Economia

ASSOCIAZIONI ANTIUSURA CONTRO BUSINESS DEI GIOCHI

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

(9Colonne) – Roma, 7 giu – Intervenendo all’Assemblea della Consulta nazionale antiusura, il sociologo Maurizio Fiasco ha parlato della famiglia “come oggetto di operazioni di marketing e di business”. “Negli anni ’90, quando il paniere dei consumi cresceva del 2%, l’indebitamento e l’usura – ha detto – erano legati alla recessione economica, ma anche quando questa è finita non sono aumentati i consumi tradizionali”. Il problema è che “sono aumentati, invece, i consumi aleatori, legati alla ‘chance’ che il consumo di alea offre”. A ciò si aggiungono, ha sottolineato Fiasco, “le spese telefoniche, non per parlare con parenti, amici o per lavoro, ma per votare nei reality show, per conoscere l’oroscopo del giorno, per acquistare loghi e suonerie e per scaricare giochini”. Per questo tipo di telefonia con “servizi a valore aggiunto” nel 2005 “ogni giorno si sono spesi 7 milioni di euro”. Riprendendo le denunce presentate in più occasioni dalle associazioni antiusura, Fiasco ha ricordato che nel ’98 ci si attestava su 9-9,5 miliardi di euro di spesa annuale nei giochi pubblici di azzardo mentre il bilancio del 2006 si è chiuso con 33,4 miliardi di euro in Italia. Per il 2007 i gestori dei giochi pubblici prevedono una spesa di 40 miliardi di euro e per il 2008 di 50 miliardi. “In pratica, per il business dei giochi pubblici d’azzardo il traguardo è che ogni famiglia spenda 2.100 euro nel 2008”, cioè “un dodicesimo del reddito delle famiglie italiane è programmato per questo tipo d’impiego”. Ad aggravare la situazione “sono stati licenziati anche i decreti che permettono il mutuo ipotecario a persone con 65 anni di età”, con la prospettiva di “inserire anche i soldi degli anziani nel business dei giochi pubblici”. In questo comparto, ha osservato Fiasco, “lo Stato ha dovuto esternalizzare la gestione, il marketing e la promozione dei giochi con la conseguenza di dover riponderare le parti in cui si scompone la somma versata dai giocatori tra ciò che va all’allibratore, ciò che va al gestore della rete informatica sulla quale si poggia l’allibratore, ciò che va al vincitore e ciò che va alla fiscalità”. In questo modo “si è dovuta ridurre la quota che va percentualmente allo Stato. Quindi, si verifica una caduta costante del margine che va alla fiscalità pubblica”. Come dire: oltre il danno, la beffa.