(WSI) – Voglia di rimbalzo. Dopo 2 settimane di realizzi, il mercato azionario dà timidi segnali di recupero, all’interno di un quadro tecnico ancora molto fragile. Dal minimo a 2100 il Nasdaq Composite risale verso 2200, ma solo sopra 2265 (prematuro) si avrebbe un segnale convincente che la correzione si è esaurita. Rinnovata debolezza sotto 2100/10, con obiettivo il supporto critico in area 2020/40.
Dal minimo a 9835 il Dow Jones Industrial si è riportato verso 10150 e potrebbe spingersi verso 10300/400, ma sotto tale resistenza il tono rimane debole. La rottura di 9950-10000 provocherebbe un’ulteriore scivolata a testare il supporto critico in area 9650/750. Un segnale positivo si avrebbe solo sopra 10500 (prematuro).
L’S&P500 dal minimo a 1044 è risalito verso 1080, e potrebbe spingersi verso 1105, ma finché staziona sotto tale resistenza il tono rimane debole. La rottura di 1060 provocherebbe un’ulteriore scivolata a testare il supporto critico in area 1020/40. Un segnale positivo si avrebbe solo sopra 1115/30 (prematuro).
Il quadro tecnico rimane quindi debole, come confermato anche dalla volatilità implicita instabile. Col ritorno degli indici sui livelli del settembre 2008, precedenti al fallimento di Lehman, si è chiusa una grande fase di mercato, contraddistinta dalla risalita non solo dell’azionario ma di tutte le asset class, dall’obbligazionario alle materie prime.
Raggiunti gli obiettivi, i segnali di inizio di restrizione monetaria da parte della Cina hanno diffuso preoccupazione sul mercato: gli operatori sono ben consapevoli che il rialzo è stato drogato dalla liquidità e non riflette particolari attese di ripresa del ciclo economico.
La chiusura di posizioni di carry trade sul dollaro, in particolare contro euro per i timori di una contagio della crisi greca, è poi venuto a togliere “carburante” al mercato, tant’è vero che le vendite hanno colpito contestualmente sia l’azionario che le materie prime.
Correzioni marcate appaiono poco probabili, perché la liquidità sul mercato rimane molta e le autorità politico-monetarie vigilano sulla tenuta delle Borse; sarebbe però poco realistico attendersi una ripresa del trend rialzista, come se nulla fosse accaduto.
Fino a quando non arriveranno segnali concreti di ripresa dall’economia reale – e temiamo che occorra ancora molto tempo – sull’azionario dovrebbe prevalere una fase di “lateralità sporca”, cioè un’altalena di prezzi, con scivolate anche brusche come quella a cui abbiamo assistito dopo i picchi di metà gennaio, seguite da recuperi, senza però esprimere una direzionalità chiara.
Un mercato nervoso, difficile, che cercherà di “galleggiare”: un contesto in cui bisognerà concentrare gli acquisti sulle fasi di debolezza, per poi rivendere sui rimbalzi. Un 2010 all’insegna del “mordi e fuggi”, quindi, senza attendersi troppo. Certamente non un altro 2009.
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