Roma – Torna il reintegro per i licenziamenti economici, ma solo nel caso in cui il motivo sia infondato. E’ quanto si legge nella bozza del ddl sulla riforma del mercato del lavoro. Il licenziamento e’ annullato “nell’ipotesi in cui” il giudice “accerti la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustifico motivo oggettivo”, e il datore di lavoro e’ condannato “alla reintegrazione nel posto di lavoro”.
Lo stesso, spiega la bozza del testo del provvedimento, anche “nell’ipotesi in cui accerti il difetto di giustificazione del licenziamento intimato, anche ai sensi dell’articolo 4, comma 4, e 10, comma 3, della legge 12 marzo 1999, n. 68, per motivo oggettivo consistente nell’inidoneita’ fisica o psichica del lavoratore, ovvero che il licenziamento e’ stato intimato in violazione dell’articolo 2110, secondo comma, del codice civile”.
Insomma, il reintegro torna, ma sara’ quasi impossibile ottenerlo, perche’ di fatto l’insussistenza delle ragioni economiche va dimostrata, altrimenti il giudice non potra’ procedere a riammettere il licenziato. Che verra’ affidato a un’agenzia interinale con l’obiettivo di reinserirlo nel mondo del lavoro.
La parte sulla norma controversa dello Statuto dei Lavoratori – introdotta nel 1970 – e’ molto contorta: “Una volta comunicata la risoluzione del rapporto, impresa e dipendente devono presentarsi entro sette giorni presso la Direzione territoriale del lavoro per addivenire a una «conciliazione» in cui viene stabilita l’entità dell'”indennizzo». Se entro 20 giorni l’accordo non si trova, l’azienda può procedere al licenziamento effettivo”.
“Se invece c’è, parte «l’affidamento del lavoratore ad un’agenzia» per la ricollocazione sul mercato del lavoro. Il lavoratore che non trova l’accordo può ancora ricorrere al giudice (i tempi della procedura vengono notevolmente accelerati, con una sorta di «corsia preferenziale»), ma questi non potrà entrare nel merito delle ragioni economiche addotte dall’azienda; e solo nel caso ne riscontri l’«insussistenza» procederà al «reintegro».”
“Il fenomeno delle dimissioni in bianco che e’ nato proprio per discriminare le donne che decidono di sposarsi, fare un figlio e prendersene cura, ma che poi e’ stato esteso anche agli uomini e agli immigrati e’ una delle cose che ci fa dire che bisogna avere il reitegro per tutti i casi di licenziamento illegittimo”. Questo il passaggio che il segretario della Cgil Susanna Camusso fa sul nodo del reintegro in caso di licenziamento dei lavoratori, intervenendo a Bologna alla proiezione di un documentario dal titolo ‘A casa non si torna’ che riguarda le storie di alcune donne impiegate in ruoli professionali prevalentemente maschili.
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Roma – La riforma del mercato del lavoro ”in una prospettiva di crescita, rappresenta un impegno di riforma di rilievo storico per l’Italia”. Lo ha detto il premier Mario Monti.
Mario Monti ha citato il presidente della Bce Mario Draghi sul dualismo del mercato del Lavoro e il suo aspetto perverso con un segmento che ha tutte le protezioni e altri senza alcuna protezione.
Il mercato del lavoro italiano ha un ”dualismo perverso” con una parte dei lavoratori che hanno tutte le protezioni e un’altra parte senza alcuna protezione. La flessibilita’ esce dalla riforma del lavoro ”in modo molto equilibrato e sereno”. E’ stata ”accresciuta in modo piuttosto rilevante in uscita” con ”garanzie che rispettano la necessita’ che i giudici del lavoro non entrino troppo in decisioni che spettano ai datori di lavoro
”Mi fa piacere ricordare che la riforma delle pensioni introdotta in Italia oggi viene senza discussione alcuna considerata un punto di avanguardia nella societa’ italiana” ha detto il premier Mario Monti lodando il lavoro fatto dal ministro del Lavoro Elsa Fornero.
”C’e’ rispetto per tutti i lavoratori ma devo ricordare che il governo lavora per l’interesse generale del paese in una prospettiva di lungo periodo”, ha affermato Monti ribadendo che l’obiettivo e’ quello di superare l’emergenza dare lavoro e prospettiva ai giovani.
Monti ha espresso, quindi, fiducia nella rapidita’ delle Camere, aggiungendo che l’azione del governo sta dando qualcosa agli italiani. Contiamo, ha detto il presidente del Consiglio, sul senso di misura di tutte le parti sociali.
BERSANI, PASSO AVANTI IMPORTANTISSIMO – “Quell’ articolo non è scritto con la mia penna ma è un passo avanti importantissimo e risponde alle ansia che si stava diffondendo in milioni di lavoratori”. Così Pier Luigi Bersani commenta la riforma alla luce delle modifiche sui licenziamenti economici, auspicando “ora un percorso celere in Parlamento con perfezionamenti”.
