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ASSIST DI NONNO AZEGLIO, PALLA SULLA LINEA: FUORI

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*Mario Adinolfi e’ il direttore di Media Quotidiano, con cui Wall Street Italia inizia da oggi una nuova partnership, ripubblicando alcuni degli articoli.

(WSI) – 1. Quando ieri sera, dopo una giornata di vani tentativi, Romano Prodi è stato costretto a dichiarare la resa, i poveri spin doctor del Professore si sono trovati nel solito dilemma dei nominalismi. Che diciamo? Che il vertice della Grande Alleanza Democratica previsto per oggi è stato annullato? Ci prendono a pernacchie. Diciamo che è stato rinviato? Ma se non abbiamo neanche uno straccio di data da dare in pasto ai pennivendoli là fuori. E allora si sono inventati questa formula. Il vertice della Gad previsto per oggi è stato “aggiornato”. A quando, non si sa.

2. Ammettiamolo. Questi qua sono dei grandi. Nella giornata in cui il buon nonno Azeglio, confortato dallo sguardo amorevole di Gaetano Gifuni, rinvia alle Camere la riforma della giustizia, regalando al centrosinistra un assist grande quanto una casa, questi qua riescono a litigare talmente tanto sulla Puglia e sulla Basilicata da non potersi neanche guardare in faccia. Se non ci fosse da piangere, quanto ci sarebbe da ridere…

3. Eppure il Professore ci si era messo di buzzo buono, per tutta la giornata. Aveva incontrato di buon mattino a piazza Santi Apostoli il povero Piero Fassino. Poi s’era fatto il solito giro di telefonate, come manco la litania dei santi: Francesco Rutelli (orapronobis), Clemente Mastella (orapronobis), Enrico Boselli (orapronobis). Però quelli non si sono fatti pregare nel mandarlo sostanzialmente a quel paese. E il vertice del centrosinistra è saltato. Quando uno è un leader, è un leader.

4. Ultimo appuntamento in serata: sale le scale di piazza Santi Apostoli il lupo marsicano, il nemico per eccellenza, il potenziale alleato più forte. Quel Franco Marini che prova a spiegare, in modo interessato, al Professore: se tu cedi adesso su Puglia e Basilicata a Rifondazione e Udeur dimostri di essere ricattabile dalle ali della coalizione. La tua leadership già è debole, così la indebolisci ancora di più. Romano Prodi ha scosso il capoccione, ma ha il tarlo è entrato.

5. C’è poi la questione delle liste unitarie, che tanto a cuore stanno al Professore e (sembrava) ai Ds. Sembrava, perché da quando ha capito che Franco e Ciccio (Marini e Rutelli) fanno sul serio e non per ridere, anche Fassino s’è un po’ irrigidito. Sotto la Quercia è spuntato un nuovo slogan: “Il sangue dei Ds non è una bibita”. Dunque, il buon Piero ora è disposto a fare il listone solo in Piemonte, Lombardia e Veneto: le tre regioni del Nord dove il centrosinistra va sotto di sicuro. Niente listone, dunque, nelle regioni rosse: Emilia Romagna, Toscana e Umbria. E senza il listone nelle regioni rosse si può mettere una bella pietra tombale anche su un’altra parolina: dopo “Ulivo”, anche su “Fed”.

6. Stavolta il Professore è veramente preoccupato. Ha capito che la situazione può sfuggirgli di mano e più i partiti dicono “decidi tutto tu”, più lavorano per fregarlo. Aveva promesso tutte le soluzioni entro Natale. Mancano otto giorni e con i doni sotto l’albero mancheranno meno di sessanta giorni alla presentazione delle liste. La fretta sarà pure cattiva consigliera. Ma ora bisogna fare in fretta.

7. Ci sarebbe anche da raccontare delle divertentissime e pirandelliane vicende dell’Udc che a otto settimane dal congresso nazionale nomina due vicesegretari del partito (Mario Tassone per i buttiglioniani e Giuseppe Drago per i siciliani), con annesso gioco delle parti tra Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Ma, da quando Marco Follini è entrato al governo, è chiaro che i destini della Dc bonsai non vengono certo decisi dalle alchimie delle pseudo-correnti scudocrociate.

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