Dopo la sconfitta elettorale, il cancelliere Schroeder è in grave imbarazzo per la situazione economica. La linea neutralista non ha pagato o non abbastanza per coprire le delusioni per la politica economica della sua coalizione, resa incomprensibile dalle incertezze decisionali e dallo stallo nel periodo preelettorale, iniziato la scorsa estate per le elezioni federali. Ora emergono i problemi del quartetto delle grandi banche private tedesche.
Già si sapeva che Dresdner Bank, controllata dal gigante assicurativo Allianz, aveva chiuso il bilancio del 2002 con una notevole perdita. Adesso saltano fuori anche le perdite di Commerz Bank e del gruppo HVB (anch’esso partecipato da Allianz) mentre Deutsche Bank se la cava grazie alle plusvalenze realizzate vendendo pacchetti azionari non essenziali. Se il 2003 avrà l’andamento semi recessivo del 2002 Commerz e HVB potrebbero diventare insolventi e bisognose di un salvataggio da parte della Bundesbank.
Gli istituti di credito tedeschi hanno sempre fatto pochi utili, perché sono troppi e soprattutto perché la concorrenza è falsata dalla presenza delle banche pubbliche dei Laender, banche che godono di sovvenzioni che Bruxelles, nonostante gli sforzi di Monti, ha tollerato per anni. In Germania le banche controllano direttamente molte imprese industriali, mediante grossi pacchetti azionari e prestiti, con immobilizzi che, in altri sistemi, sarebbero considerati imprudenti, ma che la Banca centrale consente in nome del modello renano.
In questo quadro si è inserita la crisi delle imprese debitrici. Nel 2002 sono state dichiarate insolventi 37.700 compagnie. Molte altre, nel 2003, rischiano analoga sorte. Si tratta di aziende di tutte le dimensioni, non solo colossi come i gruppi Kirch (operante nei media) e Babcock Borsig (impiantistica e ingegneria). Con il calo di ordini domestici e la salita dell’euro che ha reso difficile l’export, le imprese non hanno potuto avvalersi di forme di lavoro flessibili. Molte, con alti costi del lavoro ed elevata fiscalità, non reggono la concorrenza e sono in rosso, costringendo le banche a grosse perdite sui crediti. Il sistema mostra le rughe, e per ringiovanirlo non si sa da dove cominciare.
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