L’ intervista che segue, realizzata dai giornalisti di Wall Street Italia, e’ stata pubblicata anche sull’ ultimo numero de L’ Espresso.
Le sue analisi sono rigorose, severe. E` l’uomo del bicchiere mezzo vuoto. Delle ombre, piu’ che delle luci. Ma la sua parola ha una forte influenza a Wall Street. E stavolta Stephen Roach, capo economista della Morgan Stanley, del clamoroso scandalo Enron, per esempio, parla con insolito ottimismo.
E’ si’ un terremoto che ha scosso alle fondamenta il sistema finanziario americano, eppure il mondo dei giganti industriali, coi loro artifici contabili, non sara’ piu’ lo stesso. Anzi, il guru accompagna con un raro sorriso la previsione: “fara’ bene a Wall Street”.
Secondo Roach inoltre, la recessione, la prima dell’era Internet, marcata dalla tragedia dell’11settembre, andra` ad esaurirsi nel secondo semestre dell’anno, anche se la ripresa, avverte, non sara` ne` robusta, ne` lunga.
Domanda: Mr. Roach, lo scandalo dei trucchi contabili alla Enron sembra un secondo knock out per l’America dopo l’attacco dell’11 settembre. Ci dobbiamo aspettare altre sorprese? Che cosa resta della fiducia degli investitori?
Risposta: Il capitalismo e’ un sistema molto esigente. Il fulcro della faccenda qui e’ la trasparenza con cui vengono calcolati e resi noti gli utili delle aziende quotate. La conseguenza del crack Enron sara’ una maggior chiarezza nell’applicazione dei principi contabili. Potra’ essere doloroso fino a quando non raggiungeremo quel punto. Ma il risultato sara’ un sistema piu’ chiaro ed efficiente.
D: Come dire che era uno scandalo necessario?
R: In qualche modo si’. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno e’ che gli investitori siano preoccupati dell’integrita’ delle notizie sugli utili annuali. E il caso Enron conferma quanto queste preoccupazioni fossero giustificate. L’importante e’ non condannare tutta l’Azienda America. Non sappiamo quante altre Enron ci saranno. Ma sappiamo che il problema e’ stato sollevato e si puo’ affrontare; e questo e’ determinante.
D: Nonostante la bolla speculativa in borsa sia scoppiata, le azioni dei titoli tecnologici sono ancora sopravvalutate. Prevede un’ulteriore correzione del mercato?
R: Non si puo’ negare che il mercato azionario sia ancora sopravvalutato. In particolar modo quello tecnologico che alla fine dell’anno scorso veniva stimato (secondo il rapporto price/earnings) 50 volte gli utili futuri. Un livello simile a quello del marzo 2000 e del tutto ridicolo. Anche perche’ la New Economy non sara’ piu’ come prima il motore della crescita. Penso che vi sara’ una correzione nella prima meta’ dell’anno guidata dalla constatazione che la recessione americana non e’ finita.
D: Insomma quando si tocchera’ il fondo?
R: Tra sei-nove mesi. Ma la ripresa conseguente sara’ modesta, per una serie di motivi. Il primo e’ che c’e’ stato un enorme consolidamento degli investimenti in tecnologia fatti negli anni precedenti. Il secondo e’ che il ciclo di sostituzione dei prodotti ora e’ piu’ lento. Terzo, ci si e’ resi conto che la massiccia spesa sostenuta dalle aziende in tecnologia, non sempre ha portato valore agli azionisti. Vi sono stati molti sprechi e spesso sono diminuiti i margini di guadagno. Dopotutto questa e’ la prima recessione dell’era moderna della globalizzazione, ed e’ anche la prima dell’era dell’informazione. L’America non assisteva a una bolla speculativa degli investimenti da 70 anni, dai tempi della Grande Depressione del ’29.
D: Qual’e’ il portafoglio ideale per un investitore, in questo momento?
R: Oro e latte a lunga scadenza. Sto scherzando, ovviamente. Bisogna ridurre l’investimento in azioni e incrementare quello in obbligazioni. Dovendo scegliere le azioni, starei lontano dai titoli tecnologici, per concentrarmi di piu’ su quelli difensivi come le utility, i beni di consumo e i farmaceutici.
D: E’ d’accordo con la politica monetaria della Federal Reserve?
R: Credo che quanto fatto da Alan Greenspan sia appropriato. Il livello dei tassi di interesse e’ giusto, in questo momento, e dopo 11 tagli consecutivi che hanno portato il costo del denaro dal 6,5% all’ 1,75%, era sensato attendersi una pausa. Ma credo che la FED, pero’, tornera’ a tagliare i tassi non appena la recessione si riaffaccera’.
D: L’Euro e’ nato senza traumi ma continua a perdere terreno sul dollaro. Quanto si prolunghera’ questa svalutazione rispetto alla moneta USA?
R: Sull’Euro sono ottimista. Ritengo che nella seconda parte dell’anno comincera’ ad apprezzarsi, mentre il dollaro tendera’ a indebolirsi. Gli Stati Uniti hanno un enorme deficit commerciale con il resto del mondo e la nostra moneta dovra’ scendere in risposta a questo squilibrio. La mia opinione e’ che l’Euro sara’ la moneta che beneficiera’ maggiormente dall’indebolimento del dollaro.
D: Guardando ora alla recessione che grava su USA, Giappone e Germania, quali sono le possibilita’ che arrivi una ripresa in grado di restituire fiducia agli investitori?
R: Penso che le prospettive dell’economia mondiale per il prossimo anno, non siano buone. Il mondo dipende troppo dagli Stati Uniti, che pesano per il 40% della crescita globale. Purtroppo, non ci sono per ora valide alternative al ruolo degli USA come motore dello sviluppo. Quindi, se la ripresa da noi passera’ per una seconda fase di debolezza, lo stesso avverra’ per il resto del mondo.
D: Che impatto avra’ sull’economia il massiccio piano di investimenti per la sicurezza nazionale annunciato da George Bush durante il discorso sullo Stato dell’Unione?
R: Il nocciolo del discorso del Presidente e’ di voler puntare su una maggiore spesa per la difesa e la guerra a tutto campo al terrorismo mondiale. Penso sia giusto, tuttavia ci sono alcune conseguenze economiche da considerare. L’aumento del deficit di bilancio avra’ un impatto sul mercato dei capitali, spostando risorse dal settore privato a quello pubblico. Ad essere maggiormente interessato sara’ il comparto del reddito fisso, che dovra’ assorbire le nuove richieste di finanziamento del Governo. Dopo un periodo di surplus di bilancio dobbiamo accettare l’idea di budget che prevedano forti deficit.