*Alessandro Fugnoli e’ lo strategist di Abaxbank. Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – All’arrivo del Gatto Ben i topi avevano subito notato la sua aria morbida e un po’ impacciata. Perfidi e vigliacchetti avevano cominciato a mettere in giro brutte voci. Questo butta i soldi dagli elicotteri, non ha spina dorsale, non è all’altezza, ci porta diritti agli anni Settanta, quando parla con Maria perde la testa, farfuglia, si contraddice.
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Vedendo che se ne stava lì mansueto avevano cominciato a mancargli di rispetto in modo sempre più impertinente. Il topo Jim Rogers, un grossista di granaglie che aveva girato il mondo, andava in giro a dire che Ben era un “colossale dilettante”, uno che non aveva mai fatto vita di strada e i topi li aveva visti solo nei libri.
La sera il Gatto Ben si guardava allo specchio sempre più triste. Perché ce l’hanno tanto con me? Perché mi danno della gattina da salotto quando i miei padroni erano incerti se comprarmi o meno, pensando esattamente il contrario e cioè che fossi troppo rigido? In fondo i miei padroni repubblicani mi hanno tenuto quasi un anno in famiglia con loro alla Casa Bianca per addomesticarmi. Mi hanno fatto giurare tutti i giorni che avrei tenuto a bada il mio istinto, quello che mi dice che i disavanzi fiscali vanno limitati, e se non vengono limitati dai politici allora la banca centrale deve alzare i tassi . E nemmeno i miei padroni democratici si sono mai fidati di me. Quando sono andato al Senato mi hanno fatto per ore e ore la stessa unica domanda, se ti prendiamo, caro Ben, non è che poi passi tutto il tempo a lottare contro l’inflazione e ti dimentichi dell’occupazione e della crescita?
Una mattina, al risveglio, il Gatto Ben trovò la casa in subbuglio. I topi scorrazzavano dappertutto sovraeccitati, strappandosi di mano l’un l’altro oro e rame a prezzi pazzeschi. Ben aveva dormito bene, stranamente, e si sentiva in gran forma. Ve la siete cercata topastri, disse, adesso ve la faccio vedere io, la lotta all’inflazione, e cominciamo subito dall’inflazione dei vostri portafogli.
Orecchie diritte e tese, baffi rivolti in avanti, piegato sulle zampe e con il ventre a terra, coda in movimento ad ampio raggio a frustare l’aria, ecco il balzo. Morsi, graffi, confusione. I topi con in mano formaggio, lire turche, titoli petroliferi e amuleti d’oro e di rame contro l’inflazione mollano tutto e si accalcano all’entrata della tana, pestandosi i piedi a vicenda. A sera però, benché ammaccati e malconci, escono di nuovo, decisi a riprendersi quello che avevano lasciato cadere. Ben dorme a quest’ora, pensano. E invece Ben è lì, acquattato in un angolo, occhi verdi nella notte, spalancati. Avanti così, senza tregua, per giorni e giorni, con Ben trasfigurato in Catman, il supereroe giustiziere della notte che dal 1940 al 1946 fece concorrenza all’Uomo Pipistrello.
In Mon Oncle d’Amerique, il film del biologo-filosofo Henri Laborit, i topi attirati dal formaggio vengono sottoposti a scosse elettriche frequenti e continue. Una singola scossa è solo fastidiosa, non è fatale, ma dopo una settimana si nota che i topi che hanno insistito muoiono di stress e di arteriosclerosi. Si salvano i topi che hanno rinunciato al formaggio e sono fuggiti e quelli che hanno scaricato lo stress mettendosi a combattere tra loro.
