Certo, che se guardiamo alla performance che i mercati azionari globali hanno messo a segno nelle ultime 48 ore, non c’è molto da star contenti. Gli operatori sembrano infatti quasi mummificati, raggelati dalla tensione che aumenta con il passare delle ore e dei minuti.
La reazione è naturale, visto che quella che stiamo vivendo ha davvero tutte le caratteristiche di essere la settimana più importante dell’anno: elezioni di midterm negli Usa, annuncio della Fed (finalmente!) sulle manovre di quantitative easing che intende adottare per risollevareuna congiuntura Usa dalla crescita zoppicante e, infine, il rapporto sull’occupazione Usa relativo al mese di ottobre. Per non parlare degli altri dati minori che contribuiranno a rendere ancora più fitto il calendario dei prossimi giorni.
In questo contesto, come biasimare l’atteggiamento degli investitori? Nelle prossime ore potrebbe accadere di tutto: e potrebbe anche accadere che la Fed deluda, decidendo di iniettare nell’economia americana una “droga” meno pesante delle stime.
E tuttavia, nonostante tale rischio, molti esperti rimangono positivi sull’equity e si pongono più che altro un interrogativo forse più pratico ancora: il rally -o mini rally- di fine anno ci sarà, oppure no? Quanto il destino dell’equity dipende dalla giornata di domani? (ovvero dall’annuncio della Fed).
Intervistati da Class Cnbc, dicono la loro Wlademir Biasia, partner di WB Advisors.it, Tommaso Federici, gestore di Banca Ifigest e Massimo Grazian, analista senior di Delta Forex.
Biasia presenta il quadro attuale dell’azionario facendo notare che in questi ultimi giorni si sta assistendo, “come avevamo previsto, a un consolidamento del rally dei mercati”. La “prova più recente arriva dalla giornata di ieri, che ha visto gli indici riassorbire i guadagni messi a segno all’inizio”. Tuttavia, “al di là di questa fase di consolidamento, e di eventuali negatività temporali, tali fasi correttive possono rappresentare opportunità per chi non è ancora entrato nel mercato”.
La parola, certo, spetta a questo punto alla Fed: con il suo annuncio – atteso domani 3 novembre alle ore 19.15, conosceremo infatti ampiamente i dettagli della manovra di quantitative easing. Ma, continua Biasia, “con questa tornata di dati – il riferimento è anche all’impatto delle elezioni di midterm e al rapporto sull’occupazione Usa -assisteremo al completamento del consolidamento, che aprirà la strada di nuovo alla fase rialzista”. Tanto che “i mercati che non l’hanno fatto ancora toccheranno i nuovi massimi e mentre altri testeranno nuovi massimi a inizi dicembre”.
Simile il giudizio di Tommaso Federici, gestore di Banca Ifigest. “Ora, a prescindere dal contenuto dell’annuncio della Fed, è ovvio che la Banca centrale americana voglia inflazionare l’economia Usa, con l’acquisto di titoli di stato e con la stampa di nuova moneta. E tutto ciò ovviamente sarà di sostegno per le attività più rischiose, dunque per l’azionario. Noi riteniamo dunque che l’azionario sia un asset class da tenere in portafoglio nel medio-lungo termine, anche perchè gli altri asset non offrono le stesse opportunità”. Federici non esclude così affatto un rally di fine anno.
Passiamo a quanto afferma Massimo Grazian, di Delta Forex. La view in questo caso è un po’ più cauta. Grazian afferma che l’outlook è per un mercato azionario che rimarrà rialzista e che “continuerà a salire, ma senza strappi. Finora le fasi correttive non hanno intaccato il trend positivo dell’equity, ma è vero che ora ci troviamo in una situazione di stand by”.
Dunque la Fed secondo l’esperto sarà comunque cruciale nel determinare la direzione dell’azionario: dopo l’annuncio di Ben Bernanke e colleghi, “si potrà capire infatti se il trend rialzista proseguirà con un mini rally di fine anno o se inizierà una fase correttiva. E a quel punto si guarderà ai livelli tecnici”.