Un mistero da $2600 miliardi. E’ l’ammontare che banche straniere e altre societa’ finanziarie hanno prestato a istituzioni pubbliche e private nei tre paesi europei messi in ginocchio dalla crisi: Grecia, Spagna e Portogallo.
Secondo il New York Times, che cita l’opinione di vari analisti e investitori istituzionali Usa, tutti quei soldi non torneranno mai alle casse originarie. Insomma, non verranno mai restituiti.
Il vero problema, continua l’articolo, e’ che nessuno sa bene dove i 2.6 trilioni siano finiti e quali banche siano sedute su una montagna di prestiti ormai “in decomposizione”, altro che “tossiche”, come si diceva all’inizio della crisi. Motivo in piu’ per accrescere la vulnerabilita’ del sistema finanziario europeo. Lo dimostra il fatto che da inizio mese gli istituti del vecchio continente (che secondo il NYT sembrano avere almeno la meta’ di quei $2600 miliardi) hanno smesso di prestarsi denaro reciprocamente, un cautela che ha causato lo stress sui mercati e sui CDS (credit default swaps) dei singoli paesi.
La Bce ha stimato che quest’anno le banche Ue avranno perdite da prestiti inesigibili di $150 miliardi e $105 miliardi l’anno prossimo. Analisti della banca Rbs hanno calcolato che dei 220 miliardi di euro che le banche europee e altre istituzioni al di la’ di Grecia, Spagna e Portogallo possono aver prestato a queste nazioni, circa 567 miliardi sono in titoli di stato, 534 sono prestiti al settore privato e circa 1000 miliardi sono prestiti ad altre banche.
Ma lo scenario e’ poco trasparente, le dichiarazioni elusive, le autorita’ perfino colpevoli con il silenzio per aver accresciuto la portata della crisi.