Fare piu’ figli. Potrebbe essere questa la strategia per il ritorno a una crescita economica sostenibile. In barba alla teoria settecentesca di Thomas Robert Malthus secondo cui l’aumento della popolazione avrebbe condotto dritti dritti alla diffusione di poverta’ e fame in molte aree del mondo, potrebbe essere proprio la crescita demografica a fornire spunti per un’espansione dell’economia. Peccato che il trend non sia affatto impostato al rialzo.
E’ questo il cuore dell’analisi firmata da Bill Gross, managing director di Pimco. L’idea chiave e’ semplice: piu’ consumatori hanno bisogno di piu’ cose spingendo la produzione. Contrariamente al pensiero di Malthus, “ci sara’ sempre sufficiente produzione per soddisfare le esigenze di una crescente popolazione, ma forse non ci sono abbastanza nuovi individui per sostenere uno sviluppo produttivo”, ha scritto l’esperto nella sua nota di agosto.
“Negli ultimi secoli non c’e’ mai stato un periodo in cui la popolazione e’ aumentata o diminuita meno dell’1% su base annuale. Al momento, sul pianeta si aggiungono ogni anno 77 milioni di persone. Questo significa che ci saranno altrettante bocche da sfamare, paia di scarpe da fare, cosi’ come case, mobili, auto…”, si legge nell’analisi. Il problema e’ che il tasso di crescita annuale (pari a +1.15%) sta decelerando sin dal 1970. Tutto cio’ in cosa si traduce? Che per mantenere lo stesso livello di crescita del Pil, devono aumentare i consumi pro capite. Se si considera che, per fare un esempio, i consumi Usa valgono il 70% del Prodotto interno lordo e che il settore immobiliare e’ ancora in cattive acque “non c’e’ altra rotta che quella al ribasso. E una situazione simile e’ riscontrabile in molti paesi sviluppati”.
Questa chiave di lettura va inserita in quello che e’ stato definito dai money manager di Pimco il “new normal”: de-globalizzazione, ri-regolamentazione e de-leveraging (tendenza a indebitarsi di meno). Tre fattori che messi insieme portano i paesi sviluppati a una crescita economica piu’ lenta e basso costo della vita. “Il vero problema di oggi”, ha scritto Gross, “e’ che diversamente dai precedenti cicli di de-leveraging, ora la struttura demografica e’ impostata al ribasso diversamente da una sostanziale crescita della popolazione osservata in passato”.
Un esempio contemporaneo? Il Giappone, con un tasso di crescita negativo della popolazione. Gross non manca di ricordare che negli anni trenta, altro ciclo di de-leveraging, quando il tasso di fertilita’ aveva toccato i minimi del 20esimo secolo, le cose non erano andate proprio bene. E visto che si prevede un’espansione demografica che difficilmente superera’ il punto percentuale nei prossimi 10-20 anni…il futuro non sembra dei migliori.
Anche l’eta’ della popolazione ha la sua parte. In Giappone, Germania, Italia e Stati Uniti, i “baby boomer” vanno verso i loro sessant’anni. Anche la Cina, con la sua politica del figlio unico, mostra caratteristiche simili. Invecchiando anno dopo anno “spendono ciascuno meno dollari rispetto ai giovani. Nessuna nuova casa, meno vacanze, meno enfasi in consumi conspicui e no a nuove auto ogni anno”, continua Gross precisando che “la loro principale preoccupazione e’ la salute.” Insomma, “meno nuovi consumatori in termini di popolazione totale e un crescente numero di anziani che non spendono troppo denaro: l’effetto sara’ uno sviluppo economico molto piu’ lento”.