Manama – La situazione in Bahrein si fa sempre piu’ tesa. Il presidente americano Barack Obama non ha ancora pronunciato parola, che sia questa per criticare o per difendere l’intervento in Bahrein dei sauditi, e tanto meno per commentare i comportamenti tenuti dai funzionari della polizia del Regno dei Due Mari per sedare le proteste di matrice sciita. Usa, Arabia Saudia e Bahrein sono alleati. Ieri sei persone sono morte negli scontri tra forze dell’ordine e oppositori, mentre oggi migliaia di sciiti hanno protestato in Iran e in Kuwait contro la repressione degli al-Khalifa.
L’Iran invece da parte sua non ha intenzione di rimanere con le mani in tasca e ha appena richiamato a casa l’ambasciatore in Bahrein e non sembra intenzionato a volersi fermare li’. Il deputato della Repubblica Islamica Hossein Naqavi ha annunciato in un intervento televisivo che “risponderanno con tutte le loro forze e potenziale a disposizione per mettere fine all’oppressione della gente in Bahrein”. C’e’ il rischio di una nuova Guerra del Golfo, con la differenza che questa volta sara’ l’Iran a intervenire e non gli Usa.
Naqavi ha esortato le Nazioni Unite ad agire altrimenti Teheran si vedra’ costretta a usare la forza: “Ovviamente speriamo che la Repubblica Islamica dell’Iran non sara’ costretta a intraprendere tali azioni”. Nel frattempo la repressione delle rivolte continua, con la polizia che ha arrestato alcuni leader dell’opposizione, stando a quanto riportato dal New York Times.
La televisione di stato ha riferito che i leader delle forze antigovernative sono stati arrestati per aver “comunicato con i paesi stranieri” e perche’ “hanno incitato l’uccisione dei cittadini e la distruzione della proprieta’ privata e pubblica”.
Uno dei detenuti e’ Hassan Mushaima, un politico sciita e dissidente islamico, arrivato da Londra il mese scorso con grande fanfara. Molti lo avevano indicato come un potenziale leader carismatico della rivolta. Un altro e’ Ebrahim Sharif, leader del partito secolare, che e’ stato portato in cella dai poliziotti.
I due sono le figure piu’ di spicco dei sei oppositori finiti dietro, mentre ormai e’ sempre piu’ evidente che il governo di Manama, che nei giorni scorsi aveva tentato di scendere a patti e accontentare parte delle richieste dei rivoltosi promettendo riforme democratiche, ha cambiato tattica, passando dalla diplomazia alla repressione con la forza. Il Bahrein e’ governato da una monarchia di religione sunnita da oltre due secoli, ma il 70% della popolazione e’ sciita e denuncia da sempre continue discriminazioni e ingiustizie.