Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) –
La guerra sul mercato dell’arte dei prossimi anni si annuncia sempre più ricca di collezionisti provenienti dal jet-set. Oltre che come un duello diretto tra Christie’s e Sotheby’s, le due major a livello internazionale.
È tra Londra e New York che ruotano i meccanismi più oliati in grado di sfornare le vendite di quadri milionari. I cosiddetti top-price. Non solo, come vien da pensare, per la quantità di denaro circolante. Ma anche per una caratteristica specifica di queste città: luoghi, in cui la circolazione di opere d’arte non è sottoposta a particolari vincoli o gravami. Logico che il selezionato gruppo di ricchi neo-collezionisti ruoti tra la City e la Big Apple a caccia di opere da comprare o vendere.
Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER
Non stupisce dunque la notizia che il pezzo «Hotel window», capolavoro di Edward Hopper annunciato nell’asta Sotheby’s newyorchese del 29 novembre e stimato tra i 10 e 15 milioni di dollari, provenga dalla collezione dell’attore texano Steve Martin. Grande appassionato di pittura. Insieme a un’altra star hollywoodiana come Dennis Hopper. O al magnate dei casinò Stephen Wynn che nella sua casa di Las Vegas espone dipinti di Picasso, Monet, Degas e Modigliani. O Bill Gates, patron di Microsoft, che conserva nella sua dimora di Seattle il leonardesco Codice Leicester.
Mentre a Londra la signora Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna, frequenta le sale d’asta in cerca della sua nuova passione: i dipinti antichi (negli anni scorsi raccoglieva quadri di due artiste come Frida Kahlo e Tamara de Lempicka). Nel mondo non sono molte le persone in grado di acquistare opere a un prezzo superiore ai dieci milioni di dollari. Ed è un dato acquisito che numerosi neo-tycoon e star dello spettacolo siano sempre più aggrediti dalla febbre per l’arte. Nei giorni scorsi le vendite all’asta londinesi hanno riempito il cielo di nuovi record nel segmento dell’arte contemporanea. In attesa delle super-aste in calendario per novembre a New York, vediamo nel dettaglio cos’è successo a Londra.
Tra Christie’s e Sotheby’s le vendite di contemporary art hanno totalizzato 75,4 milioni di sterline. Pari a circa 112,3 milioni di euro. Una cifra sino a pochi anni fa impensabile. E le due Italian Sale svoltesi lunedì 16 ottobre hanno superato le migliori aspettative. Christie’s, con 61 quadri aggiudicati sui 70 offerti, ha incassato oltre 15,6 milioni di sterline.
Clarice Pecori Giraldi, neo direttore generale di Christie’s Italia, tiene a sottolineare che oltre alla cresciuta ricettività del mercato «questo risultato riflette anche il successo della nuova strategia business delle sede italiana», impegnata a selezionare con cura le opere presentate in asta a Londra e acquistate da collezionisti internazionali (in forte crescita quelli americani). Giraldi assicura che in futuro la nuova sede milanese ospiterà sempre più spesso le esposizioni dei capolavori che poi andranno in asta a Londra o New York.
Record tra i record la battuta di un Lucio Fontana del 1963 (dieci tagli su bianco) stimato 500 mila ma aggiudicato a 2.163.000 sterline (3.163.000 euro).
Nell’Italian Sale di Sotheby’s hanno strappato l’applauso da record le battute di Alighiero Boetti (568 mila sterline), Luciano Fabro (489 mila pound) e Afro (467 mila pound).
Mentre nelle altre vendite alcuni artisti cinesi, come Zhang Xiaogang e Yan Pei Ming, hanno triplicato le stime volando verso aggiudicazioni stellari (tra 300 e 750 mila sterline).
Insomma la guerra dell’arte si gioca tra Londra e New York. Ma sembra destinata a rifornirsi di pallottole a Milano e Shangai.
Copyright © Corriere della Sera per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved