
NEW YORK (WSI) – Nella burrasca dello scandalo Libor ci è finita quest’estate. Qualche mese fa la banca britannica, Barclays, ha dovuto sborsare 290 milioni di sterline per “saldare il suo conto” con la giustizia, rea di aver manipolato il tasso di interesse interbancario. Ma quello sarebbe stato solo l’antipasto. Adesso il resto sarà servito a breve ai dipendenti dell’istituto. E il boccone da ingoiare, questa volta, lascerà un retrogusto davvero amaro in bocca.
Corre voce che ai piani alti di Barclays sarebbe stato avviato un processo di consultazione, in anticipo, per avviare una ristrutturazione sul personale. Si tratterebbe di un processo che, secondo le prime indicazioni, dovrebbe coinvolgere un centinaio di posti di lavoro soprattutto quelli che riguardano la divisione investment banking a Londra.
Non è un mistero che Antony Jenkins, l’amministratore delegato nominato in seguito alla stagione degli scandali della scorsa estate, stia cercando di rivedere la cultura della banca.
Anche settimana scorsa il ceo ha ribadito che i dipendenti dell’istituto dovranno aderire a un nuovo codice etico, se hanno intenzione di rimanere in banca. Le consultazioni su chi salterà si concluderanno nella prima metà di febbraio. Ma la situazione è già stata messa a fuoco: nel suo mirino sarebbe la banca di investimento. Poco importa se Barclays Capital realizzi più della metà dei profitti dell’istituto: agli occhi di Jenkins l’unità rappresenta il lato oscuro.
Un portavoce di Barclays ha dichiarato che si tratta di un processo mirato solo a effettuare cambiamenti strategici per ottimizzare le attività. La verità è che dopo aver tagliato l’unità di strutturazione fiscale, poi i bonus, adesso la spallata di Jenkins ha messo nel mirino il bersaglio grosso: i banksters. Ma questa è una partita ancora tutta da scrivere.