(Teleborsa) – Andamento dei tassi d’interesse e crisi. Due termini che messi insieme rivelano un mix di tendenze e comportamenti che potrebbero descrivere bene l’alternanza degli ‘stati d’animo’ dei mercati negli ultimi 24 mesi. In uno dei focus contenuti nel Rapporto di previsione AFO per il triennio 2010-2012, il Centro Studi dell’Abi ha posto l’accento sul comportamento dei tassi bancari nel corso della crisi finanziaria mostrando come, nonostante la fase recessiva e la lenta e ancora fragile ripresa, l’adeguamento dei tassi d’interesse applicati ai finanziamenti non abbia registrato, nell’ultimo biennio, tensioni dal lato dell’offerta. Nel dettaglio, secondo le stime del Centro Studi dell’Abi, nel corso del 2009 il tasso sui prestiti a famiglie e imprese si è collocato al di sotto di quanto prevedibile sulla base di cicli economici precedenti, considerando che in una fase di rischio di credito crescente si sarebbero giustificati livelli più elevati dei tassi di quanto ipotizzabile seguendo le dinamiche registrate sui mercati. L’analisi condotta mostra inoltre come le banche non abbiano trasferito sulla clientela le tensioni sul mercato interbancario verificatesi negli ultimi due anni come conseguenza dell’incremento del rischio di controparte. Dai dati, contenuti nel Rapporto AFO, emerge che se fino alla fine del 2008 il tasso sugli impieghi è risultato in linea con quanto atteso in base alle variazioni del mercato monetario, a partire dal gennaio del 2009 e fino ad aprile di quest’anno (ultimi dati disponibili) il livello effettivo del tasso sugli impieghi è risultato significativamente inferiore al livello stimato. Anche nei prossimi anni il livello dei tassi sui prestiti dovrebbe rimanere contenuto: secondo le previsioni AFO al 2012 il tasso medio a famiglie e imprese dovrebbe collocarsi al 4,4%, lo stesso livello registrato nel 2009. Il Rapporto AFO analizza empiricamente anche il rapporto tra credit default swap (CDS) su obbligazioni bancarie e CDS sovrani sui titoli di Stato. Proprio questi ultimi parametri, nell’ultimo triennio, hanno registrato un eccezionale aumento dei premi richiesti per la copertura del rischio di default dei titoli a reddito fisso. Ciò ha riguardato sia i CDS sulle obbligazioni bancarie che i CDS sovrani sui titoli di Stato. Da un’analisi comparata di questo indicatore di rischio, misurato sia sui titoli di Stato che sulla solvibilità delle banche e osservato su un arco temporale che copre gli ultimi tre anni, emerge come in Italia, rispetto agli altri paesi, il rischio percepito dai mercati ha riguardato maggiormente il debito sovrano più che il debito del settore bancario.
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