Peggiora il sentiment dei gestori italiani sul futuro a sei mesi delle Borse mondiali. Anche se
un money manager su due crede in un rialzo dei listini europei per la fine del primo
trimestre 2003, la percentuale degli ottimisti è in vistosa diminuzione. Ottimismo in calo
anche sugli Usa, in caduta libera per il Giappone.
La mancanza di grandi notizie positive che possano scuotere e far uscire i mercati dalla fase di cali di questi mesi unita agli annunci di trimestrali tutt’altro che rosee provenienti sia dall’Europa che dagli Usa inducono i gestori italiani a un sempre più cauto ottimismo che scivola, nel caso del Giappone, in un marcato pessimismo. Unica nota positiva i bassi prezzi delle quotazioni che stanno facendo emergere occasioni di acquisto e generando piccoli rimbalzi. Sono questi i principali risultati del sondaggio svolto da Morningstar a ottobre, tra le maggiori case di gestione che vendono i loro prodotti in Italia, che contano per oltre il 76% del patrimonio gestito in Italia.
Usa ed Europa, divisi a metà. Wall Street è indicata come la Borsa che deve soffrire di più della situazione di incertezza e della pulizia in atto a livello di bilanci e revisioni degli utili per il 2003. Tanto che solo il 43,8% dei gestori crede che il listino di qui a sei mesi sarà su livelli migliori di quelli di oggi, contro un 28,1% di pessimisti e un altro 28,1% di neutrali. L’Europa, invece, potrà contare su corsi azionari migliori secondo un gestore su due, contro un 15,6% di pessimisti e un 34,4% di neutrali. I money manager non confidano più sul Giappone, su cui pure era tornato un lieve ottimismo nei mesi passati: secondo il 37,5% dei gestori il Nikkei salirà, mentre la maggioranza degli intervistati crede che l’indice resterà agli attuali livelli, cioè ai minimi degli ultimi due decenni. Solo il 15,6% degli intervistati crede che il listino giapponese metterà a segno un ulteriore calo.
Italia in linea con le Borse del Vecchio continente. Non fa discorso a parte Piazza Affari che, secondo il 51,7% degli intervistati registrerà di qui a sei mesi un rialzo degli indici, mentre il 31% crede che i livelli attuali verranno mantenuti e un più contenuto 17,2% teme un ulteriore ribasso. Un discorso che vale per il Mibtel, visto che le attese sul Numtel sono ancora di calo secondo il 50% dei gestori. Al più, il listino dei Tmt italiani resterà fermo per il 43% dei money manager e solo un esiguo 7% crede in una sua ripresa.
Reddito fisso, meglio le duration brevi. Sul fronte obbligazionario, la tendenza espressa dai
gestori è di aumentare le posizioni su bond a breve, ritenuti meno rischiosi dei titoli a lungo
termine, più sensibili a un eventuale rialzo dei tassi, di cui i money manager ricominciano a
parlare. E’ in quest’ottica che il 18% del campione crede che i corsi delle obbligazioni sia dell’area euro sia statunitensi cresceranno di qui a sei mesi, ma la maggior parte ritiene che i bond avranno rendimenti stabili per l’area euro o in crescita per gli Usa entro fine marzo 2003.
Euro più forte del dollaro. Un gestore su due crede che l’euro continuerà a inanellare successi sulla valuta Usa, mentre per il 33% i livelli attuali resteranno invariati. Solo il 16,7% degli intervistati ritiene possibile di qui a sei mesi un rafforzamento del dollaro.
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I risultati dettagliati del sondaggio sono disponibili su morningstar.it