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Balcani: Ice, l’Italia si rafforzerà

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Per il presidente dell’Ice, Umberto Vattani, il primo rapporto “Investment reform index” redatto dall’Investment compact, programma dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), non ha precedenti e potrà fornire ai Paesi dei Balcani un importante strumento per aumentare i livelli di investimenti nei prossimi anni. Vattani, che presenta nei giorni scorsi il rapporto, sottolinea che gli scambi tra Italia e i Balcani è in costante aumento e il nostro Paese è il secondo fornitore dell’area con una quota del 14 per cento.
Nove i Paesi presi in esami: Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Romania e Serbia. Per ciascuno, sono considerate otto aree particolarmente interessanti nell’ottica dell’attrazione degli investimenti esteri.
“Questo rapporto dell’Ocse osserva per la prima volta attraverso l’esame di otto aree una regione così importante e cerca di focalizzare i progressi e le riforme da fare per accelerare lo sviluppo – spiega Vattani – l’innovazione del rapporto è di mettere a confronto Paesi vicini per sfruttare lo strumento dell’emulazione”. L’Italia è a pochissima distanza dal primo fornitore della regione, la Germania, che è al 14,2 per cento e le esportazioni verso i nove Paesi balcanici, secondo quanto annuncia Vattani, ammontano nel 2005 a oltre 10 miliardi di euro, cifra già raggiunta nei primi dieci mesi del 2006. Le esportazioni italiane, inoltre, “sono cresciute nel corso dell’ultimo decennio passando dall’1,6 per cento al 3,5 per cento nel 2005”.
Secondo Anthony O’ Sullivan, direttore dell’Investment compact, il rapporto evidenzia che i Paesi dei Balcani per ottenere buoni risultati in futuro “devono ridurre la dipendenza dai donatori. Inoltre, senza ulteriori riforme, nel futuro potranno essere superati da altri Paesi con costo del lavoro più basso, come per esempio l’Asia e il Nord Africa. Nel 2007, grazie al rapporto dell’Ocse, i Balcani potranno lavorare sui dati forniti per migliorare nelle zone più deficitarie”.
Secondo l’Investment reform index la Bulgaria è prima nella promozione e nella facilitazione degli investimenti, mentre la maglia nera per l’area va alla Bosnia. Bulgaria e Romania, neomembri dell’Unione europea, guidano la classifica anche nelle politiche di promozione degli investimenti e nella politica fiscale. La Romania, invece, guida da sola la lista dei migliori nella lotta alla corruzione, mentre all’ultimo posto rimane l’Albania.
L’Italia concentra nell’area balcanica il 10 per cento degli investimenti produttivi e circa 1.300 imprese che operano in questa regione hanno partecipazione italiana, secondo i dati dell’Ice, ma secondo il sottosegretario al ministero del Commercio internazionale, Milos Budin, non è abbastanza, perché “il nostro Paese non è ancora al primo posto nella regione. Per aumentare la nostra presenza è necessario migliorare e incrementare gli sforzi per fare sistema-Paese”. Budin ribadisce l’obiettivo del Governo italiano sui Balcani: “I Paesi del Sud-Est dell’Europa fanno parte dell’Ue e questo ruolo va portato fino in fondo integrando i Balcani all’interno dell’Unione europea con i tempi dovuti”.