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Asia: Fidelity, fari su bond minerari

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Chi investe in obbligazioni (bond) e vuole prendere posizione in Asia dovrebbe acquistare il debito delle società attive nell’industria estrattiva: il recente ritracciamento dei prezzi delle materie prime si preannuncia, infatti, temporaneo. Questo il consiglio di un gestore del fondo Fidelity International, controllata dalla leader dei fondi comuni Fidelity Investments.
Gli investitori globali con un orizzonte di lungo periodo otterranno un rendimento aggiuntivo dal rafforzamento delle valute asiatiche, afferma Andrew Wells, chief investment officer di Fidelity per il reddito fisso in Asia. “Mentre i prezzi delle materie prime sono scesi, la crescita in Cina, a qualsiasi ritmo proceda, consumerà materie prime e alcuni di questi Paesi sono molto ben posizionati per le forniture”, afferma, aggiungendo che “le società dell’industria estrattiva australiane e indonesiane faranno bene”, aggiunge. Secondo il gestore, inoltre, “un altro aspetto interessante è che i tassi di interesse in Asia potrebbero in alcuni casi benissimo scendere ancora. Basti vedere cosa è successo di recente in Thailandia”, ricorda. La Banca centrale thailandese il mese scorso abbassa il costo del denaro per la seconda volta in sei settimane con l’obiettivo di stimolare una domanda interna stagnante e la crescita economica.
Secondo Wells, che gestisce un patrimonio di 3 miliardi di dollari, anche il settore dei servizi finanziari offre un numero crescente di opportunità nel reddito fisso. “Il settore finanziario asiatico – sostiene – è molto interessante e la struttura del capitale sta diventando molto sofisticata. Vediamo che iniziano a esserci emissioni subordinate nelle banche indiane”. Le banche indiane sono gli emittenti off-shore più attivi in Asia escludendo il Giappone, avendo venduto 3,65 miliardi di dollari da inizio anno di un ammontare totale di circa 10 miliardi. Wells avverte infine che, a dispetto di un recente allargamento degli spread, l’investimento in bond “investment grade” non viene remunerato adeguatamente.
Intanto Mizuho Financial Group, uno dei colossi finanziari giapponesi, è pronto a cedere la sua quota in Nikko Cordial al più grande gruppo bancario statunitense, Citigroup, che lancia un’offerta da 13,4 miliardi di dollari sulla società di brokeraggio giapponese.