FORNERO, REINTEGRO SE INUSSISTENZA CAUSA ECONONOMICA – “Il nostro ddl prevede che nel caso di manifesta insussitenza per motivo economico il giudice possa decidere il reintegro. Negli altri casi vale l’indennizzo” ha spiegato il Ministro Fornero. La riforma rappresenta un guadagno netto per la collettivita’. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero spiegando che il Governo punta ad avere piu’ occupazione e piu’ partecipazione al mercato del lavoro.
Nella riforma del lavoro ”i vantaggi sono molto di piu’ che gli svantaggi” e chi ”ci guadagna e’la collettivita”, ha detto Fornero, che spiega come le nuove norme mirino ”a piu’ occupazione strutturale e di qualita’ e piu’ partecipazione”.
Il Ministro del lavoro nel corso della conferenza stampa ha mostrato il testo del provvedimento: ”E’ questo, non e’ ancora disponibile perche’ e’ in mano al Presidente della Repubblica. Ma esiste. Noi glielo abbiamo mandato”.
Una delle misure del ddl sul lavoro ”contrasta la pratica barbara delle dimissioni in bianco” afferma il ministro del welfare parlando di quella parte delle disposizioni che riguardano l’occupazione femminile.
IMPRESE, MEGLIO NULLA CHE CATTIVA RIFORMA – Se le indicazioni sulle modifiche alla riforma del lavoro, in particolare sull’articolo 18, “dovessero trovare conferma non può che ribadirsi che al paese serve una buona riforma e che, piuttosto che una cattiva riforma, è meglio non fare alcuna riforma”. Così una nota congiunta di Abi, Alleanza Cooperative, Ania e Confindustria.
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Stretta sulla flessibilità in entrata, riforma degli ammortizzatori e modifiche per l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: il testo della riforma del mercato del lavoro dovrebbe approdare a giorni in Parlamento senza modifiche sostanziali nell’articolato rispetto a quanto approvato il 23 marzo dal Consiglio dei ministri.
La notizia arriva proprio il giorno in cui Bankitalia ha diffuso la fotografia delle ricadute della crisi economica sul nostro paese, secondo cui per le famiglie l’ammortizzatore sociale e il risparmio sono “ormai un ricordo”.
Nella tarda primavera del 2009 “nel momento di massimo impatto della crisi sul mercato del lavoro italiano, circa 480mila famiglie hanno sostenuto almeno un figlio convivente che aveva perso il lavoro nei dodici mesi precedenti”, dice il vice direttore generale di Bankitalia, Anna Maria Tarantola
“Durante la fase acuta della recessione – si legge nel report – nel 2008-09, l’abbattimento dei redditi familiari ha raggiunto in Italia il 4%, a fronte di una riduzione del PIL del 6%”.
Ieri il ministro del Lavoro, Elsa Fornero ha detto che il testo della riforma del mercato del Lavoro e’ ”praticamente pronto” ma che se ne dovrà parlare con il premier Mario Monti. Il tema più spinoso resta quello della modifica all’articolo 18 con la richiesta del Partito Democratico di mantenere la possibilità del reintegro nel caso di licenziamenti economici.
Prima di dare un giudizio definitivo il Pd attende che il governo metta nero su bianco l’ultima e definitiva proposta e tiene il punto sull’articolo 18, affinché si preveda il reintegro anche nei casi riguardanti i licenziamenti economici. Il Pdl non farà le barricate, è favorevole alla mediazione ma insiste sulla necessità che il governo non ceda solo alle richieste del Pd.
Secondo quanto spiegato al Fatto Quotidiano da fonti tecniche la proposta di mediazione potrebbe prevedere il rafforzamento del ruolo della commissione di conciliazione tra azienda e sindacati in cui è possibile il ricorso al giudice solo in seconda battuta. L’onere della prova tornerebbe a carico del datore di lavoro. Una delle ipotesi sul tavolo è quella appunto in cui si prevede che se il giudice ritiene che ci sia stato un abuso nella scelta del licenziamento economico si possa stabilire il reintegro. Sarebbe, quindi, il giudice a pronunciarsi, ma resterebbe l’istituto del licenziamento economico (e il non reintegro), anche se verrebbe ridotta quindi la possibilità di applicare questa norma.
Com’era prevedibile, le banche e le imprese si sono dette contrarie invece i ritocchi all’articolo 18: “Suona come un compromesso al ribasso, meglio nessuna riforma”.
“Siamo molto preoccupati per le notizie che stanno trapelando in merito alla riforma del mercato del lavoro”. In una nota congiunta Abi, Alleanza delle Cooperative Italiane, Ania e Confindustria cercano di giocare d’anticipo sulle modifiche alla riforma del mercato del lavoro che verrebbero introdotte dopo l’accordo del premier con i partiti.
