. Il classico cassettista invece ha visto salire e poi scendere i suoi titoli ma, non avendoli venduti, non ha pagato imposte.

Di tutto ciò il De Marchi non fa parola. Sarebbe curioso sapere se anche ai suoi clienti non lo dice, ma proseguiamo.

Riprendiamo il titolo: Quando l’agevolazione diventa un boomerang.

Ebbene, perché mai l’agevolazione di poter utilizzare in futuro come credito d’imposta il 12,5% delle perdite realizzate diventerebbe un boomerang? Per male che vada non la si utilizza, ma non si trasforma mica in un danno.

Ma il De Marchi elargisce ai suoi lettori anche commenti di ordine più generale: riguardo alle mosse da compiere per non perdere crediti d’imposta, osserva: “E’ lo scotto che deve pagare chi, non avendo optato per il risparmio gestito, deve seguire quotidianamente il proprio patrimonio in tutti i suoi aspetti economici, valutari, finanziari e, ovviamente, fiscali”.

Ecco il venditore porta a porta che parla! Perché non dice anche che, “chi non ha optato per il risparmio gestito” di regola ottiene molto di più? Perché non dice che inoltre non corre il rischio di essere vittima di malversazioni, quali per esempio quelle venute fuori per esempio nei fondi Soluzione 6 e Soluzione 7 gestiti da Vittorio Grimandi alla San Paolo Imi?

Inoltre è falso che chi fa da sé debba seguire quotidianamente il proprio patrimonio, visto che è anzi provato che proprio un’impostazione da cassettista, cioè senza movimentazione non necessaria (scadenza titoli ecc.), è quella che fa ottenere più del risparmio gestito.

Assolutamente falso è poi che chi fa da sé debba “seguire quotidianamente il proprio patrimonio in tutti i suoi aspetti fiscali”. Optando per il cosiddetto regime del risparmio amministrato le incombenze fiscali sono assolte dall’intermediario e, evitando una movimentazione inutile, il problema dei crediti d’imposta è assente o irrilevante.

Ultima osservazione: alla fine dell’articolo il De Marchi cita, per altri motivi, le Gpm (gestioni di patrimoni mobiliari). Dunque sa che esistono. Perché allora non le ha trattate? Perché poi il responsabile della sezione domenicale Risparmio & Famiglia ha pubblicato la tabella coi tre regimi fiscali della “Dichiarazione”, “Risparmio amministrato” e “Fondi comuni” ommettendo il “Risparmio gestito”. Al Sole 24 Ore dovrebbero sospettarne l’esistenza, visto per esempio che il testo “La tassazione delle rendite finanziarie” di G. Bolelli, A. Calori e M. Piazza, da loro stessi edito, gli dedica decine di pagine.

*Beppe Scienza e’ Professore del Dipartimento di Matematica all’Universita’ degli Studi di Torino.

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