Nelle prossime settimane sopravviveranno i portafogli che sono fuggiti nel cash e quelli che hanno deciso di infischiarsene, pensare ad altro e aspettare tempi migliori (un’altra forma di fuga). Sopravviveranno anche quelli che decideranno di combattere facendo trading, vendendo a rotazione parti di portafoglio su rialzo e ricomprandole su ribasso. Forse non riusciranno ad abbassare molto i prezzi di carico, ma per loro la vita continuerà ad avere senso e la lotta tenace li manterrà tonici e in salute.
Chi invece si farà salire la pressione, indurire le arterie e imbiancare i capelli sarà chi cercherà di seguire la tendenza del momento. Sarà chi, vedendo il mercato azionario o un settore salire dirà “ovvio, l’economia va ancora bene, la Fed ha detto la sua e ha riguadagnato il rispetto di tutti, ora tutto torna come prima e si riparte verso i massimi”. E via a comprare. Peccato che il giorno dopo tutto scende e “certo, è ovvio, la liquidità scende ogni giorno che passa, il Giappone alzerà i tassi, l’Iran fra un mese ce lo ritroviamo peggio di prima e la crescita americana rallenta”. E via a vendere. E a perdere altri soldi.
Diciamo questo perché pensiamo che il Gatto Ben, dopo le scorribande dei giorni scorsi, ha solo allentato la presa. Il mercato ha ora qualche spazio, ma rimane in libertà vigilata. Non può scendere molto perché i fondamentali non lo giustificano. Non può però risalire tranquillo verso i massimi perché altrimenti sembra che in queste ultime settimane abbiamo solo scherzato, mentre la questione delle aspettative inflazionistiche da stroncare è molto seria.
Ora, che l’oro possa risalire (di poco) sopra i 600 dollari è fisiologico, dopo che è sceso da 730 a 560. Niente di più, però. Se vedete qualcuno che sta comprando oro cercate di fermarlo, fatelo ragionare, fategli capire che il suo è un comportamento antisociale, quasi da agent provocateur. Chi compra oro fa scendere le borse e ostacola l’espansione perché costringe il Gatto Ben a intervenire di nuovo, magari a malincuore. Per la Fed, in questo momento, è più accettabile un rialzino azionario, ma l’oro e il rame no, facciano la cortesia di stare fermi con tutto il loro carico simbolico, altrimenti siamo daccapo.
Se le borse hanno spazio di manovra limitato fino ad agosto (e forse oltre), lo spettacolo si trasferisce nella Sala B, quella delle rotazioni. Movimenti enormi sui petroliferi giustificati da movimenti minimi del petrolio. Poi ciclici e alti beta. Anche qui comprare su debolezza e vendere su forza, non il contrario. Il petrolio, del resto, è più stabile dal vero che nella psiche del mercato. Questa mattina, a 68.7, aveva lo stesso prezzo di dieci mesi fa (il che vuol dire che in euro è più basso oggi di dieci mesi fa).
Discorso analogo per bond e azioni emergenti. La situazione di fondo è buona. I paesi che cominciavano ad avere effettivamente dei problemi, come la Turchia, stanno reagendo in modo esemplare. Altri, come il Brasile, sono solo lieti che un po’ di capitali stranieri se ne tornino a casa loro, permettendo così al cambio e agli esportatori di respirare. Detto questo, non torneremo ai valori di due mesi fa per qualche mese. Sui massimi di allora si staglia l’ombra del Gatto Ben, con tanto di artigli fatti di due e forse tre altri rialzi dei tassi.
Anche cambi e bond hanno davanti qualche settimana relativamente tranquilla. Se la Fed alza arriva al 5.50 con pausa o al 5.75 con proclamazione di fine corsa il decennale dovrà adeguarsi e scendere ancora di prezzo. La curva americana rimarrà tendenzialmente invertita, ma non drammaticamente. Quanto all’Europa, la Bce continua a dire che se ci saranno effetti secondari del rialzo del petrolio (cioè inflazione salariale) farà cose terribili, ma gli effetti secondari non si vedono neanche al microscopio e quindi andremo avanti con piccoli e graduali rialzi.
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