VIENNA (WSI) – Non solo in Italia la bad bank toglie il sonno ai creditori ma anche oltre confine come nel caso di Hypo-Alpe-Adria Bank che passerà alla storia come il più grande fallimento di una banca austriaca dopo la crisi del 2008.
Dopo una sfortunata espansione nei mercati dei paesi balcanici, la banca era stata rilevata dalle autorità e una volta venduti tutti gli asset in arrivo, il resto era stato trasformato in Heta Asset Resolution Ag, una bad bank a controllo pubblico ma con soci privati incaricata di gestire la crisi di Hypo Alpe Adria.
Lo scorso marzo però è emerso che HETA presentava perdite per 7,6 miliardi, che il governo ha deciso di scaricare in gran parte sugli azionisti privati della bad bank tra cui PIMCO, Deutsche bank e UBS. A marzo 2015 così le autorità di controllo avevano bloccato i pagamenti sulle obbligazioni. Il maggiore acquirente del debito sul mercato secondario che ha rivelato la proprietà dei titoli Heta è Pimco, del gruppo Allianz, che nel 2014 ha voluto scommettere comprando obbligazioni ‘distressed’ e oggi rischia di perderci fiori di quattrini.
La scorsa settimana era intervenuto sulla questione anche il ministro delle Finanze austriaco Hans Joerg Schelling che aveva precisato come la questione potrebbe richiedere molto tempo – anche fino a 10 anni – a meno che gli investitori non accettino l’offerta. E proprio Pimco, insieme ad un gruppo di fondi hedge e di istituti di credito tedeschi hanno rifiutato l’offerta pari a 11 miliardi di euro, per le loro partecipazioni in quel che resta di Hypo-Alpe-Adria Bank.
Il numero uno della banca centrale austriaca, nonché membro del board della Bce Ewal Nowotny, aveva consigliato ai creditori di accettare l’offerta, perché adeguata, ma oggi è arrivato il secco rifiuto.
“Siamo in una guerra psicologica” – ha commentato Nowotny a Bruxelles.