(Teleborsa) – A colpi di decreto il progetto di legge che dovrebbe rimodulare il rapporto Stato/Regioni entro settembre sta prendendo forma. Entro luglio ne saranno al vaglio del Parlamento due; i rimanenti tre entro settembre, per chiudere una partita di vitale importanza che darà ai Sindaci dei Comuni e ai Presidenti delle Province una ben definita autonomia tributaria, da concretizzare tra l’IMU (Imposta Municipale Unica) e la cedolare secca del 23% sugli immobili. Insomma l’ICI era stata accantonata, ma rientra dalla finestra, perchè le casse degli enti sono tristemente vuote. Un’altra boccata d’ossigeno giungerà, per i comuni meno virtuosi, dalla “perequazione”, cioè dai trasferimenti dalle città ricche a quelle più povere. Per un certo senso sarà attivo una sorta di banco del mutuo soccorso. La maggiore autonomia tributaria non fa felici comunque Comuni e Province, perchè contestualmente verranno posti dei rigidi paletti agli Amministratori della “periferia”, in quanto gli stessi Sindaci e Presidenti della Province dovranno fissare i i fabbisogni standard, vale a dire individuare la quantità efficace ed efficiente dei servizi da erogare ai cittadini nelle funzioni che la legge 42 considera «fondamentali» per i comuni (amministrazione, polizia locale, istruzione pubblica, viabilità e trasporti, territorio e ambiente, servizi sociali) e le province (amministrazione, istruzione pubblica, trasporti, territorio, tutela ambientale, sviluppo economico). Gli standard individuati con il meccanismo descritto nell’articolo qui accanto andranno poi finanziati e perequati al 100 per cento. La prima domanda è: ma con quali risorse verrà finanziato il tutto? Ma con i tributi propri dei singoli enti e un fondo perequativo ad hoc. E qui entrano in gioco i rimanenti decreti, per la precisione tre, che verranno approvati entro settembre al fine di completare, come detto, l’intero progetto sull’autonomia fiscale. Nelle casse comunale entreranno tutti i tributi immobiliari. In due fasi. Nella prima i sindaci si vedranno accreditare i 15 miliardi di gettito dell’Irpef sugli immobili e delle imposte ipotecaria, catastale, di registro e di successione, che andranno a sommarsi ai 10 attualmente incassati con l’Ici sulla seconda casa. La seconda fase vedrà i Sindaci accorpare tutte le forme d’imposizione in un un’unica tassa nella quale far confluire tutti gli altri “balzelli” già di competenza dei Comuni e cioè dalla Tassa sui rifiuti solidi urbani (TARSU) fino alla tassa sulle insegne e quella di occupazione di suolo pubblico. Insomma questo è il Federalismo Fiscale, questo è il nuovo che avanza….in ordine sparso.
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