Economia

Banche, ABI “costo lavoro è il più alto in UE, recuperare efficienza”

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(Teleborsa) – Il settore bancario ha affrontato bene la congiuntura e sostenuto adeguatamente le necessità economiche e finanziarie del Paese, ma ricavi e redditività sono comunque in flessione. Ora è necessario intensificare lo sforzo straordinario sul piano della gestione dei costi e dell’aumento dell’efficienza con l’obiettivo di sostenere la ripresa economica. Questa la sintesi che emerge dalla diciottesima edizione del Rapporto ABI 2010 sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria, presentato oggi a Roma dal Presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari. In evidenza un ampio quadro della posizione competitiva delle banche italiane alle prese con la sfida di recuperare il divario con altri players europei. Riferendosi ad un campione di 140 gruppi bancari europei, si rileva che nel 2009 in Italia il costo del lavoro, pari a 73.000 euro, è tra i più elevati nel panorama europeo con una media di 56.500 euro. A giugno 2010 i principali indicatori di costo evidenziano che il gap tra i gruppi italiani e i concorrenti europei rimane elevato: il rapporto tra costo del lavoro e margine di intermediazione è superiore di circa 4,5 punti percentuali rispetto alla media europea (37% contro 32,7%); allo stesso modo il differenziale rispetto al rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione è pari a 3,1 punti percentuali (61,7% contro la media Ue del 58,6%). Obiettivo: riportare il settore bancario verso livelli soddisfacenti di redditività e produttività, mirando anche, nel prossimo rinnovo contrattuale, ad una opportuna combinazione di moderazione salariale e acquisizione di nuove flessibilità all’ingresso, nella gestione della prestazione di lavoro ed in uscita. Sul fronte occupazionale, il 2009 ha registrato nel saldo complessivo tra assunzioni e cessazioni una lieve contrazione che ruota intorno al 2%. Ciò come effetto dei processi di riorganizzazione e ristrutturazione degli anni più recenti, che hanno richiesto un ridimensionamento a fronte di un contestuale ricambio generazionale. Fase che è stata gestita senza alcuna ricaduta sociale grazie all’intervento del ‘Fondo di solidarietà del settore creditizio’ che tuttavia va riformato perché divenuto nel tempo troppo oneroso.