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BANCHE ITALIANE: URGONO 20 MILIARDI DI CAPITALI

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(WSI) – Spiazzate dalle obbligazioni bancarie con garanzia pubblica e massimo rating “AAA”. Surclassate dalle ricapitalizzazioni imposte dai Governi con sistemi bancari fragili, che mirano a spingere il fatidico Tier1 ben oltre la vecchia soglia del 6%: fino al 9% come nel caso della Gran Bretagna. È questo il paradosso delle banche italiane, che da prime della classe nei fondamentali soffrono, loro malgrado, per lo svantaggio competitivo del rischio-Italia, rating AA/A+ e debito/Pil oltre il 100 per cento.


L’asticella del rapporto tra capitale Tier1 e impieghi pesati per il rischio, sebbene non sia un obbligo ma una raccomandazione, viene continuamente spostata all’insù in ordine sparso in Europa con aumenti di capitale “forzosi” di matrice governativa. Al punto che per allineare le principali banche italiane ai nuovi standard non scritti, l’Italia potrebbe aver bisogno di iniezioni di capitale governative a pioggia, magari alla francese tramite obbligazioni subordinate, per una ventina di miliardi.

In assenza di un fondo di garanzia europeo con rating AAA, che avrebbe assicurato il “level playing field” nella lotta alla crisi finanziaria del secolo, in Europa si è scatenata una gara tra Stati a chi può rilanciare di più per rimettere in piedi il proprio sistema bancario e soprattutto per assicurare più credito alle imprese e dare ossigeno all’economia reale.

L’Italia ha qualche carta in più da giocare perchè le sue banche sono tra le più solide e liquide, con meno titoli “tossici” e meno leva in bilancio: ma chi ha i conti pubblici a posto ora ha anche più risorse da spendere.
Così alle banche italiane non resta che iniziare a fare qualche conto.

In attesa di sapere quale sarà il costo della garanzia pubblica sulle obbligazioni bancarie (i regolamenti attuativi dei due decreti anti-crisi dovrebbero entrare in vigore oggi), circolano le prime stime sul costo della raccolta non allo sportello ma sul mercato per il sistema Italia alla luce dell’operazione Barclays (si veda articolo a fianco).

Se le banche inglesi con garanzia pubblica “AAA” pagheranno al mercato 25 centesimi di punto percentuale sopra l’Euribor, alle banche italiane con garanzia pubblica “AA/A+” potrebbe essere chiesto di sborsare l’1% (cento centesimi) sopra il tasso interbancario: questa stima è basata sul rendimento del BTp che viaggia attorno ai 20 centesimi sotto l’Euribor. Rinunciando alla garanzia statale e risparmiando la commissione allo Stato, la banca italiana potrebbe riuscire a risparmiare e ridurre il premio a rischio sui suoi bond facendo leva sui fondamentali e sulla garanzia implicita dello Stato (Governo e Banca d’Italia hanno assicurato che le banche italiane non falliscono).

In soldoni: conviene mettere in portafoglio un bond bancario che rende lo 0,50% sopra l’Euribor, con garanzia implicita dello Stato italiano, rispetto alla garanzia esplicita inglese che paga “solo” lo 0,25% sull’Euribor? A questa domanda per ora non c’è risposta: quel che è certo che le nuove obbligazioni bancarie garantite “AAA” stanno mettendo in crisi i bond con rendimenti sub-Euribor degli organismi sovrannazionali o quasi-pubblici come Bei e Kfw.

Quel che tiene con il fiato sospeso le banche italiane è l’assenza di un piano di coordinamento in Italia dove vige il “tutti contro tutti”, a differenza di quanto sta accadendo in Gran Bretagna o Francia. Il Governo inglese ha evitato i “figli e i figliastri” invitando le grandi banche a usare la garanzia sui bond e decidendo dall’alto gli aumenti di capitale (ricorrere al mercato affossa i titoli in Borsa).

Lo stesso ha fatto il Governo francese che ha imposto l’aumento del Tier1 e la sottoscrizione di speciali obbligazioni subordinate a un gruppo di banche. Per contro in Italia il Governo procede “caso per caso”. Ma questo significa che nessuna banca vuole fare il primo passo e rischiare la gogna bussando alla porta del Tesoro o della Banca d’Italia per un aumento di capitale o anche solo per attingere allo swap di sui titoli di Stato o richiedere la garanzia sui bond. Il rating “AAA” è insperato per una banca italiana. E i 20 miliardi di aumenti di capitale a pioggia? Valgono quando una grande Finanziaria: sono alla portata di uno Stato che deve riportare il debito/Pil sotto il 100 per cento?

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