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“Atene come Weimar: fuori dall’euro e’ meglio”

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BERLINO — La Grecia ha intenzione di chiedere ai partner europei un ulteriore prestito, oltre ai 110 miliardi che ha già ottenuto lo scorso maggio. Servirà a coprire le esigenze di finanziamento dello Stato nel 2012 e probabilmente nel 2013, dal momento che Atene non sarà in grado di raccogliere capitali sui mercati, che non si fidano.

Se n’è discusso nella riunione «segreta» di venerdì sera a Lussemburgo tra alcuni ministri delle Finanze, e l’Unione europea dovrebbe affrontare il problema nelle prossime settimane. Intanto, però, in Germania si è aperto un dibattito molto serio sull’opportunità che la Grecia esca dall’euro per rilanciare la competitività della propria economia. Ieri, in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine am Sonntag, uno degli economisti tedeschi più prestigiosi, Hans-Werner Sinn — presidente dell’istituto Ifo di Monaco — ha detto che, per il suo stesso bene, Atene dovrebbe abbandonare l’euro. Gli ha fatto eco Frank Schàffler, uno dei principali esponenti del partito liberale, al governo a Berlino, il quale ha sostenuto che la Germania dovrebbe aiutare la Grecia a uscire dall’euro: gli ha risposto uno dei suoi compagni di partito, il ministro dell’Economia Rainer Briiderle, secondo il quale occorrerebbe al contrario rafforzare l’Eurozona.

Fatto sta che la possibilità che un Paese si dimetta dall’Unione monetaria europea — finora un’idea blasfema nel Vecchio continente — sta diventando una possibilità politicamente da considerare. Clemens Fuest — professore tedesco che insegna a Oxford ed è uno dei consulenti senior del ministero delle Finanze di Berlino — ha commentato che «un’uscita (della Grecia dall’euro, ndr) è fattibile in via di principio» ma che a suo parere «il primo passo per risolvere il problema del debito nella zona euro dev’essere una sua ristrutturazione. Dopo uno può pensare se la Grecia vuole rimanere nella zona euro».

Il professor Sinn sostiene che se Atene vuole evitare la rovina economica non ha altra possibilità che l’abbandono dell’Unione monetaria. A suo parere, la Grecia finirà in una crisi finanziaria e bancaria sia che rimanga nell’euro sia che esca. Se resterà, però, dovrà affrontare una cosiddetta «svalutazione interna», cioè un taglio dei salari drammatico.

«Il Paese si avvicinerebbe a uno stato di guerra civile», è la previsione del professore: qualcosa di simile alla crisi fiscale della Repubblica di Weimar che favorì l’ascesa al potere di Hitler in Germania. «Ucciderebbe le imprese che formano la sua economia», aggiunge. «Se la Grecia uscisse dall’euro — prevede invece Sinn — sarebbe in grado di svalutare la moneta e diventare ancora competitiva». In altri termini: per Atene la scelta è comunque drammatica, ma restare nell’euro sarebbe un suicidio. In Germania, la scelta finora impensabile di una rottura nel-l’Eurozona sta prendendo piede anche nell’opinione pubblica. Un sondaggio pubblicato ieri indica che solo il 20% dei tedeschi è favorevole a un ulteriore salvataggio della Grecia.

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