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ANDIAMO VERSO UN’ ESTATE DI RIALZI A WALL STREET

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(WSI) – Martin Pring è uno dei più noti «guru» al mondo dell’analisi tecnica. Una voce, in questo momento, da ascoltare persino con maggiore interesse, visto lo stato di fragilità dei listini azionari. La sua prima affermazione è chiarissimo. «Il trend di lungo periodo rimane impostato al ribasso, insomma è Orso, ma il rally intermedio iniziato a marzo ha ancora benzina: lo si vede da parecchi indicatori tecnici, di sentiment e dai bond».


Dunque, per un po’ conviene rimanere investiti? «Non ho la sfera di cristallo, leggo solo quello che mi dicono i grafici – si schermisce il «tecnico dei tecnici», secondo la nota definizione della rivista Barron’s. E aggiunge: «L’analisi intermarket suggerisce che la ripresa delle Borse può proseguire».

Ci può spiegare l’attuale quadro grafico?

Il test positivo dei minimi di gennaio ha fornito una buona base per gli indici azionari che non hanno invertito il trend primario ma che possono dare soddisfazioni a chi è long di azioni. Il mio indicatore Kst (che si basa sulle medie mobili, ndr) è tornato bullish nel breve termine e ha disegnato una divergenza rialzista rispetto all’indice.

Cosa può dire su sentiment e bond?

Un segnale importante per l’equity viene dall’andamento dello spread fra bond governativi a 20 anni e quelli corporate high yield che Moody’s classifica BAA. Quando è elevato, il segnale per l’azionario è decisamente negativo, ma quando inverte, come adesso, è un’ottima indicazione bullish. Ancora: fra i breadth indicator (gli indicatori che misurano l’ampiezza del mercato, ndr), posso citare il numero di titoli con un Kst di medio positivo sul Dow Jones. Il suo andamento ha rotto il trend ribassista iniziato circa un anno fa. Infine, un segnale di sentiment personale è rappresentato dai giornali.

Vale a dire?

Nelle ultime settimane i periodici finanziari statunitensi Economist, Business Week, DrudgeReport, e non solo loro, hanno dedicato numerose copertine alla recessione e al mercato Orso. Anche le newsletter finanziarie sono negative a livelli che non si vedevano da fine ’98. Ebbene, sono ottimi segnali bullish, specialmente il secondo che funziona egregiamente da 30 anni (vedi grafico a centro pagina). Infine la tradizione: dal 1900 tutti gli anni che terminano con l’«8» hanno offerto possibilità di acquisto nei primi mesi dell’anno.

A proposito di tradizione, siamo alla vigilia del semestre estivo, quello da maggio a ottobre, che in genere è foriero di rendimenti negativi. Quest’anno come la vede?

Ovviamente lei si riferisce al detto «sell in may and go away» (vendi in maggio e vai via, ndr). Sì, direi che quest’anno potrebbe essere smentito. Precisiamo: il calo cui di solito si assiste a maggio e a giugno dipende dalle prese di profitto. È legato alle buone performance che, molto spesso, le Borse hanno nel primo triemestre. Ma questa volta c’è poco da prendere beneficio: da inizio anno i listini rimangono negativi, mentre la ripresa dell’azionario dovrebbe concentrarsi nei prossimi mesi.

Su quali settori in particolare?

I trasporti innanzitutto. L’Etf di iShares ancorato al Dow Transportation (simbolo: IYT) ha disegnato un testa e spalle rialzista e si è portato anche al di sopra della sua media esponenziale a 65 settimane. Gli indicatori Kst di breve e medio termine sono entrambi impostati al rialzo e il breakout risulta quindi confermato. Altrettanto ben impostati sono altri tre Etf: l’iShares legato al Dow Real Estate (IYR), quello sul Dow Technology (IYW) e l’iShares Consumer Cyclical (IYC).

Fin qui i settori Usa. E per un investitore dell’area euro?

Il discorso vale ancora di più per un operatore dell’eurozona. Il dollaro, ora in forte ipervenduto, sta iniziando un forte rimbalzo nei confronti della divisa comune. Ciò offrirà agli europei che investono a Wall Street un guadagno sia sul versante puramente azionario che sul cambio.

Questo nel breve. Ma quali sono le prospettive per il dollaro con un orizzonte temporale un po’ più esteso?

Il trend del Dollar Index (che ha lo scopo di misurare il valore internazionale del dollaro americano in rapporto a un paniere di sei tra le maggiori valute internazionali; l’euro pesa per il 57,6%, ndr) rimane impostato al ribasso. Occorrerà la rottura della trendline di lungo, tracciabile dal 2005, che ora passa in area 78-79, affinché si possa parlare di inversione rialzista del trend. Quindi pare decisamente prematuro parlare di riscossa del biglietto verde.

Quali le influenze sui preziosi?

In genere l’andamento dell’oro è preceduto da quello delle azioni aurifere. Gli indicatori tecnici segnalano come queste ultime siano in caduta e anche il future sull’oro potrebbe aver quindi disegnato quello che appare un top. Tutti buoni motivi per stare alla larga dai preziosi.

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