
Bangkok – Listini asiatici in calo. Torna la cautela tra gli investitori, dopo che i recenti rialzi sono stati guidati eccessivamente dall’entusiasmo post-liquidità. Adesso si attendono maggiori segnali dalla crescita economica globale, dal settore produttivo, occupazione e dalla ripresa più in generale delle grandi economie. Euro a $1,3194.
Il Premier cinese Wen Jiabao annuncia che le autorità punteranno a una crescita economica annua del paese sul +7,5%, con inflazione al 4%. Numeri in linea con le attese ma inferiori rispetto a valori oltre il +8% mantenuti anche durante la crisi finanziaria globale. Le istituzioni cercano di ridurre gli squilibri derivanti da una crescita eccessivamente forte, cercando un movimento verso lo sviluppo e il benessere generale più di lungo periodo, con crescita dei prezzi sotto controllo e che riesca a portare effettivamente a un miglioramento reale degli stili di vita della popolazione.
In settimana l’attenzione tornerà a concentrarsi sulla Grecia. Attesi i risultati del programma di swap del debito, necessario per ottenere il secondo pacchetto di aiuti e dunque non finire nel disastro finanziario.
In giornata i dati dall’Europa potrebbero confermare che le vendite al dettaglio sono in calo per il terzo mese, mentre potrebbero giungere segni di espansione dall’industria dei servizi statunitensi.
Tra i principali listini, l’indice Hang Seng di Hong Kong il peggiore, soffre dei dati macro sulla Cina pubblicati sabato, con l’indice Pmi non-manifatturiero in calo a febbraio a 48,4, rispetto al 52,9 di gennaio. Calo importantissimo se si pensa che si è passati con forza sotto la soglia dei 50, che demarca contrazione da espansione.
Moderati i cali dell’indice Shanghai Composite della Cina, sulle voci che dall’incontro dell’Assemblea Nazionale del Popolo in settimana, potrebbero giungere nuovi programmi di stimoli fiscali, soprattutto per le piccole-medie imprese, che potrebbero ridare vigore all’azionario.
In leggero rialzo il prezzo del petrolio, dopo le dichiarazioni del Presidente Usa Obama, secondo cui gli Stati Uniti potrebbero utilizzare la forza militare per frenare i piani nucleari dell’Iran. Il tutto influenza anche il prezzo di altre materie prime, tra cui la gomma. Il rialzo del greggio riduce le stime sulla domanda di auto dalla Cina e da altri mercati, in turno portando a una minore richiesta attesa di gomma.
Tra i principali rapporti di cambio, lo yen giapponese protagonista, si apprezza di oltre mezzo punto percentuale contro le principali divise: dollaro Usa, euro, sterlina, franco e dollaro australiano. Il tutto pesa sull’indice Nikkei, che cede 78,44 punti (-0,80%) e abbandona quota 9.700, chiudendo a 9.698,59 punti.
Asia: indice Dow Jones Asian Titans in leggero calo (-0,69%). Nikkei (-0,80%), Seul (-0,91%), Sydney (-0,24%), Hong Kong (-1,20%), Shanghai (-0,35), Singapore (-0,18%).
Commodities: Wti ($106,93, +0,22%), Brent ($123,91, +0,21%), oro ($1.714,00, +0,25%), argento ($34,79, +0,77%), rame ($3,90, -0,08%).
Valutario: Euro contro il dollaro a $1,3194 (+0,02%), contro lo yen giapponese a ¥107,22 (+0,64%), contro il franco svizzero a CHF 1,2058 (-0,03%), contro la sterlina a GBP 0,8338 (+0,12%). Dollaro/yen a ¥81,26 (-0,64%).
Futures sull’indice S&P500 in calo di 4 punti (-0,29%) a 1.364,75. Rendimenti dei Treasury a 10 anni al 1,977%.
“I mercati sembrano essere in una fase di stallo, con gli investitori che attendono nuovi sviluppi prima di prendere nuovamente posizione”, ha commentato a Reuters Stan Shamu, strategista di mercato per IG Markets.