*Maurizio Milano e’ il responsabile dell’Analisi Tecnica Gruppo Banca Sella. Questo documento e’ stato preparato da Gruppo Banca Sella ed e’ rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori qualificati, così come definiti nell’art. 31 del Regolamento Consob n° 11522 del 1° luglio 1998 e successive modifiche ed integrazioni. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
(WSI) – I mercati azionari archiviano la terza settimana consecutiva di sostenuti rialzi, come non capitava più dalla scorsa estate. Le fisiologiche prese di beneficio sul finale di ottava non attenuano un risultato davvero ottimo, visto che sui principali indici mondiali il recupero dai minimi del 6 marzo rimane superiore al 20%.
Gli indici azionari raggiungono gli obiettivi indicati: l’S&P500 si porta al test della forte resistenza a 835; il Dow Jones Industrial si avvicina alla resistenza in area 8000/300; il Nasdaq si porta vicino alla resistenza in area 1600/50; il DJEurostoxx50 sale verso la forte resistenza in area 2200/50; l’S&PMib allunga il passo oltre 16000, in direzione della resistenza a 17300; il Nikkei225 si porta al test della resistenza in area 8750/850.
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Gli obiettivi indicati nelle rubrìche del 9 e 16 marzo sono stati raggiunti. Cosa accadrà a questo punto? Il quadro tecnico, nonostante le vendite che hanno colpito il mercato sugli obiettivi indicati, rimane ancora positivo, seppur all’interno di un contesto più ampio decisamente fragile. È necessario che gli indici riprendano fiato per alcune sedute e riaccumulino potenziale, per potere poi testare nuovamente le resistenze indicate e riprendere il rimbalzo. Indichiamo alcuni supporti che dovrebbero tenere, per mantenere un’impostazione tonica anche per le prossime settimane: 765 per l’S&P500; 7250 per il Dow; 1440/80 per il Nasdaq; 2000 per l’Eurostoxx50; 15000/300 per l’S&PMib; 7900-8000 per il Nikkei225.
Il superamento delle resistenze testate la scorsa ottava farebbe poi riprendere il rally, con spazi di salita ancora molto ampi, almeno altri 20 punti percentuali dai livelli correnti. Gli obiettivi “ultimi” del bear market rally in essere rimangono i livelli precedenti al crash di ottobre-novembre: sull’S&P500, per citare solo l’indice più rappresentativo, vorrebbe dire un ulteriore +35% dai livelli correnti. Questi livelli rappresenteranno un “muro” difficilmente superabile per molti mesi a venire. Prima che possa iniziare un bull market vero e proprio dovranno verosimilmente passare molti mesi di riaccumulazione.
Nel frattempo, se il rally proseguirà, cavalchiamo l’onda pronti ad alleggerire al raggiungimento degli obiettivi. A livello settoriale, i comparti che hanno trascinato finora il rally sono quelli che erano stati più penalizzati nei mesi passati, e cioè l’automobilistico ed il bancario, settori che dovrebbero continuare a fare bene anche nei prossimi 1-2 mesi (nell’ipotesi di prosecuzione del rimbalzo, ovviamente). I rialzi dovrebbero comunque riguardare anche la generalità dei settori, come la tecnologia, le utilities, i trasporti.
Sul fronte valutario, dopo l’accelerazione rialzista con il picco del 19 marzo a 1,3738 (successiva alla fuoriuscita dalla parte alta della banda laterale tra 1,2330-1,2450 e 1,3000-1,3300 in cui il cambio si era mosso negli 2 mesi precedenti), l’euro/dollaro è ripiegato verso 1,3165. Prevedere l’andamento del dollaro per le prossime settimane è particolarmente difficile, perché molto dipenderà da come la Fed scaglionerà i propri interventi di quantitative easing (stampa di banconote e acquisto di titoli obbligazionari, sia governativi che societari). Il “quando e quanto” di tali interventi “non convenzionali” di politica monetaria – e la misura in cui anche la BCE vorrà o potrà imitarli – determineranno l’evoluzione del cambio euro/dollaro. Sembra comunque da escludere un dollaro in caduta libera, perché non sarebbe funzionale agli interessi Usa, e lo scenario più probabile rimane quello di un dollaro debole/laterale.
Sul comparto obbligazionario, dovrebbe proseguire la fase laterale/moderatamente positiva del Treasury e del Bund, al ridosso dei massimi. Finché le Banche centrali stamperanno banconote per acquistare titoli obbligazionari, governativi e corporate, i tassi di interesse a lunga rimarranno schiacciati, e di conseguenza i corsi dei titoli rimarranno elevati: l’impressione che si stia formando una bolla, tuttavia, rimane (anche se potrebbe continuare per molti mesi a venire).
Sul fronte petrolio/commodities, è probabile che la fase di stabilizzazione/moderata positività in essere da fine dicembre – che interrompe una forte discesa iniziata dai picchi di metà luglio 2008 – prosegua anche per le prossime settimane. Apprezzamenti marcati del petrolio (il crude quota a ridosso di 51 $/barile) e delle altre materie prime (l’indice CRB quota a ridosso di 222) scatterebbero solo nel caso prosegua con forza il rimbalzo dell’azionario. Il forte rialzo dell’oro, sostenuto dal clima di generale incertezza, ha portato al test dei massimi del marzo 2008 a ridosso dell’area 1000-1033, per poi ripiegare verso 884 e quindi rimbalzare verso 952/67 (prezzo corrente 924). Discese sotto 884-900 segnalerebbero una diminuzione delle tensioni, con possibili correzioni verso 845: solo un assestamento al di sotto di tale supporto (prematuro) fornirebbe però un segnale distensivo affidabile. Nuove tensioni al di sopra di quota 1000 (poco probabile). Un rimbalzo dell’azionario dovrebbe comunque togliere interesse agli investimenti in oro, per lo meno per i prossimi mesi.
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