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ATTACCO FRANCESE CON MASCHERA ITALIANA

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(WSI) – Altro che andare a sciare, come avrebbe voluto fare.Giovanni
Bazoli, presidente di Banca Intesa, sarà costretto a trascorrere
il fine settimana a Milano.E con lui l’ad Corrado Passera
e Ariberto Fassati, consigliere che rappresenta l’azionista
di riferimento Crédit Agricole. Ieri sera, a mercato chiuso,Capitalia
ha annunciato di aver acquistato il 2,02% di Intesa.

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Una
mossa difensiva, una vera poison pill contro la scalata in corso
sulla banca romana. Ieri,ancora una volta in borsa,il titolo Capitalia
è stato protagonista di forti movimenti ed è
passato di mano il 6, 8% del capitale. Il rincorrersi
di voci,ha indotto il consiglio di amministrazione a
riunirsi alle 17 per fare il punto e lanciare la risposta.

Perché quel che si è visto in questi giorni a piazza
Affari è solo la punta dell’iceberg.Forti ordini di
acquisto sono arrivati dall’estero e in particolare
dalla Francia. Non ci vuole molto a fare due più
due e capire chi ci può essere dietro:il Crédit Agricole,
lo stesso che ha bloccato Enel in Suez (il presidente
della “banque Verte”,René Caron ha sostenuto nel cda
di Suez la fusione con Gaz de France), lo stesso che, dopo il
caffè tra Bazoli e il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi,ha
lanciato un altolà,facendo capire chi comanda davvero in Intesa.
Altro che aggregazione nazionale, altro che matrimonio all’italiana.

Di tricolore si tratta,ma bianco, rosso e bleu.
L’acquisto del 2,02% di Intesa da parte di Capitalia blocca
la possibilità di una scalata ostile, ma anche di una offerta di
scambio carta su carta.In sostanza,se Intesa (spinta da Agricole)
volesse acquistare la banca romana dovrebbe lanciare un’opa
su almeno il 60% del capitale,andare sul mercato e mettere
sul tavolo denaro contante. Oggi Capitalia vale circa 18 miliardi.
Calcolando un premio tipo quello offerto da Bnp su
Bnl, vuol dire aggiungere altri 8-9 miliardi.

Insomma, si può
stimare che occorrano circa 17 miliardi, una disponibilità che
Intesa non ha.Dunque,a meno che non voglia indebitarsi sul
mercato, la strada più agevole è avviare un negoziato
per un matrimonio concordato. A questa
eventualità, il cda ieri ha aperto uno spiraglio, dichiarando
di essere pronto a «operazioni amichevoli
con Banca Intesa». La mossa, studiata da
Matteo Arpe, mentre il presidente Geronzi è «interdetto
» in seguito al provvedimento della magistratura
milanese,ha mostrato che il management
è in sella e non ha nessuna intenzione di fare il piccione
contro cui sparano i cacciatori italiani e soprattutto
stranieri. E’ circolata la voce che l’Agricole avesse
chiamato i fondi di investimento e avesse collocato in varie
mani un pacchetto che oscilla tra il 10 e il 15% della banca romana.

Quando il top management si è accorto di quel che stava
accadendo, ha contattato i vertici di Intesa spiegando che
un’opa ostile non sarebbe passata. Anche se non c’era chiusura
verso una trattativa su basi amichevoli e paritarie.

Colpisce l’audacia, ai limiti dell’arroganza, degli
azionisti francesi di Intesa.Mentre stoppavano Enel (fino
al punto di aver fatto filtrare loro,secondo i rumours
di borsa,la notizia dell’opa su Suez) stavano rastrellando
le azioni Capitalia, approfittando anche del vuoto
politico che la vicinanza delle elezioni ha creato. Oltre
che della immagine di debolezza che il sistema economico
e finanziario italiano ha mostrato dopo i pasticci
creati con le scalate su Antonveneta e Bnl. Non solo.

Ha meravigliato molti (soprattutto i francesi) che il blitz
di Bnp su Bnl sia passato senza alcuna reazione.Anzi,
persino con un sospiro di sollievo, l’esercito di Carlo
VIII accolto come liberatore.Insomma,la sensazione è
che si potesse affondare come nel burro.Approfittando,
nel caso di Capitalia, sia del provvedimento che ha
colpito Geronzi, sia delle continue voci sulla uscita degli
olandesi di Abn Amro dal capitale.
Che cosa accadrà a questo punto? Il contrattacco
di Capitalia ha senza dubbio un efficace potere di
interdizione (per lo meno nei confronti di operazioni
ostili che non siano una vera offerta pubblica di acquisto).

Ma a questo punto la battaglia è aperta.L’Agricole
ha il 17,80 del capitale ordinario sindacato nel
patto, ma controlla una quota superiore se si mette
in conto anche quel che possiede fuori dal patto.Soprattutto
ha un potere di veto su tutte le decisioni.
Gli altri azionisti sono più deboli, a cominciare dalla
Fondazione Cariplo con il 9,27% e al gruppo Generali
con il 7,27%.L’intreccio con il Leone di Trieste e
di qui con Mediobanca, porta il risiko nel porta il risiko nel cuore di
quel che resta dell’alta finanza italiana.

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