Ecco in sintesi le misure previste a oggi dalla riforma:
– CONTRATTI: Si punta sull’apprendistato e sul suo valore formativo. Si collega l’assunzione di nuovi apprendisti alla stabilizzazione avvenuta in precedenza e si alza il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati (da 1 a 1 a 3 a 2). Stretta sui contratti a termine con la previsione di un intervallo di 60 giorni tra un contratto e l’altro (ora sono 10) per un contratto inferiore a 6 mesi e di 90 giorni per una durata superiore.
– STRETTA PARTITE IVA: Stretta sulle partite Iva e sulle associazioni in partecipazione permesse solo in caso di associazione tra familiari entro il primo grado (genitori o figli) e il coniuge.
– STANGATA CO.CO.PRO: Definizione più stringente del progetto con la limitazione a mansioni non solo esecutive o ripetitive. Sono vietate le clausole che consentono il recesso prima della fine del progetto. Se manca un progetto specifico il contratto si considera di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Per i collaboratori è previsto l’aumento dell’aliquota contributiva di un punto l’anno fino a raggiungere nel 2018 il 33% prevista per il lavoro dipendente (fino al 24% per chi è iscritto a
gestione separata e ad altre gestioni o pensionati).
– ART. 18: Ci saranno tre regimi sanzionatori per il licenziamento individuale illegittimo: la reintegrazione nel posto di lavoro sarà disposta dal giudice solo nel caso di licenziamento discriminatorio e in alcuni casi di infondatezza del licenziamento disciplinare. Nel caso di licenziamento per motivi economici ritenuto illegittimo dal giudice il datore di lavoro potrà essere condannato solo al pagamento di un’indennità. L’indennizzo che dovesse essere deciso a fronte di un licenziamento illegittimo per motivi disciplinari o per motivi economici potrà variare tra le 15 e le 27 mensilità.
Sarà sempre obbligatorio indicare i motivi del licenziamento. Se il licenziamento economico è strumentale e il lavoratore riesce a provare che è invece di natura disciplinare o discriminatoria il giudice applica le relative tutele (si discute la possibilità che il giudice autonomamente possa decidere la reintegrazione qualora consideri il licenziamento discriminatorio senza che l’onere della prova ricada sul lavoratore). E’ prevista l’introduzione di un rito procedurale veloce per le controversie in materia di licenziamento.
– ASPI: la nuova assicurazione sociale per l’impiego è destinata a sostituire a regime, nel 2017, l’indennità di mobilità e le varie indennità di disoccupazione. Ne potranno usufruire oltre i lavoratori dipendenti anche gli apprendisti e gli artisti purché possano contare su 2 anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell’ultimo biennio. Sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia per un tetto massimo di 1.119 euro lordi al mese. E’ prevista una fase transitoria per il passaggio del periodo dagli 8 mesi attuali (12 per gli over 50) ai 12 dell’Aspi (18 per gli over 55). La contribuzione è estesa a tutti i lavoratori che rientrino nell’ambito di applicazione dell’indennità. L’aliquota è pari a quella attuale per i lavoratori a tempo indeterminato (1,31%) ma sarà gravata di un ulteriore 1,4% per i lavoratori a termine (da restituire in caso di stabilizzazione del contratto). Andrà a regime nel 2013.
– CONTRIBUTO LICENZIAMENTO: Il datore di lavoro all’atto del licenziamento dovrà versare all’Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni (in vigore dal 2013).
– CIGS: La necessità di eliminare a decorrere dal 2014 i casi in cui la cassa integrazione straordinaria copre esigenze non connesse alla conservazione del posto di lavoro porta all’eliminazione della causale per cessazione di attività. La Cigs viene estesa a regime per le imprese del commercio tra i 50 e i 200 dipendenti, le agenzie di viaggio sopra i 50 e le imprese di vigilanza sopra i 15.
– FONDO SOLIDARIETA’ PER SETTORI NON COPERTI DA CASSA INTEGRAZIONE: per le aziende non coperte dalla cig straordinaria arriva un fondo di solidarietà. La contribuzione dovrà essere a carico del datore di lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l’obbligo di bilancio in pareggio.
– TUTELA LAVORATORI ANZIANI:Sono possibili accordi per esodi di lavoratori anziani (che raggiungano la pensione nei quattro anni successivi al licenziamento) e la loro tutela con un’indennità in attesa dell’accesso alla pensione “con costi a carico dei datori di lavoro”.
– EQUITA’ DI GENERE: Norme di contrasto alle dimissioni in bianco e il rafforzamento fino a tre anni di età del bambino del regime di convalida delle dimissioni rese dalle lavoratrici madri (al momento è un anno).
– CONGEDO OBBLIGATORIO PER I PAPA’: Viene introdotto il congedo di paternità obbligatorio (tre giorni) e si approva il regolamento che disciplina le quote rosa nelle società controllate dalle pubbliche amministrazioni.