Roma – Arriva il cruciale appuntamento dell’asta dei titoli di stato italiani a lunga scadenza. E l’esito, come temuto, non è affatto confortante. Il Tesoro ha collocato precisamente 2,884 miliardi di euro di BTP a 3 anni, con scadenza nel marzo del 2015, a un tasso pari al 3,89%, contro il 2,76% precedente, e al massimo dalla metà di gennaio. Sceso il bid to cover, a 1,435, rispetto agli 1,565 precedenti.
Con un notevole ritardo sono stati resi noti anche gli esiti delle aste a scadenza più lunga. Collocati BTP con scadenza nel febbraio a 2020 per un valore di 687 milioni di euro; in questo caso i tassi si sono attestati al 5,04%, in lieve calo, con un bid to cover a 2,20.
Emessi titoli di stato con scadenza a 11 anni, ovvero nell’agosto del 2023, a un tasso del 5,57% e per un valore di 918 milioni di euro. Emessi infine per 395 milioni di euro BTP con scadenza nel novembre del 2015 al tasso del 3,92%, in lieve flessione anche in questo caso e con un bid to cover a 3,26.
Non tutto l’ammontare offerto è stato coperto: la domanda complessiva è stata infatti di 4,88 miliardi di euro, contro i 5 miliardi attesi. L’aumento dei tassi e il calo della domanda mettono in evidenza come le preoccupazioni sul futuro dell’Italia si stiano intensificando di nuovo, a dispetto delle misure di austerity che sono state approvate dal governo Monti.
Immediata la reazione della borsa di Milano che, subito dopo l’asta, è scivolata toccando i minimi della giornata, assistendo al sell off sui titoli bancari. Al momento lo spread Italia rimane sotto controllo, in flessione dell’1,67% a 375,70 punti, a fronte di rendimenti sui BTP decennali in ribasso dello 0,96% al 5,48%. Facendo un paragone con altri tassi, quelli a 10 anni dei Bund tedeschi sono piatti con +0,06% all’1,78%, mentre i rendimenti degli omologhi Treasuries a scadenza decennale sono in flessione dello 0,43% al 2,02%. I rendimenti dei bond spagnoli a 10 anni sono invariati al 5,87%.
LEGGI di l’emissione dei Bot a 3 e 12 mesi avvenuta nella giornata di ieri, che ha messo in evidenza una pericolosa inversione di tendenza: dopo essere scesi per mesi, i tassi non solo hanno segnato un rialzo, ma sono balzati ai livelli record da metà dicembre.
Nel commentare l’esito del collocamento di ieri Maria Cannata, responsabile del debito pubblico, ha dichiarato in una intervista rilasciata a Class Cnbc che i tassi non sono stati il massimo, ma che “l’interesse c’è stato”. Detto questo, in un contesto in cui ogni fattore viene amplificato, “un insuccesso non possiamo permettercelo; ogni cosa che facciamo deve andare bene”. La situazione veramente preoccupante si è verificata comunque a novembre e dicembre, quando la curva dei rendimenti era invertita. “Quella è stata una situazione preoccupante”, ha detto.