
Bangkok – Listini asiatici sotto pressione, con i dati dall’Europa e l’annuncio del Premier cinese che sottolineano un rallentamento della crescita economica attesa per le principali economie al mondo. In calo per la prima volta da tre mesi gli ordini alle fabbriche statunitensi. Euro a $1,3201.
Il sentiment degli investitori viene nuovamente colpito dall’incertezza e si procede dunque ad alcune prese di profitto, dopo il forte rally generalizzato tra le varie asset class registrato da inizio 2012.
Passano in secondo piano per il momento le ondate di liquidità da parte delle varie banche centrali globali e si torna a guardare ai fondamentali di crescita, in attesa in settimana anche di alcune notizie importanti, tra cui i risultati dello swap del debito della Grecia, e la decisione di politica monetaria da parte della Banca centrale europea e di altri grandi istituti.
Intanto in giornata Glenn Stevens, Governatore della Reserve Bank of Australia (RBA), la banca centrale dell’Australia, annuncia di aver lasciato invariato il costo del denaro per il secondo meeting consecutivo, al 4,25%. A novembre e dicembre erano stati attuati due tagli di fila, ciascuno di 25 punti base. Nella conferenza stampa Stevens ha parlato di un miglioramento della situazione globale e delle condizioni di crescita del paese, citando comunque differenze strutturali tra i vari settori. La variazione del Pil attesa rimane sui valori target, mentre l’inflazione dovrebbe cedere nei prossimi mesi.
Rimarcato comunque che, qualora necessario, la RBA non avrà problemi ad abbassare ulteriormente il tasso di riferimento in futuro. In calo dunque il dollaro australiano che pesa, oltre la possibilità di taglio dei tassi, la minore domanda di materie prime attesa a causa del rallentamento economico generale. Oltre all’aussie, male anche il kiwi contro il biglietto verde Usa.
Attese notizie dalla Cina, dall’Assemblea Nazionale del Popolo, circa lo possibilità di introdurre una serie di stimoli economici e fiscali per le piccole e medie imprese del paese, per stimolare la ripresa e contrastare con altri strumenti (oltre che monetari) la crisi del debito in Europa e il rallentamento economico globale, dunque la minore domanda di prodotti esportati dal Dragone.
Intanto il governo della Corea del Sud annuncia che introdurrà una serie di riforme per supportare la crescita e isolare dagli impatti negativi del possibile aumento del prezzo del petrolio.
Asia: indice Dow Jones Asian Titans in calo (-1,29%). Nikkei (-0,63% in chiusura), Seul (-0,78%), Sydney (-1,37%), Hong Kong (-1,42%), Shanghai (-1,11%), Singapore (-1,38%).
Commodities: Wti ($106,86, +0,13%), Brent ($123,73, -0,06%), oro ($1.703,40, -0,03%), argento ($33,89, +0,58%), rame ($3,844, -0,40%).
Valutario: Euro contro il dollaro a $1,3199 (-0,14%), contro lo yen giapponese a ¥107,49 (-0,24%), contro il franco svizzero a CHF 1,2056 (-0,02%), contro la sterlina a GBP 0,8322 (-0,10%). Dollaro/yen a ¥81,45 (-0,09%).
Futures sull’indice S&P500 in calo di 2,5 punti (-0,18%) a 1.362,00. Rendimenti dei Treasury a 10 anni all’1,999%.
“Siamo arrivati alla situazione attuale troppo velocemente, pertanto era da attendersi una leggera correzione”, ha detto a Bloomberg David Joy, capo strategista di mercato a Boston per Ameriprise Financial. La Cina che taglia le stime sulla crescita economica “porta via un po’ del vento che aveva spinto gli investitori in questo momento di euforia generale”.