Crisi sistemica globale: Autunno 2011 – Bilancio, Buoni del Tesoro, Dollaro, le tre crisi degli USA che causeranno il gravissimo collasso del sistema economico, finanziario e monetario globale.
Il 15 Settembre del 2010, il GEAB N. 47 fu intitolato: «Primavera del 2011: Benvenuti negli Stati Uniti dell’Austerità/Verso il gravissimo collasso del sistema economico e finanziario mondiale».
Eppure, alla fine dell’Estate del 2010, la maggior parte degli esperti ritennero, in primo luogo, che il dibattito sul deficit di bilancio degli Stati Uniti sarebbe rimasto oggetto di mera discussione teorica all’interno della Beltway, (1) ed in secondo luogo che era impensabile immaginare che gli Stati Uniti dovessero impegnarsi in un politica d’austerità, poiché sarebbe stato sufficiente, per la Fed, continuare a stampare Dollari. Ma come tutti possono vedere da parecchie settimane, la Primavera del 2011 porterà davvero l’austerità negli Stati Uniti (2), la prima, dopo la Seconda Guerra Mondiale e la creazione d’un sistema globale basato sulla capacità del motore degli Stati Uniti di generare sempre più ricchezza (reale dal 1950 al 1970, sempre più virtuale in seguito).
In questa fase, LEAP/E2020 può confermare che la prossima tappa della crisi sarà davvero il “gravissimo collasso del sistema economico, finanziario e monetario mondiale”, e che questo storico fallimento avverrà nell’Autunno del 2011. (3) Le conseguenze monetarie, finanziarie, economiche e geopolitiche di questo “gravissimo collasso” saranno di proporzioni storiche, e faranno vedere la crisi dell’Autunno del 2008 per quello che essa era nella realtà: un semplice detonatore.
La crisi del Giappone (4), le decisioni cinesi e la crisi del debito in Europa, giocheranno senz’altro un ruolo in questo storico collasso. D’altro canto, riteniamo che la questione del debito pubblico dei paesi periferici di Eurolandia non sia più il principale fattore di rischio per l’Europa, ma che questo fattore sarà il Regno Unito, che si troverà nella posizione di “malato d’Europa” (5). L’Eurozona ha infatti istituito, e continua a migliorare, tutti i sistemi di monitoraggio necessari per affrontare questi problemi (6).
La gestione dei problemi greci, portoghesi ed irlandesi, dunque, avverrà in modo organizzato. Il fatto che gli investitori privati debbano ricevere una “riduzione dei titoli di stato” (come anticipato da LEAP/E2020 prima dell’Estate 2010) (7), non costituisce un rischio sistemico, ci dispiace per il Financial Times, il Wall Street Journal e gli esperti di Wall Street e della City, che cercano ogni tre mesi di ripetere il “golpe” della crisi dell’Eurozona d’inizio 2010 (8).
Al contrario, il Regno Unito ha completamente mancato il suo tentativo di “preventivi tagli del bilancio statale” (9). In realtà, sotto la pressione della popolazione, ed in particolare degli oltre 400.000 britannici per le strade di Londra il 26 Marzo 2011 (10), David Cameron è stato costretto a rivedere l’obiettivo di riduzione dei costi sanitari (un punto chiave delle sue riforme) (11). Allo stesso tempo, l’avventura militare libica lo ha costretto a ripensare anche gli obiettivi per i tagli di bilancio del Ministero della Difesa. Abbiamo già accennato, nello scorso numero del GEAB, che i bisogni finanziari del governo britannico continueranno a crescere, riflettendo l’inefficacia delle misure annunciate, la cui realizzazione si sta rivelando, nella realtà, molto deludente (12).
L’unico risultato politico del duo Cameron/Clegg (13) è ora la ricaduta in recessione dell’economia britannica, (14) con un evidente rischio d’implosione, per la coalizione di governo, dopo il prossimo referendum sulla riforma elettorale.
In questo numero, il nostro team descrive i tre fattori-chiave che contraddistingueranno questo gravissimo collasso dell’Autunno del 2011, e le sue conseguenze.
Nel frattempo, i nostri ricercatori hanno cominciato a studiare gli sviluppi dell’operazione militare franco-anglo-americana in Libia, che a nostro parere è un potente acceleratore delle divisioni geopolitiche mondiali, e che illumina utilmente alcuni dei cambiamenti strutturali in corso nei rapporti tra le potenze mondiali.
