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(WSI) – Era scontato che loro, i clienti storici, quelli della vecchia Torino molto benestante, chiedessero a lei, Franca Segre, ragioni di quella sbandata per l’altro, Danilo Coppola, il parvenu immobiliarista che appena arrivato in città è stato quasi costretto a tagliarsi quella zazzera, assai poco sabauda. Il caso dell’imprenditore romano, ancora o a Regina Coeli, è stato l’argomento del giorno all’assemblea della Banca Intermobiliare, la cassaforte dei segreti custodita dalla signora Franca e dal figlio Massimo dove hanno partecipazioni tanti bei nomi del capitalismo italiano.
De Benedetti e Montezemolo tanto per citarne due. L’ingegnere Carlo era addirittura consigliere. Adesso i tempi dei furbetti hanno consigliato un passo indietro: al suo posto siede il fidato Franco Girard. La famiglia Montezemolo invece di passi indietro ne avrebbe fatti due. Matteo, il figlio di Luca, è uscito dal consiglio perché la partecipazione in Intermobiliare sarebbe stata, secondo una fonte che ha assistito alla riunione, liquidata.
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E la signora Franca non si è tirata indietro. Come è nel suo carattere non ha tentennato. Anzi. Ma, per una volta, avrebbe messo da parte la sua proverbiale freddezza: «Per me Danilo Coppola è come un figlio, e vi assicuro – ha detto alla ventina di partecipanti all’assemblea – non è bello aver un figlio in galera». Non sono state solo parole circostanza, dal momento che i Segre hanno finanziato le scorribande immobiliari di Coppola anche con fondi di società personali. Franca Segre non si è fermata: «E’ uno scandalo che in Italia qualche assassino esca di dal carcere dopo 15 giorni mentre Coppola sia ancora dentro dopo tre mesi».
Fuori dai sentimentalismi è toccato poi all’amministratore delegato Pietro D’Aguì dare spiegazioni sui conti e, in parte, anche qualche giustificazione: «L’operazione con Coppola – ha detto il manager – è stata un infortunio che però non ha pesato sulla stabilità e sulla liquidità della società». Dalla loro i Segre possono vantare conti sempre buoni, anche se l’utile 2006 è calato del 26%. Ma il dividendo è salvo: 38,9 milioni di cedole in aumento dell’1% rispetto all’anno precedente.
Il patrimonio complessivamente amministrato e gestito ha raggiunto 16,5 miliardi, in crescita del 12,4%. Il margine di interesse consolidato è risultato pari a 23,8 milioni (+45,1%). Anche la Banca d’Italia, stando almeno alla relazione di D’Aguì, nella sua ultima e recente ispezione avrebbe certificato che i parametri patrimoniali sono in ordine.
Gli accantonamenti sono aumentati di sei milioni , «ma questo rinforzo – ha precisato l’amministratore delegato ai soci – non ha nulla a che vedere con la vicenda Coppola».
In consiglio sono entrati anche il professore di economia a Torino Pietro Angelo Cerri e Giuseppe Santonocito, ex capo della sede di Banca d’Italia a Torino.
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