I timori che le conseguenze della crisi legata ai mutui subprime statunitensi possano essere peggiori del previsto continuano a innervosire i mercati che, obnubilati dalle difficoltà dell’immobiliare, ignorano i segnali positivi giunti dall’economica americana e chiudono un’altra settimana all’insegna del meno. Fra i ripetuti record di petrolio e dell’euro, e dalla volata delle materie prime in generale. Il taglio della Fed non sembra aver accontentato gli operatori che spingono per una politica più espansiva e chiedono nuovi ritocchi al ribasso.
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Giovedì prossimo toccherà alla Bce e alla Banca centrale inglese scoprire le carte: se fino a pochi giorni fa lo status quo dei tassi di interesse in Eurolandia, ora la 4%, sembrava in qualche modo scontato, le stime di Eurostat sull’inflazione in ottobre sembrano invece aver scompigliato le carte e ridato fiato ai falchi che, più preoccupati dell’andamento dei prezzi, chiedono una nuova stretta del costo del denaro. I titoli di stato europei hanno chiuso ieri in calo, il primo settimanale, proprio sulla scia dei timori che l’Eurotower possa inasprire la politica monetaria, alzando il tasso di riferimento al 4,25% per contrastare la fiammata dei prezzi, spinti anche dalle quotazioni record del petrolio, che sono saliti in Eurolandia a ottobre al 2,6%, cioé ai massimi dal settembre 2005.
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Una nuova stretta, però, rischia di rendere l’euro ancora più appetibile agli occhi degli investitori e, di conseguenza, la moneta unica potrebbe apprezzarsi ulteriormente nei confronti del dollaro e rallentare la crescita. Le borse europee sono scese nel corso della settimana, sulla scia della performance negativa del settore bancario. A pesare sono stati i risultati di Ubs, la maggiore banca del Vecchio Continente, che ha riportato le prime perdite trimestrali in oltre cinque anni, e di Credit Suisse, che ha subito una contrazione degli utili, la prima nell’ultimo anno.
La settimana é stata negativa per quasi tutte le piazze europee: il Dax tedesco ha lasciato sul terreno l’1,3%, così come il francese Cac 40. Più accentuata la flessione settimanale dell’inglese Ftse, -2%. Lo Stoxx 50 è arretrato dell’1,6%, mentre l’Euro Stoxx 50 si è contratto dello 0,7%. L’indice europeo dei bancari, lo Stoxx 600 è calato del 2,2%, una flessione che ‘e responsabile per il 41% della caduta di tutti i principali indici. ”I rischi sono molti: ci sono quelli sui bilanci delle banche in seguito alla crisi finanziaria, c’é il rischio recessione e c’é un rischio in termini di fiducia”, spiega Roland Lescure, chief investment officer di Groupama Asset Investment, sottolineando di “non essere ottimista. I profitti stanno chiaramente rallentando e questo pesa sui listini”.
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