In sostanza, il processo che si sta dispiegando davanti ai nostri occhi, secondo il quale l’entrata degli Stati Uniti in una fase di austerità (15) non è che una semplice espressione di bilancio, è la prosecuzione del tentativo di immettere 30 trilioni di dollari nell’economica globale ed il sistema finanziario a fine 2007 (16).
Mentre circa la metà di questi fondi era scomparsa a meta’ del 2009, la parte restante è stata da parzialmente rivitalizzata, per la ferma volontà delle maggiori Banche Centrali, ed in particolare della Fed Usa attraverso i suoi “QE1 e QE2.
Il nostro team ritiene, pertanto, che circa 20 trilioni di questi attivi fantasma andranno in fumo, molto brutalmente, all’inizio dell’Autunno 2011, sotto l’impatto combinato delle tre mega-crisi degli Stati Uniti, in gestazione accelerata:
1. la crisi di bilancio, ovvero di come gli Stati Uniti si tufferanno, volenti o nolenti, in quest’austerità senza precedenti, che trascinerà con sé interi settori dell’economia e delle finanze globali;
2. la crisi dei T-Bond americani, ovvero di come la Fed statunitense arriverà alla “fine del percorso” iniziato nel 1913, e di come affronterà il fallimento dei giochi di prestigio contabili che essa ha scelto;
3. la crisi del Dollaro USA, ovvero di come le scosse sulla valuta degli Stati Uniti, che caratterizzeranno la fine del QE2 nel secondo trimestre del 2011, saranno l’inizio d’una massiccia svalutazione (circa il 30% in poche settimane).
Le Banche Centrali, il sistema bancario globale, i fondi pensione, le multinazionali, le materie prime, la popolazione degli Stati Uniti, le economie dell’area del Dollaro e/o dipendenti dal commercio con gli Stati Uniti (17) – tutto strutturalmente dipendente dall’economia americana (della quale il governo, la Fed ed il bilancio federale sono diventate componenti centrali), le attività o le transazioni commerciali denominate in Dollari – tutti soffriranno per lo shock dei 20 trilioni di Dollari di attivi fantasma, puramente e semplicemente scomparsi dai loro bilanci e dai loro investimenti, e che causeranno un grave declino del loro reddito reale.
La rimessa di fondi, da parte dei lavoratori immigrati negli USA, verso i loro paesi d’origine (il primo numero in valuta locale, al tasso di cambio con il Dollaro di fine 2008 – il secondo: come il primo, ma al tasso di cambio di fine 2010) – Fonte: Wall Street Journal, 04/2011.
Riguardo lo storico shock dell’Autunno del 2011, che segnerà la conferma definitiva delle tendenze anticipate dal nostro team nei precedenti numeri del GEAB, i principali settori d’attività sperimenteranno importanti sconvolgimenti, che richiederanno la più grande vigilanza da parte di tutti i soggetti preoccupati per i loro investimenti.
In realtà, questa triplice crisi degli Stati Uniti segnerà la vera e propria uscita dal “mondo del dopo 1945”, che ha visto gli Stati Uniti svolgere il ruolo di Atlante e sarà caratterizzato, pertanto, da molti shocks e scosse d’assestamento nei trimestri che seguiranno.
Ad esempio, il Dollaro potrà rafforzarsi, sul breve termine, contro le principali valute mondiali (in particolare se i tassi d’interesse negli Stati Uniti dovessero salire molto rapidamente, dopo la fine del QE2), anche se, nei sei mesi successivi, la perdita del 30% di valore (rispetto a quello corrente) è inevitabile.
Possiamo solo ripetere, quindi, il consiglio che è sempre apparso nelle nostre raccomandazioni, fin dall’inizio del nostro lavoro sulla crisi: nel contesto di una crisi globale di proporzioni storiche, come quella che stiamo vivendo, l’unico obiettivo razionale, per gli investitori, non è quello di fare più soldi, ma di cercare di perderne il meno possibile. Questo sarà particolarmente vero nei prossimi trimestri, periodo nel quale l’ambiente della speculazione diventerà fortemente imprevedibile, sul breve termine.
Questa imprevedibilità sarà particolarmente dovuta al fatto che le tre crisi degli Stati Uniti, che innescheranno in Autunno il gravissimo collasso mondiale, non sono concomitanti.
Esse sono strettamente correlate, ma non lineari.
