Società

Avvenire shock: “Il femminicidio? Colpa delle donne”

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Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Corsaro – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma – “Il tradimento, anche il più insignificante, è un veleno mortale per la vita di coppia, e può indurre a macchiarsi di atti insensati”: ci aspetteremmo di leggere affermazioni simili su un sito spazzatura come Pontifex, non certo su una delle più importanti testate giornalistiche del mondo cattolico. Invece ci tocca aprire Avvenire e leggere un editoriale che titola: “Fedeltà. Per tutti l’unico antidoto alle passioni criminali”.

Nel 1961 la Corte Costituzionale dichiarava il reato di adulterio femminile costituzionale poiché “che la moglie conceda i suoi amplessi ad un estraneo è apparso al legislatore offesa più grave che non quella derivante dall’infedeltà isolata del marito”. È stato necessario aspettare il 1969 per veder dichiarati incostituzionali i reati di adulterio femminile, di relazione adulterina (applicabile alle sole donne) e di concubinato.

Da allora sono passati alcuni decenni, ma non sembra così per Patriciello che, in questo articolo, si interroga su quali siano le ragioni che hanno portato alla morte di decine di donne in Italia per mano del loro compagno attuale o ex compagno. I dati del fenomeno che Patriciello si propone di analizzare sono tali da consigliargli un po’ più di pudore prima di sviluppare un’analisi che pare avere le stesse basi scientifiche di una chiacchiera al bar: più di 50 donne sono morte a partire dall’inizio del 2012 e nel nostro paese ancora circa il 30% delle donne dichiara di aver subito violenza nella sua vita, la maggior parte di loro all’interno delle mura domestiche.

Eppure la gravità dei dati non induce il nostro autore a prendere più seriamente il tema. La spiegazione a cui Patriciello giunge può essere semplificata così: ogni uomo ha bisogno di una donna con cui condividere la vita; la condivisione della vita si basa soprattutto sulla fedeltà e sulla pazienza (pare di intuire che queste doti siano richieste solo alle donne); la rottura di questa “condivisione della vita”, sia essa dovuta al tradimento o all’abbandono da parte della donna possono creare reazioni violente da parte dell’uomo ferito e fragile e incapace di ricostruirsi una vita (anche in questo caso pare di intuire che un tradimento o una rottura del rapporto da parte dell’uomo non crei analoghi problemi).

Quindi, con la scusa di analizzare un fenomeno che lui stesso definisce ingiustificabile, Patriciello finisce per giustificarlo: la colpa è delle donne che non vogliono più rispettare il loro ruolo tradizionale, che non considerano più la pazienza e la sopportazione per un compagno che non amano più come doti supreme per le quali sacrificare la felicità della loro vita. A fare da contraltare a queste donne degenerate, appaiono invece degli uomini estremamente fragili: inadatti a vivere da soli, bisognosi di una donna a cui appoggiarsi, vittime della degenerazioni dei tempi e dei costumi, ma anche incapaci di controllarsi e guidati praticamente da un unico sentimento: la gelosia.

Tutti gli altri fattori sociali non vengono presi in considerazione: lavoro, condizioni sociali ed economiche, fenomeni culturali. L’unione tra un uomo e una donna si rompe solo se giunge un altro uomo a turbarla, non ci sono altre ragioni, la colpevole alla fine di tutto appare quindi essere la lussuria femminile di cui l’uomo è solo una povera vittima. Una rappresentazione della società così profonda da rendere difficile dire se sia più insultante per gli uomini, per le donne o per entrambi.

Perché non è che cinquant’anni fa, quando “i paletti che le società arcaiche provvedevano a mettere intorno alla famiglia per tutelarne l’unità” erano ancora ben saldi, le donne non morissero per mano di mariti, padri, parenti. Semplicemente non si sapeva: erano morti mute, senza giustizia, anzi più o meno tacitamente avallate e giustificate.

Patriciello sembra rimpiangere quel piccolo mondo antico, in cui le donne stavano al loro posto, subivano con pazienza e morivano in silenzio. Ma purtroppo per lui, un uomo che uccide la sua donna, oggi, è un gesto insensato e ingiustificato che fa rumore e scuote la società. Rintracciarne la motivazione nello sfaldamento dei rapporti di coppia è come arrampicarsi su specchi che sono davvero troppo scivolosi.

L’articolo di Patriciello è talmente vuoto e retrogrado che potrebbe essere ancora criticato sotto infiniti punti di vista (ad esempio per la visione della famiglia), ma forse non vale neanche la pena: l’articolo che potete leggere qui di seguito, si commenta da solo.

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