Milano – L’ex amministratore delegato di Unicredit e attuale presidente di Mps, Alessandro Profumo, sara’ processato per dichiarazione fraudolenta dei redditi aggravata dall’ostacolo alle indagini. Lo ha deciso il gup di Milano, Laura Marchiondelli, che ha disposto il rinvio a giudizio per Profumo e per altri 19 manager della banca di piazza Cordusio.
Per tutti, il processo prendera’ il via il prossimo 1 ottobre davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano. Secondo l’ipotesi accusatoria formulata dal procuratore aggiunto, Alfredo Robledo, Profumo insieme agli altri 19 manager di Unicredit si sarebbe reso protagonista di una maxi frode fiscale del valore di 245 milioni di euro.
In particolare, gli indagati avrebbero ‘travestito’ gli utili in dividendi, beneficiando cosi’ di un’imposizione fiscale piu’ leggera. Il magistrato milanese accusa insomma gli indagati di ”avere, con piu’ azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso e previo accordo tra loro, nelle rispettive qualita’ sottoindicate, al fine di evadere le imposte sui redditi e cagionando un danno patrimoniale di rilevante gravita’, costruito una struttura complessa e artificiosa, predeterminata in ogni sua articolazione, cosi’ da non comportare alcun rischio economico o finanziario, unicamente volta a generare, sotto il profilo della rappresentazione contabile, proventi nella forma di interessi, che artatamente invece prospettavano dividendi ai fini della imponibilita’ fiscale, prevista solo nella misura del 5% del loro ammontare lordo”.
Il management di Unicredit, come scrive Robledo nell’avviso di chiusura indagini, avrebbe dunque ”falsamente rappresentato nelle scritture contabili dapprima e nelle dichiarazioni dei redditi poi, in conseguenza, la natura fiscale dei proventi conseguiti da Unicredit Corporate Banking Spa, Unicredit Banca Spa, Unicredit Banca di Roma Spa qualificandoli come dividendi invece che come interessi attivi, cosi’ conseguendo un’indebita esclusione dal reddito imponibile di una quota pari al 95% di tali proventi”.
Per farlo, Profumo e gli altri indagati avrebbero, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, ”adoperato mezzi fraudolenti idonei a ostacolare il relativo accertamento, valendosi di societa’ e trust appositamente costituiti all’estero, fiscalmente residenti in Regno Unito e in Lussemburgo, attraverso cui venivano emessi, esclusivamente al fine di realizzare gli accordi fraudolenti fra le parti, titoli di capitale in concreto non negoziabili al di fuori di tale loro specifico rapporto, oltre che privi della componente di rischio tipica degli strumenti azionari, poiche’ le parti coinvolte nell’operazione conoscevano ‘ab origine’ l’ammontare dei proventi che l’emittente avrebbe conseguito e distribuito formalmente a titolo di dividendo”.
E ancora, la procura di Milano contesta agli indagati di aver ”artatamente modificato la natura fiscale dell’operazione con l’effetto di dissimulare la qualificazione fiscale dei relativi proventi da interessi attivi su finanziamenti, interamente imponibili, a dividendi, esclusi dal reddito imponibile nella misura del 95%”. Tutte operazioni che secondo il rappresentante della pubblica accusa non avevano ”alcuna autonoma valenza economica” ma servivano ”esclusivamente all’ottenimento di un illecito vantaggio fiscale”.
LEGGI ANCHE
Massimo Ponzellini (ex BPM): il volto marcio delle banche italiane