Mentre una di loro, la crisi di bilancio, è direttamente dipendente da quei fattori umani che hanno una grande influenza sul calendario degli eventi, le altre due (qualsiasi cosa possano pensare coloro che vedono i funzionari della Fed come dèi, oppure come demoni) (18) sono ora incluse, per la maggior parte, in trends nell’ambito dei quali le azioni dei leaders USA sono diventate marginali (19).
La crisi di bilancio, ovvero di come gli Stati Uniti si tufferanno, volenti o nolenti, in quest’austerità senza precedenti che trascinerà con sé interi settori dell’economia e delle finanze globali.
I numeri possono far girare la testa: “6.000 miliardi di tagli di bilancio in dieci anni” (20), ha detto il Repubblicano Paul Ryan — “4.000 miliardi in dodici anni”, ha ribattuto il candidato [alle presidenziali] per il 2012 Barack Obama (21) — “tutto questo è lontano dall’essere sufficiente”, ha rilanciato uno dei referenti del Tea Party, Ron Paul (22).
E poi, rimarca il FMI, “gli Stati Uniti non sono credibili quando parlano di tagliare il loro deficit “(23).
Queste osservazioni insolitamente dure del FMI, tradizionalmente molto cauto nelle sue critiche verso gli Stati Uniti, sono in ogni caso particolarmente giustificate poiché, come in uno psicodramma, per qualche decina di miliardi di Dollari lo stato federale ha rischiato di fermarsi, in assenza di un accordo tra i due maggiori partiti: uno scenario che, del resto, potrebbe ripetersi presto, riguardo il tetto del debito federale.
Il FMI sta solo esprimendo un’opinione, largamente condivisa dai creditori degli Stati Uniti: se per ridurre il disavanzo di alcune decine di miliardi di Dollari, il sistema politico degli Stati Uniti ha raggiunto quel tale livello di paralisi, che cosa accadrà quando, nei prossimi mesi, saranno necessari tagli per diverse centinaia di miliardi l’anno? La guerra civile?
Questo è il parere, in ogni caso, del nuovo Governatore della California, Jerry Brown, (24) il quale crede che gli Stati Uniti stiano affrontando una crisi di regime identica a quella che portò alla guerra civile (25).
Indebitamento pubblico e del settore privato (1979 – 2010) – Fonte: Agorafinancial, 04/2011.
Il contesto, dunque, non è più quello di una semplice paralisi, ma in realtà è quello di un confronto a tutto campo tra due visioni diverse del futuro del paese. Più si avvicinerà la data delle prossime elezioni presidenziali (Novembre 2012), più il confronto tra le due parti s’intensificherà, indipendentemente da qualsiasi regola di buon comportamento, compresa quella della salvaguardia del bene comune del paese: “che gli dèi possano distruggerli, prima che essi diventino pazzi”, dice un antico proverbio greco.
L’ambiente politico di Washington assomiglierà sempre più ad un ospedale psichiatrico (26), nei prossimi mesi, rendendo sempre più probabile che possano essere prese “decisioni bizzarre”.
Se, per rassicurare sé stessi riguardo il Dollaro ed i T-Bonds, gli Esperti Occidentali ripetono che, a loro volta, i cinesi sarebbero dei pazzi a sbarazzarsi di questi attivi, perché così ne accelererebbero la caduta di valore, è perché [gli Esperti Occidentali] non hanno ancora capito che è da Washington e dai suoi errori politici che può venire la decisione che accelera questa caduta.
Ottobre del 2012, con il suo tradizionale voto per il bilancio annuale, sarà il momento ideale per questa tragedia greca che, secondo il nostro team, non avrà un lieto fine poiché non siamo a Hollywood, mentre sarà il resto del mondo, in realtà, che vorrà scrivere il sequel della sceneggiatura.
In ogni caso, sia per scelta politica, sia per “cessata attività” del governo federale, sia per irresistibili pressioni esterne (27) (tassi d’interesse, FMI + Eurolandia + BRIC) (28), sarà davvero nell’Autunno del 2011 che il bilancio federale degli Stati Uniti sarà per la prima volta massicciamente tagliato.
La persistenza della recessione, accoppiata con la fine del QE2, causerà un aumento dei tassi d’interesse, e quindi un significativo aumento dei costi del debito federale, nel contesto della riduzione delle entrate fiscali, (29) causata dalla ricaduta in una profonda recessione.
L’insolvenza federale è ormai dietro l’angolo, secondo Richard Fisher, presidente della Fed di Dallas (30).